5. mi piacciono i tuoi occhi

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Il primo giorno è andato di sicuro meglio delle mie aspettative, e sono grata all'universo per questo.

Cominciare col piede sbagliato anche il mio ultimo anno sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare quel vaso fragile che è la mia sanità mentale, e direi che avrebbe  allontanato, più di quanto già non lo sia, anche la possibilità di essere ammessa ad un college decente.

Di sicuro non sono una persona normale adesso, figuriamoci con qualche rotella fuori posto e con la consapevolezza di non avere tutte le carte in regola per costruirmi il mio futuro a modo mio.

Mi tolgo lo zaino grigio dalla spalla e lo poggio sul prato, che oggi è fortunatamente asciutto dato che il sole splende in cielo da stamattina.

Sono in un parco poco frequentato della mia città, la gente è troppo presa dal lavoro per stare qualche minuto all'aria aperta o per portare i propri figli a giocare a palla in un luogo sicuro dalle macchine come questo, così ne approfitto io per stare sola almeno per qualche ora o anche soltanto per una decina di minuti della mia giornata.

Mia madre continua a mandarmi dei messaggi per chiedermi dove mi trovo e sapere per quale motivo non sono ancora rientrata da scuola, così per farla smettere decido di scriverle che tutto è come deve essere e che sono impegnata in biblioteca.

Non voglio parlare a nessuno di questo posto, altrimenti finirebbe il brivido del mistero e quando la gente non mi troverà allora deciderà di venirmi a cercare qui, il che non andrebbe affatto bene.

Ognuno ha bisogno dei propri spazi, e questo parco immerso nel verde è il mio.

Mia madre quando si tratta di questione legate alla scuola o allo studio non osa mai "disturbarmi", poiché sa che quelle poche volte in cui provo a studiare seriamente ho bisogno di concentrazione e assoluto silenzio attorno a me. Quindi rifilandole la scusa della biblioteca non si farà sentire per altre ore, a meno che fuori non ci sia la fine del mondo. Poi una volta arrivata a casa mi prenderò i meriti per qualcosa che non ho fatto, cioè andare in biblioteca ed iniziare a studiare fin dal  primo giorno di scuola del Senior Year.

Dovrei sentirmi in colpa per mentire ai miei genitori riguardo alla scuola, quando invece sono qui a fare ciò che loro disgustano di più, ovvero fumare. Ma io ho bisogno dei miei spazi, credo sia normale a diciassette anni.

Sarò un cattivo esempio da non seguire per mia sorella Emily, sicuramente.

Vorrà dire che dovrà trovarsi qualcuno di più responsabile e diligente di me in giro, ma non credo che sia un'impresa così difficile. Perfino i gatti di Mrs. Murphy, la vicina di mia nonna, sono più responsabili di me.

Mi porto la sigaretta che ho preso precedentemente dal mio pacchetto appena inaugurato e me la porto alla bocca, poi porto l'accendino vicino ad essa e l'accendo al primo colpo, prendendo un bel respiro.

Possibile sentirsi liberi suicidandosi lentamente?

Forse sì.

Forse perché abbiamo la consapevolezza di avere noi stessi il controllo sulla nostra persona, possiamo logorarci dentro, in tutti i sensi del termine, e nessuno se ne accorgerebbe.

Chi è che riuscirebbe a vedere un cuore spezzato attraverso il nostro petto? Neanche un dottore con una radiografia potrebbe. Nessuno potrebbe, forse neanche l'autore dell'omicidio del mio cuore.

Anche se questa è una supposizione stupida, perché il colpevole del mio cuore spezzato non è una persona sola, anche se vorrei potesse essere così per darmi pace, avere delle spiegazioni e qualcosa o qualcuno in particolare sul quale riversare la mia rabbia ed il mio odio represso.

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⏰ Last updated: Sep 07, 2018 ⏰

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Dark Hair, Light HeartWhere stories live. Discover now