WHAT A GOOD MOTHER

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Si era sfogato con Adam, accusandolo di non amare Ziva sul serio, e parlando di quello che lui aveva fatto per lei. Gli aveva detto che Ziva non aveva scelto lui quella volta in cui aveva concepito Ariel, e che era solo un momento di debolezza, ma quando si era voltato, Ziva era lì, pietrificata, con la bambina in braccio che tornava dal bagno sull'aereo.

Deglutì, temendo il peggio, poi, vedendo che Ziva lo guardava pietrificata, si diresse verso il bagno, facendo segno agli altri due agenti di controllare Adam.
Ziva si riprese e lo seguì nel bagno.

"10$ che tra quei due era nato qualcosa..." disse uno dei due agenti al collega.
"20$ che qualcuno prova ancora qualcosa..."

Tony si stava sciacquando il volto al lavandino.
"Allora il bagno degli uomini ti attrae proprio!" esclamò, rendendosi conto che Ziva era dietro di lui.
"Tu... Cosa sai di quello che io scelgo? Di quello che provo?" si alterò.
"Vuoi forse dire che lo amavi? Che l'avresti scelto?"
"Per lei... Si!" disse indicandola ed abbassando la voce.
"E per te?" domandò esitante, ripensando a quei sentimenti così forti che provava per lei.
"Questo non importa!" disse tornando al suo sedile.
"Invece si che importa! Importa a me!"
Ziva si fermò, strinse forte la sua bambina, e senza voltarsi continuò a camminare.
"Tu lo amavi!" quasi urlò.
A quel punto, Ziva non riusciva più a tacere, si voltò e gli andò incontro.
"Gli uomini come lui mi fanno schifo! E se ci tieni a saperlo, no! È stata una sola notte, ma io non lo amo, né lo amerò mai! E per quanto riguarda te... Come puoi solo pensare che sia stato tutta una finzione?" gli rispose abbassando la voce, con gli occhi che iniziavano a pruderle.
"Ziva...Io..." si sentì pervaso da una sensazione di completezza. Ed era sempre così quando era con lei. Le mise una mano tra i capelli, e con il pollice le sfiorò lo zigomo, la guancia, e infine le labbra. La ragazza chiuse gli occhi, ed una lacrima solitaria bagnò la mano di Tony. Poi riaprì quei suoi occhioni enormi e lucidi. Aveva sbagliato una volta, e aveva imparato. Nona avrebbe permesso che qualcun altro soffrisse come lei. Non si sarebbe lasciata andare.
"No Tony! Finiamola qui... Tu hai Zoe, ed io Ariel. Fai conto che non sia mai successo nulla"
e così dicendo se ne andò, mentre Tony si appoggiava allo stipite della porta non riuscendo più a capire cosa fosse meglio. Ogni volta che Ziva entrava nella sua vita, creava un uragano di emozioni e sconvolgeva tutti i suoi piani... Ma lui sentiva che non voleva lasciarla andare.

Ziva tronò a sedersi con la bambina in braccio, che nel frattempo iniziava svegliarsi.
I due agenti, vedendola si scambiarono un'occhiata maliziosa.
"30$ che quei due si amano!" esclamarono insieme.

Ziva aveva le lacrime agli occhi, mentre guardava la sua bambina svegliarsi.
"Ciao amore della mamma" le sussurrò sorridendo.
La piccola si sistemò fra le sue braccia, finché Tony non arrivò e si sedette accanto a Ziva.
"Ciao Ariel, dormito bene fra le braccia della mamma?"
"Tony... Che stai facendo?"
"Hai ragione... Ognuno ha la sua vita. Ma ho promesso che avresti sempre potuto contare su di me, e così sarà!" rispose guardandola seriamente negli occhi, e facendo sbocciare un sorriso sul suo volto.
"Vuoi venire imbraccio a me? La mamma non ti ha lasciata un secondo, e adesso è stanca. La facciamo riposare?" chiese alla bambina, mentre le accarezzava la manina.
Ariel annuì anche se poco convinta, e Ziva fu grata a Tony.
"Lo sai che il tuo nome è quello della principessa del mare?" la fece divertire
"Davvero?" chiese con la luce negli occhi mentre Ziva li guardava felice.
"Certo! A te piace il mare?"
"Si. Ci sono andata una volta con la mamma e Monique"
"La prossima volta ci andiamo insieme, che ne dici? Ti va?" chiese sollevandola dalle sue gambe e facendola ridere.
"Siii!" esultò felice.
Ziva continuava a guardarli giocare sereni, mentre Tony sollevava Ariel in aria, come a farle toccare il cielo, e lei rideva spensierata.

Quando finalmente arrivarono all'NCIS, Ziva teneva in braccio la bambina, che voleva conoscere tutti i membri della squadra.
Quando però giunsero nello squadroom, non c'era nessuno. Tony trovò un biglietto sulla tastiera del suo computer. Lo lesse di nascosto, e poi consigliò a Ziva di andare nel laboratorio di Abby, ma nemmeno lì c'era nessuno.
Così, tutti e tre scesero da Ducky, senza ancora risultati. Non sapendo cosa fare, andarono dal direttore a chiedere spiegazioni, ma non trovarono nessuno.
Ziva iniziò ad allarmarsi, mentre Ariel chiedeva dove fossero i loro amici.
"Saranno tornati a casa in anticipo, magari... Sono già le 22" disse Tony "Andiamo a casa anche noi?" aggiunse.

Entrarono in ascensore, ma Tony premette il pulsante sbagliato.
"Ops..."
L'ascensore si aprì, e si ritrovarono nel seminterrato dove Abby analizzava le prove che non entravano nel laboratorio.
Era tutto spento, ma poco prima che Ziva premette il pulsante giusto, si accesero tutte le luci.
Tutti i loro compagni di squadra erano lì a urlare "Sorpresa!" con un cartellone dietro con su scritto Bentornata Ziva e Benvenuta Ariel.
La piccola batteva le mani, e Ziva si guardò intorno sorpresa.
"Sorpresa" le disse Tony.
Abby si avvicinò di corsa.
"Non abbiamo avuto modo di dirti quanto ci sei mancata, e questa è una sorpresa per voi"
Ziva non sapeva cosa dire se non ringraziare di cuore i colleghi.
"Vediamo questa bambina meravigliosa... Ciao, io sono Abby"
"Ciao" disse la bambina un po' timida.
"E io sono Tim. Loro sono Ducky, Jimmy, Ellie, il direttore Vance e lui è Gibbs" spiegò McGee.

Poco dopo, Ziva, Ariel e Tony tornarono a casa, dove le attendeva un'altra sorpresa, che Tony aveva chiesto a Gibbs, mentre era in Messico.
Entrarono in camera da letto, dove c'era una culla di legno, con inciso il nome della bambina. Ziva rimase stupita dalle tante sorprese, e non ne capiva ancora il motivo.
"Abbiamo pensato che ne avessi bisogno, come avresti avuto bisogno di sapere che noi saremo sempre dalla tua parte. Ti vogliamo bene, e qui, sarai sempre la benvenuta"
Ziva non lo fece finire che corse ad abbracciarlo, dopo aver steso la bambina addormentata nella sua nuova culla.
"Grazie Tony"

Quella sera, Ziva non riusciva a dormire, e continuava a guardare la sua piccolina nella culla. Verso le 4 del mattino, Tony si avvicinò a lei.
"Questa sera non le hai raccontato la favola della buona notte" disse.
Ziva sorrise, poi aprì la bocca per parlare, ma non sapeva cosa dire.
"Tony il principe azzurro... Suona bene!" scherzò lui.
"Non è facile inventare nomi ogni sera" si giustificò.
Il ragazzo la guardò con aria di sospetto.
"Sei una mamma meravigliosa"
"Amo mia figlia. Questo è tutto" disse stendendosi su un lato del letto.
"Lo so" rispose Tony stendendosi dall'altro lato e dandole le spalle.
"Tony..." esitò Ziva.
"Si?" si voltò il ragazzo.
"... Buona notte" disse solo.

La mattina dopo Ziva avrebbe interrogato Adam, e finalmente ci avrebbe visto più chiaro.
"Ziva, è qui" la avvisò Ellie.
"Vado a lasciare Ariel da Abby"
"Se vuoi la porto io" propose Bishop.
Ziva esitò. Non si fidava molto di quella ragazza.
"Ci penso io" rispose prendendo la bambina e portandola in laboratorio.
"Non te la prendere" la tranquillizzò McGee "Ci vorrà un po', ma vedrai che riuscirai ad ottenere la sua fiducia".

Quando entrò nella sala interrogatori, Adam era già seduto, ed era molto agitato.
"Ziva, credimi, l'ho fatto per il vostro bene" iniziò subito.
"Sbrigati a spiegarti, perché di là ho una bambina di cui prendermi cura"
"Ho ammazzato quell'agente, perché aveva saputo di te e Ariel"
"Di che stai parlando?"
"Sapeva che avevi fatto nascere la bambina, nostra figlia"
"Mia figlia!" sottolineò Ziva.
"Aveva intenzione di rivelare chi fosse il vero padre, e così era meglio che tacesse"
"Va' avanti"
"Quando ho saputo che avevi partorito, ti pedinavo per controllare che nessuno sapesse, e quando ho scoperto che erano già in tanti a saperlo, ho capito che era il caso di portare in salvo la bambina... Volevo essere un buon padre"
"Un buon padre? E dov'eri tutte le volte che Ariel piangeva perché aveva paura? Dov'eri quando stava male perché le stava spuntando il primo dentino? Dov'eri quando ha detto la sua prima parola? Tu non c'eri! Non volevi farle da padre, e non lo diventerai certo ora!" si alzò in piedi.
"Ziva credimi... I servizi sociali te l'avrebbero portata via!"
"Non ce n'è stato bisogno, perché ci hai pensato tu!" ringhiò.
"Ho chiesto aiuto a Malachi, che mi ha aiutato a scappare, e mi dava tutte le informazioni su quello che il Mossad scopriva"
"Ti ha anche detto che Monique è stata uccisa, e che da quel momento sono stata completamente sola con mia figlia?" esplose.
Tony, Gibbs e McGee che stavano ascoltando da dietro il vetro, rimasero paralizzati. Qualcuno aveva ucciso la migliore amica di Ziva...
"Lo sapevo già..." disse in tono di rammarico.
"E come facevi... Aspetta... Tu... Sei stato tu!" realizzò sconvolta.
"Avevo paura che parlasse e ti mettesse in pericolo"
"E ammazzarla ti sembrava la soluzione migliore?" urlò girando la scrivania.
"Malachi mi ha promesso protezione fino a quando Ariel sarebbe stata al sicuro, ma quando sono arrivato qui, il Mossad mi aveva trovato. Nell'auricolare, Malachi mi diceva di scendere dall'auto e costituirmi, ma io non potevo... Dovevo salvarla. E così sapevo che avrebbe fatto di tutto per fermarmi. Poco prima mi sono buttato giù dall'auto con Ariel, ed è così che si è ferita. Mi dispiace"
"Non stava a te stabilire se Ariel era in pericolo o no!" Lo prese per il colletto e lo sbatté contro il muro "Ringrazia che io sia un'agente federale... O di te ora non ci sarebbe più nulla" e così dicendo lo lasciò andare, uscendo dalla sala.

"Ziva mi dispiace per Monique..."
"È tutto apposto, Tony... Sto bene" disse dirigendosi verso le macchinette e prendendo dell'acqua per calmarsi.

Poco dopo Tony la raggiunse con Ariel che camminava tenuta per le manine da Tony.
"Amore mio" esclamò la ragazza vedendo la bambina.
"Mamma" le corse incontro, incespicando, la bambina e lasciando le mani di Tony.
"Tra poco il giudice emanerà la sentenza, e Adam finirà dietro le sbarre"
"Non lo so Tony... Lui l'ha fatto per Ariel... Ma io non riesco a perdonarlo" si confidò, prendendo in braccio la bambina, che subito iniziò a giocare con i ricci della madre.
"Ti ha portato via tua figlia, e anche Monique... Nessuno lo perdonerebbe" la tranquillizzò

"Ciao Abby"
"Ehi McGee... Stavo risistemando i miei bambini... E tu come mai sei qui?" chiese senza distogliere lo sguardo dai suoi aggeggi stravaganti.
"Hai visto che bella bambina che è Ariel?" iniziò.
"Si... Oggi è stata con me per tutta la mattinata... Era così tenera, e poi ha degli occhi che parlano da soli" si eccitò subito.
"Già... Senti ma non ti sembra che assomigli molto più a Ziva che ad Adam?"
"Beh... È normale che alcuni bambini siano molto più simili ad uno solo dei genitori... Ma che ti frulla in quel cervellino?" iniziò a gesticolare.
"Okay... Probabilmente mi prenderai per pazzo, ma io pensavo che magari Ariel non sia proprio quello che sembra" provò a spiegarsi.
"McGee sii più chiaro"
"E se non fosse figlia di Adam, ma di..."
"Tony!" esclamò Abby.
"Si.. Esat... Oh ciao Tony... Ciao Ariel" si accorse che Tony era appena uscito dall'ascensore con la bambina sulle spalle.
"Ragazzi io e Ariel volevamo mostrarvi una cosa che abbiamo fatto" disse Tony facendo scendere Ariel che aveva in mano un disegno fatto da lei.
"Chi sono?" chiese Abby
"Siamo noi... Questa sei tu, e questo è Tim" spiegò la bambina indicando 2 ometti disegnati uno vicino all'altro "Questi sono Ducky e Jimmy, Vance e Ellie" continuò indicandone altri quattro dall'altro lato del foglio "E poi questo è Gibbs"
"E questi?" chiese McGee indicando altri tre ometti.
"Questi siamo io, la mamma e Tony"
"È bellissimo" esclamò la scienziata.
"E perché Tony è vestito da principe?"
"E te lo chiedi pivello?" scherzò Tony.
"Perché lui è il principe che salva la mia mamma nelle storie della buona notte" spiegò.
Proprio in quel momento Ziva, che era arrivata senza che nessuno se ne accorgesse, prese in braccio la sua bambina.
"È bellissimo amore, adesso lo appendo alla mia scrivania..." non pensando a quello che aveva detto, si incupì. Lei non aveva più una scrivania.

Quella sera, Ziva stava addormentando Ariel fra le sue braccia, cullandola accanto alla finestra dello squadroom. Era ormai tardi, e alle scrivanie c'era solo Tony.
"Ormai dorme da un pezzo... Perché non ti siedi?"
"E dove? Isolata dietro quel muro?" chiese sarcastica, e con un velo di malinconia.
"Bishop non c'è" le fece notare.
Ziva lo guardò per un istante, prima di sedersi alla sua vecchia scrivania. Le era mancata, tornare a sedersi lì era una bella sensazione.
"Hai già pensato a cosa fare ora?" le chiese Tony, sperando che non avesse intenzione di tornare a Tel-Aviv.
"Israele è troppo pericoloso... Ed ho visto Ariel più serena oggi che in tutti gli altri giorni"
"Questo non significa che tu non sia una brava mamma... Vuol dire però che noi siamo una bella famiglia... Vera!"
"Devo trovare una casa il prima possibile... Ho intenzione di trasferirmi per sempre" quelle parole tranquillizzarono molto il ragazzo che tirò un sospiro di sollievo.
"Però devo trovare un uomo che sia disposto a farle da padrino... Un uomo di cui io e anche Ariel ci possiamo fidare... Non voglio che viva da sola, senza un padre... So cosa significa"
Tony ci rifletté un attimo, poi cambiò argomento.
"E con il lavoro come farai? Voglio dire..."
"Credo che accetterò la proposta del direttore, ma questo significa che probabilmente verrò spostata in un'altra squadra... Questo posto è già occupato" disse alzandosi, e tornando alla finestra.

Ellie, intanto, stava per andare a prendere le sue cose dalla scrivania per poi andare via, ma quelle parole la bloccarono. Si sentì in colpa, anche se di colpe non ne aveva. Voleva conquistare la fiducia di Ziva, e capiva che doveva fare qualcosa per lei. Si voltò, per andare nell'ufficio del direttore, ma trovò un ostacolo.
"Parsons"
"Non fare mosse troppo avventate... L'agente David è stata una brava agente, ma non credo farebbe lo stesso per te..."
"Infatti non deve... E non ho intenzione di fare azioni di cui potrei pentirmi..." gli rispose guardandolo negli occhi, alludendo chiaramente ad altro.

McGee intanto era in ascensore, diretto verso il laboratorio.
"Abby..."
"Ho un riscontro, McGee..."

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