A NIGHT TO REMEMBER

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"Ho un riscontro, McGee... Ariel è figlia di Tony!" esultò Abby al settimo cielo.
"Lo sapevo!" quasi urlò McGee correndo verso Abby e scoccandole un bacio sulla guancia.
"Grazie, scienza! Dovremmo dirlo a loro..." disse Abby.
"Abby... Ma secondo te..." iniziò McGee con uno sguardo malizioso.
"McGee io non fantastico sulle avventure dei miei amici!"
McGee rimase deluso.
"Io faccio dei calcoli! Allora Tel-Aviv non può essere... Dev'essere successo prima..." cominciò a ragionare la scienziata.
"Vorresti dire che magari mentre noi dormivamo comodi nei nostri letti, loro..."
"McGee, non ti facevo così... Curioso!" scherzò Abby.
"È che mi pare assurdo... Voglio dire... Ziva non l'avrebbe mai concesso a Tony... Specie quando voleva trovare Bodnar... Quando facevamo le ricerche di nascosto... A Berlino..."
"McGee! Berlino!" esclamò Abby.
"Berlino! Erano da soli... In un hotel..."
"E nello stesso letto!" puntualizzò Abby maliziosa.

Ellie era dietro la porta dell'ufficio del direttore. Fece un profondo respiro ed entrò. Dentro c'erano Vance e Gibbs che discutevano, e si bloccarono appena videro la ragazza.
"Agente Bishop?" chiese il direttore un po' infastidito da quel comportamento.
"Direttore ho bisogno di parlarle..."
"Prego"
Ellie guardò Gibbs e iniziò a parlare.
"Riguarda l'agente David... Credo abbia intenzione di tornare in squadra, ma io sono... d'intralcio"
Gibbs osservava la scena da dietro, un po' sorpreso da quelle parole.
"Agente Bishop, non avrà mica intenzione..." disse Vance.
"Questo è il distintivo" disse togliendoselo.
"Mi dispiace, ma non lo accetto!"
"Ma direttore... Per favore!"
"Assolutamente no!"
"Ma perché?"
"Perché non voglio che poi lei torni qui a pentirsi di ciò che ha fatto! Lei è molto utile alla squadra, e come l'agente David ha delle doti che lei non ha, così lei possiede delle capacità che l'agente David non possiede"
"Non lo voglio fare perché credo di non essere abbastanza, ma perché credo che Ziva ne abbia bisogno"
"Ne riparleremo, ma la risposta sarà certamente negativa... Ed ora la prego di uscire..."
Ellie ubbidì, e Gibbs la seguì.
"Bishop?"
"Gibbs... Voglio creare un rapporto di amicizia con Ziva, ma come può lei accettarmi se io le ho rubato il posto?"
"Tu non hai rubato il posto a nessuno... E non è così che conquisterai la sua fiducia!"

Quella sera, Tony aveva lasciato Ziva a casa, ed era passato da Zoe.
"Ma ti sembra normale che non so dove tu sia, non ti fai sentire, e non sapevo nemmeno che ospitassi una donna a casa tua?"
"Zoe, ascolta..."
"E magari dorme anche nel tuo stesso letto!"
Tony fece uno sguardo colpevole.
"Dorme nel tuo stesso letto?" urlò isterica Zoe.
"Zoe, prova a capire, lei è mia amica e non ha un posto dove andare..."
"Lei ti aveva lasciato nella disperazione, e sono stata io, io, a tirarti su, ad essere la spalla su cui piangevi per lei!"
"Zoe... Ha una bambina... Si chiama Ariel"
"Ci manca solo che tu le faccia da padre!" esclamò lei sarcastica e alterata.
"Ecco io..."
"No... Questo è troppo!"
"Ascolta Zoe... Ha bisogno di un padrino, e la piccola si è legata a me, e..."
"E tu sei un tenerone..." si calmò lei, prendendolo per la cravatta e baciandolo.
"Che posso farci..." rispose con un sorriso alla DiNozzo.
"Promettimi che però tra te e... Ziva... non ci sarà mai nulla"
Una strana sensazione trafisse il cuore di Tony... Come poteva prometterle una cosa del genere se la sera prima aveva provato a baciarla nel bagno dell'aereo?
"Tu sei la mia ragazza... Io ti amo!" disse baciandola a sua volta.

La mattina dopo Tony e Ziva arrivarono insieme all'NCIS, con la differenza che Ziva era partita mezz'ora prima ed era andata a piedi con la bambina un po' in braccio, un po' per mano. Tony la raggiunse in ascensore.
L'aveva seguita durante tutto il tragitto, notando che era molto più snella di come la ricordava, e più... Elegante.
"Buongiorno principesse"
"Ciao Tony" Esultò la bambina appena lo vide.
"Hey sirenetta" disse accarezzandole il pancino.
Entrarono nello squadroom, e McGee li attendeva con ansia per dare loro la grande notizia, anche se non sapeva ancora come l'avrebbero presa... Lui però era davvero contento. Nel suo inconscio, aveva sempre sperato che tra i suoi colleghi ci fosse qualcosa, ma ora Tony aveva un rapporto serio...

Erano passati pochi minuti, e sia Bishop che Gibbs non erano ancora arrivati.
Tony andò in bagno, e McGee decise di seguirlo.
"Tony... Non te l'ho mai chiesto... Ma come va con Ziva? Voglio dire, voi avevate un rapporto speciale" disse, immaginando dentro di se quanto fosse speciale, ma senza accennarci.
"McCuriosone, che ti prende?"
"È che da quando è arrivata Ziva, da quando avete fatto... Pace... Non hai più chiamato Zoe, né risposto a tutte le sue chiamate!"
"Cosa intendi dire? Credi forse che io non la ami più solo perché è tornata una mia... Amica?"
Entrambi sapevano benissimo che Ziva non era solo un'amica, ma lasciarono perdere.
McGee conosceva Tony, e sapeva che quando si arrabbiava in quel modo, era per nascondere la verità a se stesso... Era convinto che nel profondo provasse ancora qualcosa per Ziva.
"Lo sai che con me puoi parlare..."
"Non c'è nulla di cui parlare!" chiuse la conversazione il ragazzo, tornando nello squadroom.

Erano passate alcune ore senza che i tre agenti avessero un caso su cui lavorare. Gibbs ed Ellie non si erano fatti vedere e Ziva, non volendo isolarsi dietro quel muro, si sedette alla scrivania di Bishop. Vedeva Tony fremere, ma non ne capiva il motivo, e McGee aveva uno sguardo malizioso, con un sorrisetto che un po' la incuriosiva.
"McGee... Ci devi dire qualcosa?" chiese prendendo in braccio la bambina che giocava con un sonaglio.
Oh si che aveva qualcosa da dire... Ma non era ancora il momento.
"Si tratta di Delilah?" chiese malizioso Tony.
"Tony, se alcuni giorni sono più allegro di altri, non vuol dire che..."
"E com'è questa Delilah?" chiese Ziva incuriosita.
"Oh, ti posso assicurare che McGee è un uomo davvero fortunato..." rispose Tony.
"E tu come... Come lo sai?" chiese gesticolando.
"Ho risposto ad una videochiamata a cui non avrei dovuto rispondere..." rispose pentito.
"Già... Non avresti dovuto!"
"Vogliamo ricominciare, pivello?" lo zittì. Poi aggiunse "Ziva ti devo parlare..."
E mentre McGee teste l'orecchio incuriosito, Tony si avvicinò alla scrivania della collega "Hai detto di aver bisogno di un padrino per Ariel... Un uomo di cui lei si possa fidare" iniziò, prendendo la manina della piccola che stringeva il suo dito. "E anche tu..." continuò.
"Tony sarebbe meraviglioso! Grazie... Sei la persona a cui Ariel si è legata di più, e credo sia la soluzione migliore... Ma con Zoe?" chiese Ziva.
McGee, contento del clima che si era creato, e non volendo che si incupisse per Zoe, fermò lì la conversazione.
"Em... Ragazzi... Io ed Abby dobbiamo mostrarvi una cosa..."
"Cosa McGee?" chiese Ziva.
"Vedrete..."

Erano davanti alla porta della sala videoconferenze, raggiunti da Abby.
"Ariel vieni qui" la chiamò la scienziata.
"Abby... Che sta succedendo?" chiese Ziva preoccupata.
Abby aveva un sorriso stampato in volto, ma non disse nulla.
McGee li fece entrare a sedere, e fece uscire tutti gli agenti presenti.
Volevano lasciare loro un momento di intimità... Ma la curiosità era troppa, e corsero nel laboratorio di Abby, seguendo tutto ciò che accadeva dal suo computer.

"Sembra di essere in un film... Ma sono così agitato che non mi viene il nome..." disse Tony molto ansioso.
"Allora c'è da preoccuparsi seriamente!" rise lei.
Un video partì sullo schermo, e subito il cuore dei due agenti prese a battere molto più veloce del normale.
Sullo schermo era comparsa una scritta su uno sfondo nero qualcuno a volte tralascia dei particolari... Ma noi vi conosciamo, siamo una famiglia, e sappiamo tutto di voi... TUTTO.
Tony e Ziva si guardarono, mai immaginando dove volevano arrivare i loro amici.
Comparì un video che avevano registrato tanti anni prima, dalle telecamere di sicurezza. Era il periodo in cui Ziva era appena arrivata, e forse era alla sua prima indagine. Ziva aveva dato un morso al panino di Tony e i due avevano iniziato a battibeccarsi. Poi ne comparve un altro, in cui Tony e Ziva stavano sbirciando dall'iPod di McGee, e avevano cambiato subito discorso quando Gibbs era arrivato. Una scritta comparve Questa me la segno, Tony!
Tanti video del genere comparivano sullo schermo, dal primo all'ultimo giorno in cui erano stati insieme. Trovarono momenti in cui Tony era creduto morto e Ziva era preoccupata, momenti in cui Ziva era tornata in Israele dopo la morte di Rivkin, e Tony non faceva che pensarci. Finché non arrivarono alla morte di Eli David.
I due agenti seduti a guardare, rapiti dai video e dalle scritte che comparivano, non si erano accorti di avere le loro mani una sopra l'altra, e di stringersele a vicenda. D'un tratto la musica cambiò. Un Tony davvero molto triste, che nessuno conosceva, entrava nello squadroom, senza saperne realmente il perché. Tanti video del genere si susseguirono, e Ziva guardò il ragazzo che intanto aveva appoggiato il gomito sul bracciolo della sedia e con una mano si strofinava gli occhi, mentre con l'altra continuava a stringere più forte quella di Ziva.
"Non me ne vado più... Ho sbagliato..." sussurrò Ziva, mentre Abby si commuoveva guardando la scena dal computer insieme a McGee.

"Va tutto bene... Davvero" mentì Tony, mentre si martoriava le labbra con i denti, e trattenendo le lacrime al pensiero di quanto era successo.
Ziva rimase a guardarlo ma non disse nulla. Sapeva che quella era ancora una ferita aperta, e ci sarebbe voluto qualcosa di quasi impossibile per rimarginarla.
Il video continuava con momenti come questi, finché una musica più leggera incalzò. Nel video era presente di nuovo Ziva, ed il momento in cui rivide Tony. Poi l'arrivo di Ariel, ed il bellissimo rapporto che si era creato, quasi come Tony ne fosse il padre.
Poi una frase E se vi dicessimo che le coincidenze non esistono?
Tony e Ziva si guardarono negli occhi. Un flash balzò nelle loro menti, e li colpì al cuore. No... Non era possibile... E poi loro come avrebbero fatto a scoprire di...
BERLINO
Quella parola che comparve sullo schermo, li fece sussultare entrambi. Nessuno dei due pensò all'incidente, e nemmeno al ballo o a Bodnar...
Rimase fissa sullo schermo per diversi minuti. Idea di Abby... Voleva che le loro menti tornassero a quella notte che lei aveva già immaginato.
Ed infatti così fu. Si guardarono negli occhi. Per tutto il tempo. Entrambi rivivevano ogni singolo istante di quella sera...

Berlino, 2012, 19:30
"Davvero stai appendendo i miei vestiti, occhioni belli?"
"Questo è davvero divertente"
"Cosa?"
"Tu non pensi che ricordi come mi hai chiamato, mon petit pois?"
"Ah... Guardati... Questo lo prova... Ho sempre pensato che tu fossi quel tipo..."
"Sono molte cose... Che intendi?"
"Sei il tipo a cui piace appendere i vestiti del suo uomo, per la notte..."
"Quando io ho un uomo, i favori che offro hanno poco a che fare con i vestiti"
Tony la guardò con sospetto "Buono a sapersi. Dai vieni qui, dovresti dormire un po'"
Ziva si stese accanto a Tony nel letto, iniziando a guardarlo.
"L'altra sera sull'aereo, stavi pensando a tuo padre... A che cosa?"
"Tante cose..."
Lui la guardò negli occhi.
"Stanotte prenderemo Bodnar..."
"Lo so!"
Tony continuò a guardarla con un sguardo penetrante, come non aveva mai fatto. Entrambi si resero conto che c'era qualcosa di diverso nell'aria.
Si misero seduti sul letto, e Tony le prese una mano.
"Andrà tutto bene"
Ecco le parole di cui Ziva aveva bisogno. Sentirsi dire che non era sola, e che qualunque cosa fosse accaduta, avrebbe sempre avuto una spalla.
La sua mano salì lungo il braccio della ragazza, lentamente, fino a posarsi sulle sue guance.
Ziva chiuse gli occhi lasciandosi andare a quella carezza che celava in sé un significato così grande che non riuscivano nemmeno a descrivere.
D'un tratto Ziva aprì gli occhi, il respiro divenne irregolare, e il battito aumentò.
Tony era molto più vicino, e quella sensazione che qualcosa che avrebbe cambiato la sua vita stava per succedere, divenne più limpida.
Tony non riusciva più a ragionare, sentiva che doveva liberarsi di qualcosa che teneva dentro da tempo. La mente gli diceva di aspettare ancora, ma il suo cuore aveva ormai preso il sopravvento. Si guardarono negli occhi. Occhi tremanti, colmi di desiderio e nel contempo di insicurezza.
I loro volti erano sempre più vicini, e dopo un momento di esitazione, anche Ziva sembrava avvicinarsi a lui.
Continuavano ad accorciare la distanza tra loro, infinitesimale, ormai, ma che sembrava enorme.
Finalmente Tony appoggiò le sue labbra su quelle di Ziva, ed iniziò a baciarla con passione. Un bacio che aveva sognato da sempre, forse anche da prima di conoscerla, e che vedeva realizzarsi solo ora.
Con il cuore che agiva al posto del cervello si trovò a spogliarlo della sua maglietta, con un impeto mai provato prima.
Appoggiò le mani sul suo petto nudo, un tocco leggero e delicato, che fece rabbrividire Tony. Lui fece la stessa cosa con lei, senza mai smettere di baciarla. Era inverno, faceva freddo, ma le loro emozioni erano più forti della temperatura, e non avevano intenzione di fermarsi lì.
Dopo averlo guardato profondamente negli occhi, Ziva fece scendere le mani sul corpo del ragazzo con ardore, fino ad arrivare alla cintura.
Tony, preso da un impeto di desiderio, fu più veloce di lei, e la liberò dei pantaloni, lasciando scoperte le sue gambe toniche che sognava da tempo.
Si alzò in piedi prendendola in braccio, e lasciando che le sue gambe gli cingessero la vita.
Col cuore che le martellava nel petto, si mise le mani sul bordo della maglietta, e se la sfilò da sopra la testa.
Tony iniziò a baciarle la spalla, risalendo lentamente verso il collo. Ziva piegò la testa di lato, e poi all'indietro, lasciando che il ragazzo le baciasse la gola, arrivando poi, finalmente alle labbra.
Si stesero sul letto, e Ziva, rapida, gli sbottonò i pantaloni, tirandoli via. Gli si stese sopra lentamente, facendo già vagare la mente del ragazzo, che da quel momento, iniziò a toccarla in modo febbrile tra i capelli e sul corpo. Mentre le loro pelli nude scivolavano l'una sull'altra, Ziva si rese davvero conto che tra di loro non c'era nient'altro che l'intimo a separarli. Una piccola parte di lei si chiedeva quanto in là volevano spingersi, ma il resto gridava a quest'ultima di stare zitta. Voleva continuare a toccarlo e baciarlo, voleva che lui la stringesse a sé, e che finalmente potessero diventare una cosa sola.
Le dita di Tony trovarono il gancetto del reggiseno, e lei si irrigidì. Gli occhi di Tony erano grandi e luminosi, che la tranquillizzavano con un sorriso adorante, ma vedendo la tensione della ragazza si fermò. La desiderava con tutto se stesso, ma non voleva coglierla in un momento di debolezza, voleva che lei lo volesse veramente.
"Ziva... Sei sicura?" le sussurrò all'orecchio.
Si, per una volta era convinta di lasciarsi andare ai sentimenti, di non dover essere sempre quel robot che la separava dalla sua vera fiamma, e senza rispondere, annuì e tornò a baciarlo con furore. Respirava sempre più in fretta. Non era certo la prima volta per lei, forse però era la prima volta che si sentiva sopraffatta da desiderio, passione e soprattutto amore vero.
Si rivoltarono nel letto, togliendosi anche gli ultimi indumenti che li separavano. Tony iniziò a baciarle il basso ventre, risalendo piano, e scoprendo, con stupore, per la prima volta un paio di cicatrici su tutto il corpo della ragazza. Sembravano vecchie, e probabilmente, capiva, erano il risultato di 4 mesi in Somalia. Ziva non le aveva mai mostrate, se ne vergognava, ormai erano segni che marchiavano il suo passato, e che se anche fosse riuscita a dimenticarlo, l'avrebbero sempre riportata in quell'inferno. Tony vide il suo sguardo spegnersi. Una sembrava molto profonda, posizionata esattamente dove la stava per baciare, sulla parte più bassa del ventre. Non volle pensare a quello che evidentemente le avevano fatto, alle mani di quel lurido maiale che la toccavano in posti intimi. Vi appoggiò delicatamente le labbra sopra, ma un gemito sfuggì alla ragazza, seguito da contrazioni dell'addome e respiri irregolari, che il ricordo di quel dolore le provocava. Tony capì che nonostante fossero passati anni, la Somalia era ancora un vivido ricordo ella sua mente, e decise di tornare al suo viso. Non era convinto dei desideri di Ziva, e chiese ancora una volta "Ziva..."
"Va tutto bene, Tony" lo tranquillizzò lei. Così, fra sguardi fugaci, parole sommesse, baci appassionati, gridolini acuti, e unghie che si aggrappavano con forza, i loro desideri vennero soddisfatti, con grande piacere.
Fecero l'amore per ore, e alla fine si ritrovarono abbracciati sul letto, felici di quello che avevano fatto. Una serata che non avrebbero mai dimenticato.
Ziva era stesa a pancia in giù sul letto, con la schiena nuda coperta per metà da un lenzuolo bianco. Tony era steso accanto, appoggiato su un gomito, che le accarezzava la spalla, sussurrandole tenere parole. Ziva si girò, e gli diede un bacio, questa volta più con amore che con desiderio. L'uomo che aveva sempre sognato, ora era lì, pronto a non lasciarla mai sola, e rimanerle accanto in eterno, per proteggerla.
Si stese sul suo petto, iniziando a disegnare cerchi immaginari con le dita, sulla sua pelle, mentre Tony continuava a guardarla con gli occhi colmi d'amore, accarezzandole il capo.
"Tony..." lo guardò negli occhi.
"Ti amo, Ziva" la fermò, con i suoi occhi penetranti.
"Anche io..."

WASHINGTON, 2015, 11:00
Continuarono a guardarsi negli occhi, proprio come quella sera, con sguardi sagaci.
"Visto Tim? Te l'ho detto che avevano bisogno di quei minuti per... Ricordare..." fece notare maliziosa Abby.
Le loro mani si stringevano sempre più forte, come a ripercorrere ogni attimo di quella serata, finché sullo schermo comparve una nuova scritta Tanti auguri, genitori di Ariel.
Ecco che quello che Ziva temeva fosse lo scopo di quel video, divenne reale, tangibile. Ariel non era frutto di una notte di errori e debolezze, al contrario era il fiore di quell'unica notte della quale Ziva non si sarebbe mai pentita. Una ragione in più per non farlo mai.

Tony divenne pallido, ed in un attimo realizzò che la sua vita aveva appena preso una svolta. Era diventato padre, un padre vero e proprio.
Era questo il momento che McGee ed Abby temevano di più. Il rifiuto.
"DiNozzo!!" un urlo riecheggiò per tutto il laboratorio della scienziata. Gibbs ed Ellie avevano assistito a tutto, ed ora erano ancora più spaventati. Forse non avrebbero dovuto dire nulla. Ma perché privarli di una simile gioia? Infondo Ariel era tutto tranne che qualcosa di cui pentirsi.
Ariel iniziò a ridere senza motivo, e tutti e quattro si ricordarono che era ancora lì con loro.
"Ehi Ariel... Mamma ti deve dire una cosa importante... aspettiamo un po' e andiamo, va bene?"
"Si! Voglio la mamma" esultò.

Sconvolti da quella notizia, continuavano a fissarsi, senza riuscire a parlarsi.
"Tony io..." provò a giustificarsi Ziva.
"Il pivello ci ha visto lungo..." la fermò lui sarcastico. Provava una strana sensazione dentro di sé. Proprio ora che i rapporti tra lui e Ziva si erano chiariti, si presentava una nuova sorpresa. Non l'aveva presa male, ma ad ogni modo era sconvolto. Non ci aveva mai pensato.
"Scusami..." Disse allontanandosi e lasciandola sola nella sala conferenze, diretto verso il bagno.
Ziva si sentiva in colpa per non aver mai pensato a quella possibilità, ma d' altronde i calcoli erano quelli. Non poteva certo partorire al settimo mese, e il test di gravidanza parlava chiaro. A differenza, a quanto pare, del test del DNA, che certamente avrà fatto Abby.
Non riusciva più a respirare, presa dall'agitazione. Doveva calmarsi, ma sentiva le lacrime scendere a fiotti dal suo viso, e non riusciva a fermarle.
Abby, Gibbs, McGee ed Ellie volevano poter fare qualcosa, ma quella era una questione personale, intima, e capivano, che nonostante l'indole del loro capo, dovevano tenersi fuori.
D'un tratto videro Ziva correre via, salirono immediatamente nello squadroom, facendo in tempo a vederla correre giù verso l'obitorio tra le lacrime.

Aveva un sospetto, e l'unico che potesse decretarne la veridicità era Ducky.

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