capitolo venti.

487 13 0
                                    

|Emma|

Mi sono seduta affianco a Stefano che piange da almeno mezz'ora senza interruzioni. Vorrei poter dire qualcosa di diverso, ma è la verità.

Staremo sempre male, perché non riesco a fidarmi.

"Noi, ci facciamo solo del male." dico

"Non è vero. Perché tu a me mi fai solo del bene, solo il tuo sorriso mi fa stare bene. Mi rendi un uomo migliore" dice ed inizio a piangere anche io.

"Emma per favore, non piangere."

Lui mi abbraccia ed io mi lascio cullare.

"Forse hai ragione, io ti faccio solo del male. Ti riduco come non dovrei. Tu ti meriti molto di più. Grazie per queste settimane per questi altri bellissimi ricordi. Ti amerò per sempre." Mi dice, poi si alza e va via. Io resto zitta, non piango nemmeno più, sento solo un dolore acuto, mi alzo e vado camminando per gli studi vuoti.

Ovunque ci sono i nostri ricordi, entro nel bagno della sala relax e rivedo lui che mi abbraccia, risento lui che mi dice che ho le palle ed io che gli urlo contro che non era così.

Quel giorno se non fosse stato per lui, io sarei andata via, non mi sentivo pronta e invece di fare una brutta figura preferivo andarmene io.

Rivedo la lavagna dove Michele scrisse i saluti, in particolare a me e ricordo la sua gelosia assurda nei suoi confronti, ci rivedo lui su quei divanetti, dove ci siamo baciati, dove abbiamo litigato, dove abbiamo riso e ci siamo guardati con gli occhi dell'amore, che tutti avevano letto, anche prima di noi.

Poi vado in quella sala, quella in cui sotto gli occhi di Perris scrivevo i primi versi di resta ancora un po' e la inizio a canticchiare

"Mi illudo ancora di non averti perso, scrivo l'ultimo soffio di voce.
No, non voglio trovare la pace, ma restare a guardare il confine tra il mio cuore ed il tuo"

Un confine sottile, così sottile da rompere ogni volta i muri che alzo verso di lui.

"Amo sbagliare, amo farmi del male, ogni  pezzo di pelle ti vorrei toccare
Una lacrima scende ma tu non andare, resta"
Con lui è un enorme ed eterno sbaglio, però voglio che lui resti. Mi alzo ed esco da quella sala, non posso rimanerci, mentre vado via lo vedo in una sala, balla.

Mi vede dallo specchio, si ferma e mi guarda, scappo via, vado in camerino e mi sdraio sul divanetto, sono distrutta.

"Emma, ehi" sento Stefano che mi chiama. "È tardi, tra poco chiudono gli studi"

"Grazie" bisbiglio

"Ti accompagno io" si impone

"Grazie" ripeto

Prendo le mie cose e ci avviamo in silenzio una accanto all'altra in macchina.

"Prima ho fatto un giro nei nostri ricordi" dico una volta entrati in macchina.

"Ah si?"

"Mi porti al mare?" Dico e non so neanche il perché.

"Certo." Mi dice e mi porta in una piccola spiaggia che frequentavamo sempre insieme.

"Un altro nostro ricordo" dice, siamo soli ma è ovvio ad aprile.

Ci mettiamo nell'angolo più nascosto, quando lui si siede, gli faccio allargare le gambe e mi siedo tra di esse.

"Che pensavi mentre facevi il giro tra i nostri ricordi?" Chiede lui

"Pensavo che è stato incredibile tutto. Pensavo che ci siamo fatti anche del bene, forse sopratutto quello. Pensavo che tu oltre il tanto dolore, mi hai dato tanto amore. Con te mi sorridono gli occhi."

"Mi fa piacere fare qualcosa di buono"

"Tu lo fai." Dico e poi girandomi lo bacio.

"Cosa significa?" Mi chiede

"Significa scusami, perché tu non mi fai solo male, tu sei il sole, il mio sole. E c'è un motivo se in tutti questi anni non mi sono spinta oltre con nessuno. Tu sei e sempre sarai il mio piccolo ed il mio guaio personale" dico tutto d'un fiato, lo sento piangere e sento baciarmi le spalle

"Ti amo." Mi dice e non so perché ancora non riesco a risponderlo

"Dobbiamo imparare a comunicare Stefano, qualsiasi cosa si parla prima, promesso?"

"Promesso."

"Ora vieni, andiamo a casa mia, ho bisogno di sentirti mio fin dentro le pelle" gli dico, ci alziamo e andiamo a casa mia per fonderci in unica persona.

Basta, oro neroWhere stories live. Discover now