capitolo tredici.

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|Stefano| 20

Non vedo Emma dalla puntata e le mie peggior paure sembrano diventate realtà,ha scelto lui e non ha il coraggio di venire, questa è l'unica risposta.

Vado da Maria, per chiedere a lei, Emma cosa le ha detto, busso alla porta del suo ufficio.

"Entra" mi dice la sua voce

"Maria, tutto bene?"

"Stefano che c'è?"

"Volevo sapere tu come stavi" dici mentendo

"Falso, dai dimmi" dice ridendo

"Ma come lo sai?"

"Io so tutto" mi dice e ridiamo insieme per poi ritornare seri

"Mari, senti ma Emma quanti giorni ti ha chiesto?"

"Un paio, perché?"

"No così, comunque sono passati tre giorni"

"Uh maro, come sei fiscale."

"No vabbè, ma qualcuno dovrebbe andare a vedere come sta"

"E vogliamo mandarci Gianmaria?" Dice ed io faccio di no con la testa

"Simone?"

"No"

"Giuseppe?"

"Ma perché scomodarli? Meglio che vada io, so pure dove abita"

"Ah"

"fai solo cose buone" dice ridendo

"Sempre e solo cose buone" la saluto e mi metto in macchina e mi blocco, se non volesse vedermi? Se c'è lui?

Non mi interessa, devo andare.

Non ho bisogno di mettere il navigatore, nonostante il tempo passato ricordo ancora dove abita, prima di arrivare gli prendo qualcosa per colazione al nostro solito bar. Parcheggio e mi blocco di nuovo davanti a quella casa che ci ha visto fare l'amore, litigare, piangere, festeggiare e crescere. Ci sono troppi ricordi che sono peggio di una pugnalata al petto.
Mi faccio forza e busso, mi apre una emma tutta assonnata, con un pantaloncino e una magliettina, il suo pigiama, capelli arruffati e con un sorriso che mi spezza in due

"Posso?" Dico

"Si, prego entra." Mi dice ed io le porgo la bustina con il cornetto e il caffè

"Grazie, non dovevi"

"Di nulla"

"Che ci fai qui?" Dice incalzandomi mentre stiamo entrando in cucina

"Mi stavo preoccupando"

"Ora, ti sei rassenerato?"

"Si, ma come stai?"

"Perché non mi fai la vera domanda?"

"L'hai lasciato?"

"Si"

"Perché sei rimasta a casa?"

"Ti aspettavi che venissi a bussare alla tua porta? Che subito ti corressi tra le braccia? Te lo puoi scordare!" Dice tutto d'un fiato

"No, io non lo so cosa mi aspettavo! Volevo solo vederti, perché ero preoccupato"

"Ed io non posso pensare alla tua preoccupazione! Dovevo pensare a lui, a me e alla mia tristezza nel chiudere questa cosa, la tua preoccupazione era l'ultimo dei miei pensieri" dice e mi fa male, ma è giusto così viene prima lei e poi noi.

"Quando ritorni agli studi?" dico perché non voglio farla arrabbiare

"Sarei tornata oggi"

"Ah, perché non fai colazione?"

"Ti posso offrire qualcosa?" Mi dice

"No, tranquilla già ho fatto colazione"

"Vabbè" dice per poi sedersi di fronte a me ed iniziare a fare colazione e fissare il suo telefono, mentre io fisso lei

"Smettila" dice quando se ne accorge

"Ma sei troppo bella" dico sinceramente

"Si tantissimo" mi dice sarcastica

"Smettila, lo sai che sono sincero, sei bellissima anche a prima mattina con i tuoi capelli arruffati, con gli occhietti ancora pieni di sonno, sei bellissima mentre sorridi e arricci quel nasino che ti ritrovi, sei bellissima mentre ti fai rossa per un complimento, sei bellissima." Dico tutto d'un fiato, lei si alza e mi costringe dolcemente a fargli spazio sulle mie gambe ed io l'accolgo, e inizia a baciarmi dolcemente  il petto.

"Stai proprio sotto un treno De Martino"

"Trenitalia, Italo e Freccia Rossa" preciso, mentre lei inizia a ridere. "Forse a te non ti è chiara una cosa" le dico serio

"Cosa?"

"Io ti amo Emma."

"Mh"

"Eh mh" la imito e lei ride.

"Vado a prepararmi cocco e poi andiamo insieme agli studi?"

"Si principessa" le dico sorridendo mentre lei corre su a prepararsi, mi guardo intorno e non è cambiato quasi niente, quanto mi mancava questo posto, decido di rimanere in cucina senza spingermi oltre, mi sembra indelicato e poi non mi ha mica detto di fare come se fossi a casa mia? Anche se un po' lo è.
La sento urlare un "ciao amo"  e mi stranisco

"Era Francesca, coglione" mi dice ridendo

Non rispondo dalla vergogna ed esco insieme a lei da casa.

"Guido io" mi dice guardando la mia nuova macchina

Senza fare moine, le do le chiavi, perché guida meglio di me, si può dire che mi ha insegnato lei a guidare, quando sono entrato ad amici avevo da poco la patente e quando siamo usciti non riusciva a vedermi guidare diceva che dovevo sciogliermi e ogni pomeriggio mi portava sua una strada tutta in salita e mi diceva ora guida, l'ho odiata in quei momenti ma mi è servito, aspetto che si sistemi e poi metto la mano dietro al suo poggiatesta.

Lei accende la radio e parte "ragazza paradiso" ed io non posso far a meno che guardarla e dedicargliela con gli occhi.

"Mi hai dato tutto, ma niente avevi, mi hai fatto amare tutti i miei difetti.
E come ho fatto io, quando non c'eri? Non prendere impegni per i prossimi anni
Che sarà domani, non so che cosa dirti domani sarà ieri, ma sì, noi non saremo uguali, ma dentro i nostri abbracci, quelli sì.
Nei tuoi occhi c'è il cielo più grande che io abbia visto mai, e le tue braccia uno spazio perfetto in cui ci tornerei per sempre in cui ci resterei per sempre"

Cantiamo a squarciagola fino all'arrivo, mi era mancato tanto farlo con lei.

Basta, oro neroWhere stories live. Discover now