L'inferno

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Capitolo dedicato a ikywt2403
Eccoci qui mia dolce Pink, tutto tuo❤❤

《Aspettami Skyler!》

Aumento il passo quando sento Colin richiamarmi per l'ennesima volta, quasi inciampo sull'ultimo scalino ai piedi del Duomo, ma non ci faccio caso.

Proseguo a testa bassa fino al portone dell'appartamento che ci ospita, tiro fuori dalla borsa il mio mazzo di chiavi e dopo aver aperto mi dirigo senza troppi indugi verso l'ascensore.

《Skyler! Ho detto qualcosa di sbagliato?》
Scuoto la testa entrando in ascensore, il mio dito preme diverse e veloci volte contro il bottoncino del nostro piano, ma anche così non faccio in tempo a far sì che l'ascensore si chiuda prima che Colin arrivi.

Entra con uno scatto quasi felino, così rapido che per sbaglio mi spinge contro lo specchio alle mie spalle.
Pur restando a testa bassa percepisco il suo fiato leggermente affannato, bollente, sbattere contro la mia fronte.

《Mi spieghi?》domanda.

Prendo un respiro profondo mentre mi sento addosso i suoi occhi chiari, ma quando le porte dell'ascensore si aprono al nostro piano, non ci penso due volte ad uscire da lì per entrare all'appartamento.

《È tutto okay, ho bisogno di riposarmi un attimo》mento.

Il pesante macigno che mi comprime il petto non sembra voler sparire, neanche quando mi dirigo al bagno per rinfrescarmi il viso.

《Ti senti poco bene?》
Alzo gli occhi sullo specchio di fronte a me, trovando la sua figura slanciata alle mie spalle che mi osserva con le sopracciglia agrottate, in una smorfia di preoccupazione.

Afferro l'asciugamano quando me la porge con gentilezza
《Dico davvero Colin, è tutto okay, ho soltanto bisogno di sdraiarmi》mormoro senza neanche guardarlo.

E così faccio, sfilo i tacchi dai miei piedi in fiamme, lascio scivolare la giacca lungo le spalle e le braccia, fino a farla cadere ai piedi del materasso matrimoniale dove Colin resta fermo a guardarmi.

《Okay, beh... vado a prendere qualcosa da mangiare, è quasi ora di cena ormai》mi informa con voce bassa, con un tono quasi stranito e curioso a tempo stesso.

Ma non lo biasimo, fino a venti minuti fa eravamo su una terrazza panoramica a parlare di me, anzi... lui stava parlando di me.
Invece adesso cerco di mantenere le distanze da lui e dai suoi discorsi troppo impegnativi.

In un altro contesto sarei stata la ragazza più felice del mondo, avrei accettato quei complimenti e quelle parole con un sorriso così ampio da farmi duolere le guance e il viso intero, ma non così, non adesso.

《Va bene?》
Sbatto le palpebre rendendomi conto che stava ancora aspettando una risposta.
Annuisco《si, va bene》.
Mi infilo sotto al lenzuolo con solo la maglietta a coprirmi, gli do le spalle per non doverlo guardare, per evitare di sentirmi ancora più in colpa di quanto mi senta già.

La luce si spegne, la porta si chiude, ed io mi ritrovo da sola in un letto che non conosco, in una casa che non è la mia, in una città che ho imparato ad amare solo grazie alla mamma.

Ricordo perfettamente i suoi lunghi racconti, gli angoli delle sue labbra che si sollevavano ad ogni parola pronunciata su Milano, gli occhi chiarissimi che luccicavano come comete in una notte calma.

E capisco di aver bisogno di lei in questo momento, di sentire la sua voce sottile ma acuta a tempo stesso, sento la necessità di parlare con lei per cercare di affievolire i miei sensi di colpa.

My new neighbors-2 H.S.Where stories live. Discover now