Avevi detto che non l'avresti fatto

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《Dove cazzo sei?》urlo a pieni polmoni.

Mi guardo intorno come una furia, con la rabbia a ribollire al posto del sangue nelle vene, la testa ad esplodere per la confusione, e la nausea persistente all'altezza dello stomaco che mi rende difficile perfino deglutire.

Gli occhi ancora iniettati di lacrime calde che scivolano contro le labbra, le ciglia quasi incollate tra di loro mentre mi avvicino velocemente alla porta alla mia sinistra.

La spalanco di scatto trovando Colin davanti allo specchio. Le mani a stringere il granito nero che circonda il lavandino, le nocche che spiccano come un fiocco di neve in una stanza completamente nera e illuminata da una luce fioca.

《Perché?》ringhio senza neanche trattenermi. Avanzo di due passi, decisi, secchi sotto ai suoi occhi puntati al suo stesso riflesso.
Perché?》ripeto in un sibilo quando non ricevo risposta.

《Non voglio parlare adesso.》
《Beh Colin, guarda un po'... Io si.》
Non starò qui a far finta di niente, non mi metterò seduta sul letto a guardare uno stupido programma tv dopo aver saputo che mi ha presa per il culo per dei mesi lunghissimi. Ne tanto meno starò a piangermi addosso dopo ciò che mi ha nascosto e rivelato adesso.

Perché mi hai fatto questo?》strillo dandogli uno spintone.

Le guance ormai rigate di lacrime si fondono con quelle nuove, lasciandomi addosso i segni evidenti del mascara e il sapore schifoso tra le labbra aride.

"Se il mio non lo reputa amore, allora il suo cosa dovrebbe essere?"

A questo pensiero lo spingo ancora, e ancora, e ancora, fin quando le sue mani non afferrano i miei polsi e lui finisce contro il muro.

《Non hai il diritto di fare così》sputa fuori con livore a pochi centimetri dal mio viso, non mi guarda neanche in faccia mentre parla e mi stringe i polsi con forza.

Tu non avevi il diritto di trattarmi così. Mi hai fatto credere che non ti ricordavi di me! Mi hai fatto piangere tutti i giorni e...》mi blocco prendendo un respiro enorme, in cerca delle parole giuste da dire
《E...? Cosa Skyler?》ringhia incazzato, gli occhi chiusi in due fessure sottilissime.

Ma poi, improvvisamente, non ho più voglia di urlare. Non ho più voglia di stargli così vicino, non mi va più di sentire il tocco delle sue mani intorno ai miei polsi; non ho più voglia di guardarlo in faccia quando ripenso a Veronik e a lui insieme.

《...E voglio tornare a casa mia》mi ritrovo a dire allontanandomi da lui.

Con un gesto secco mi svincolo dalla sua presa ed esco dal bagno.
Chiudo la valigia che precedentemente avevo aperto e mi infilo la giacca in pelle.

《Siamo arrivati da meno di ventiquattro ore, non tornerai a casa tua.》

Non gli rispondo nemmeno, continuo a prendere le mie cose mentre gli occhi si appannano sempre di più e la nausea si fa più forte.
Dicono che quando smetti di aver voglia di litigare o di discutere con qualcuno, allora quello è il punto di non ritorno, non ti importa più.
Non so se sia realmente così adesso, ma so per certo che in questo momento voglio solo stargli lontana.

Afferro il telefono componendo il numero per chiamare i taxi. Dopo svariati minuti di attesa finalmente rispondono, ma Colin non mi dà il tempo nemmeno di pronunciare un saluto che mi strappa il telefono dalle mani.

《Smettila. Smettila di starmi addosso. Me ne vado io e ti mando qui qualcun altro》pronuncio in tono neutro riprendendo il telefono.

Porto il cellulare all'orecchio e prenoto un taxi che mi porti in aeroporto in pochi minuti.

My new neighbors-2 H.S.Where stories live. Discover now