Photograph

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Ieri notte, dopo avermi fatto quell'agognato thé caldo, Colin si è seduto al mio fianco sul divano e ha iniziato a fissare un punto a caso.
Dritto davanti a sé, lo sguardo puntato oltre le grandi finestre del mio appartamento, in trance sugli altissimi grattacieli quasi spenti che si stagliano in tutta Manhattan.

Quando gli ho chiesto se qualcosa non andasse, lui si è limitato a guardarmi dritto negli occhi, senza dire neanche una sola sillaba; mi ha messo una strana agitazione dentro, mi osservava con un misto di stranezza e rabbia, almeno così mi è sembrato.
Poi dal nulla ha rigirato la faccia ed è tornato a guardare fuori.

Per questo motivo adesso, davanti la porta chiusa del suo appartamento, mi ritrovo con l'ansia e senza un minimo di saliva.
"Che se la sia presa perché ho rifiutato il suo invito a passare la notte insieme a lui?

La porta che si apre mi fa trasalire.
Mi schiarisco la gola con un colpo di tosse secco, poi lo guardo.
《Uhm... buongiorno》biascico cauta, passando in rassegna il suo corpo praticamente nudo, se non fosse per un paio di boxer bianchi.

《'Giorno! Entra pure》mormora con voce roca, accennando un sorriso che riesce ad alleviare un minimo la mia agitazione.

Mi chiudo la porta alle spalle, quando mi giro il mio sguardo non può posizionarsi che sul suo sedere, un sedere scolpito alla perfezione, oserei dire.

《Hai già fatto colazione?》la sua voce è così bassa e rauca che non mi ci vuole molto a intuire che si sia appena svegliato.
《No, non ancora!》
Mi siedo sul divano nell'attesa che si prepari qualcosa da mangiare, afferro il cellulare e apro la chat con mia madre.

Da: mamma
*Alle undici dovete essere qui al mio studio, da lì vi spostate con John e io prendo la mia macchina!* leggo ad alta voce, in modo da rendere partecipe anche Colin.

《Chi è John?》
Alzo il viso quando arriva con un vassoio e lo molla davanti a noi, sul tavolino del soggiorno
《Il nostro autista》mi limito a dire vedendolo poi annuire.

Lo ringrazio per la colazione e in silenzio iniziamo a mangiare.
Devo ammettere che questa situazione è alquanto imbarazzante, sembrerei pazza se iniziassi ad urlare per interrompere il silenzio?

Forse, non lo so, ma lo faccio.

Inizio ad urlare un "ahhhhh" acuto e prolungato che fa spaventare Colin e gli fa cadere il biscotto per terra.
Mi giro per guardarlo, ovviamente continuando ad urlare anche se mi alzo dal divano e inizio a camminare intorno al tavolino.

Alzo le braccia al cielo, dondolandole come trasportate dal vento mentre lui mi fissa a bocca aperta e ad occhi sgranati.
《Che cazzo... ma sei pazza?》chiede a voce alta, cercando di superare la mia tonalità da "spacco i vetri di questo dannato appartamento".

《Skyler! Che diamine urli?!》Domanda ancora, ma io non lo cago, inizio a correre intorno al divano con le braccia ancora rivolte al cielo, lasciandolo con la faccia di chi non sta capendo un cazzo.

Corro e urlo fino a quando Colin mi afferra dai fianchi e mi fa cadere sul divano, guardandomi con un sopracciglio alzato e la mascella tesa.

《Che diamine era quella... cosa?》domanda sconvolto indicando lo spazio con un dito.

Faccio spallucce,
《Non mi piace il silenzio》dico con nonchalance, cosa che gli fa alzare anche il secondo sopracciglio.
《E dirmelo invece di inziare ad urlare?》vedo perfettamente come cerca di restare serio e di reprimere quel sorrisetto che spinge per farsi vedere.

La mia mano si muove da sola verso il suo viso, l'indice scatta in fuori, posizionandosi su quella fossetta al momento invisibile, ma io lo so che c'è, è proprio qui dove la punta del mio dito si è fermata.

My new neighbors-2 H.S.Where stories live. Discover now