Capitolo 2

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"Hey, tutto bene?"
Aurora mi fissa preoccupata da circa un'oretta da quando siamo rientrate.
Non ho più detto una parola da quando siamo uscite dal Paris.
Forse è per la stanchezza o perché non ho voglia di parlare.
O entrambi.

"Mh, si. Perché?" le rivolgo uno sguardo tra l'assonnnato e il malinconico.

Meglio rispondere, non voglio passare il terzo grado.

Ma perché non vado a letto?
Perché mi sento strana?

"Stai fissando quella foto da lungo tempo"

Oh, si riferisce a quella fotografia.
Quella che ho cercato di eliminare dalla testa negli ultimi anni.
Quella che mi ha riportato alla mente il più bel periodo della mia vita.
Quel pezzetto di ricordo che se ne sta al muro per costringermi a credere che non ci saranno mai più momenti felici.
Che è tutto finito.
Che lui non mi ama più.
Che lui ha preferito un'altra a me e nostra figlia.

Se ne sta sorridente, mentre stringe il mio fianco e tiene in braccio Arianna, convinto che saremo una buona famiglia.

Il padre, la madre e la figlia.
Tutto perfetto? No?

I nostri occhi socchiusi per una giornata di primavera, cosparsa di un sole prepotente, vento leggero, odore di terra bagnata per la pioggia del giorno prima e di profumo di limoni che riesco ancora a sentire.
Il cielo più azzurro dei suoi occhi, i suoi denti del colore delle nuvole, le mie labbra rosse come le fragole.
Il mio cuore in tilt per la voglia che ho di mordere le sue labbra.

"Forse dovresti riposare" dice la mia migliore amica mentre posa la sua mano sulla mia spalla, riportandomi alla triste realtà.

"Ti dispiace se rimango ancora un po'?"

Non credo mi serva il suo permesso ma lo chiedo per non sembrare scortese.

"Sono le tre e mezza. Io non dovrei lasciar..."

Sospira, si ammutolisce e lentamente si allontana.
Deve aver capito che, in questi momenti, ho bisogno di restare sola per riflettere.
Io sono così: riesco a capire ciò che è sbagliato solo facendo un esame di coscienza.
Da sola.

"Posso spegnere la luce?"
Aurora è ancora davanti la sua stanza e sta aspettando una mia risposta.
O forse vuole solo assicurarsi che non mi tagli le vene.

"Si"

Lei chiude la porta e dopo alcuni secondi, non sento più nessun rumore.

Regna la pace.

La lampada sul como riflette la luce su quella maledetta fotografia appesa al muro.
La fisso ancora e ancora
Perché non l'ho mai tolta nonostante cerchi di non guardarla ogni giorno?

Perché il fato ci ha fatto incontrare?

NON PIANGERE, NON PIANGERE.

Ma le lacrime bastarde escono a valanghe e non si fermano.
Mi stanno bagnando le guance, quelle che si infuocavano solo per lui.

Perché è andato via?
È colpa mia? Non l'ho amato abbastanza?
Si è stancato di noi?

Avrei dovuto costringerlo a rimanere, ad abbracciarmi, ad accarezzarmi, a consolarmi.
Avrei dovuto lottare per il nostro amore, quello che ultimamente provavo solo io.

Avrei dovuto incatenarlo ai miei polsi e gridargli in faccia che io ero ancora innamorata di lui.

Avrei dovuto chiuderlo in camera a fare sesso a tutte le ore del giorno.

Ma non sarebbe stato più amore.

Dopo molte riflessioni, sono giunta alla conclusione che dirgli addio è stata la decisione più saggia.

Lift Me Where stories live. Discover now