Capitolo 3 "Piacere, Emma!"

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L'automobile dei genitori di Emma venne parcheggiata proprio davanti al locale nel quale si sarebbe svolta la cena di gala e subito dopo un ballo.
Mary Margaret aveva già portato il piccolo Neal dalla sua amica Belle e, secondo il suo intuito di madre, stava già dormendo.
-Potete spiegarmi una cosa, prima di scendere?- domandò la bionda ai suoi genitori scostandosi un ciuffo ribelle che le era ricaduto sul viso pallido.
David la guardò dallo specchietto retrovisore interno della macchina. -So cosa ci stai per chiedere, piccola... e si, dovevi venire per forza con noi. Un'altra nottata con Ruby con te l'avremmo mai fatta fare, avete rotto due finestre della vicina e le molle del tuo letto sono completamente andate. Questa spiegazione ti basta?- le disse il padre accennando un sorriso.
Emma sbuffò e aprì la portiera, mise fuori una gamba e per miracolo riuscì al alzarsi su quei vertiginosi tacchi. -Dannata Ruby, degli stivaletti non ti andavano bene...- esclamò ad alta voce gesticolando e facendo rigirare tutte le persone intorno a lei. -Che figura di merda...- aggiunse, mormorando tra se e se.
Si aggiustò il lungo vestito bianco e alzò lo sguardo, incontrando un'insegna finemente decorata che recava la scritta "Fantasy Island". Più che un hotel a cinque stelle, da fuori sembrava un bar malconcio, magari il detto "l'apparenza inganna" era adatto a quel locale.
-Siete sicuri che è questo il posto? A me pare una discoteca...- disse la bionda grattandosi la testa.
-Tesoro, volta leggermente il capo sulla tua sinistra.- Mary Margaret le prese il mento e lentamente le accompagnò il volto, fino a che Emma non si ritrovò dinanzi allo "Chandelier".
-Ah, ecco...- le rispose Emma spalancando gli occhi. Un'enorme portone dai ricami dorati permetteva di entrare all'interno del famoso ristorante. Se si dovesse paragonare ad un'epoca, la bionda avrebbe di sicuro affermato che lo "Chandelier" veniva dall'Antica Roma... oltre al dorato i colori predominanti, al meno all'esterno, erano il nero ed il rosso e questo bastava per far impazzire la ragazza, visto che erano le sue due sfumature preferite. -Oh mio Dio... ma conosci qualcuno lì dentro almeno? Cioè, guarda!- aggiunse Emma saltellando verso l'entrata. Un uomo forte e robusto le sbarrò il passaggio.
-Signorina, non può entrare qui senza un permesso... David? David! Ragazzo mio! Da quanto tempo non ti si vede in giro!- esclamò il butta fuori, camminando verso il padre della bionda.
-Leroy! Ma come... tu lavori qui?- domandò David abbracciando il suo amico di vecchia data.
-Si, il proprietario mi ha preso giusto l'anno scorso... devo controllare chi può entrare e chi non può entrare qui dentro.- gli rispose l'amico sorridendo e ricambiando il dolce gesto.
-Allora facci passare! Mr. Gold mi ha invitato alla sua cena e... aspetta tu non conosci mia moglie e mia figlia, giusto?- chiese spostandosi, così da lasciare lo sguardo dell'uomo vagare sulle due donne.
-No che non me le hai presentate! Piacere signora, io sono Leroy, andavo alle superiori con suo marito e tu... devi essere la figlia! Piacere!- disse felice, stringendo le mani ad entrambe.
-Il piacere è tutto nostro!- esclamarono all'unisono Emma e Mary Margaret.
-Bene... allora, entrate prego! La cena organizzata da Mr. Gold si trova nell'enorme salone a destra, lo trovate subito... mentre per il ballo lì a sinistra, ma credo vi spiegherà tutto lui appena vi vedrà! Buona cena e buon divertimento!- Leroy salutò con la mano la famiglia e li lasciò passare.
Ruby aveva fatto diventare la bionda una principessa e quello era il contesto adatto per una principessa. L'interno presentava gli stessi colori della facciata esterna, l'unica differenza erano gli enormi lampadari di cristallo che pendevamo dal soffitto, che rendevano il tutto ancora più elegante di quanto non fosse già.
Si diressero tutti e tre verso il salone di destra, come gli aveva accennato Leroy e, con grande stupore, trovarono già tutti gli invitati intenti a parlare tra loro. David ne conosceva giusto due o tre, compreso il proprietario. Quest'ultimo era il capo del padre della bionda, gestiva la centrale di StoryBrooke e aveva anche parecchie aziende fuori città, quindi tutta quella gente doveva essere composta dai suoi dipendenti con le rispettive famiglie.
-Nolan? Sceriffo Nolan?- domandò una voce dal tono di mezza età. L'interessato si voltò di scatto e si ritrovò dinanzi ad un'uomo sulla cinquantina, accompagnato da un bastone di legno pregiato, lo si poteva comprendere dal piccolo disegno di un'aquila argentata che giaceva nel mezzo.
-Mr. Gold! Che piacere rivederla!- esclamò David stringendogli la mano. -Sono venuto qui con la mia famiglia, questa è mia moglie Mary Margaret e quella ragazza vestita di bianco intenta ad... annusare la pianta è mia figlia Emma. Emma! Vieni subito qui! La scusi, ha vent'anni ma ha il cervello di un'adolescente.- spiegò il padre della bionda grattandosi la nuca.
-Capisco... vi lascio soli, così vi ambientate un po' e... tra poco inizia la cena. Non correte per prendere i posti, tanto sono già stati assegnati. E tu... Eleonora?- chiese Mr. Gold, aggiustandosi la giacca.
-Emma... il mio nome è Emma.- lo riprese la ragazza.
-Si... Emma, non dovresti annoiarti più di tanto, ci sono molti ragazzi della tua età. Potresti fare amicizia con loro...- aggiunse l'uomo. La bionda annuì e, con la sua famiglia, si diresse verso il centro del grande salone.
David si guardò in giro e riconobbe un paio di visi conosciuti, Mary Margaret ormai era andata per conto suo al buffet ed Emma era rimasta sola, così sbuffò e si diresse verso il piccolo balcone.
Respirò a fondo l'aria fresca e si appoggiò al davanzale, scrutando la luna. Pensava spesso all'altra faccia del nostro satellite, non si vede mai e si chiedeva spesso il perché... così bella e così misteriosa. In quel momento avrebbe voluto avere la sua chitarra e suonare sotto la luce argentea della notte, per conto suo, così si mise a canticchiare qualche melodia, senza mai distogliere lo  sguardo dalla luna.
-Hey... ciao!- esclamò una voce alle sue spalle. Emma smise di cantare e si girò di scatto.
-No, ti prego... non smettere di cantare, hai un timbro stupendo.- un ragazzo le si avvicinò e si posizionò accanto a lei. -Piacere, io sono August...- aggiunse, porgendole la mano. La bionda la afferrò e gli sorrise. -Emma... mi stavo annoiando e così sono uscita fuori.- ammise stringendo la mano del ragazzo.
-Oh, non dirlo a me... i miei genitori si sono piazzati a parlare da una mezz'ora.- August roteò gli occhi, facendo ridere la ragazza. -Mio padre è un dipendente di Mr. Gold, lavora in una fabbrica di cappelli molto pregiati e questo...- il brunetto le mostrò il suo accessorio. -Ce l'ho solo io, papà l'ha affatto apposta per me, circa un anno fa e me l'ha regalato per il mio compleanno...- aggiunse rimettendosi il cappello in testa.
-È molto carino... mi ricordi davvero tanto il Cappellaio Matto, è proprio un bel cilindro!- ammise ridendo Emma.
-Allora manca la mia Alice!- le rispose August facendo un inchino. La ragazza rise e stette al gioco.
-Mi dispiace ma io non sono la Alice che cerchi...- gli disse Emma, guardandolo negli occhi. -Sai una cosa? Io comincio ad avere fame, meglio rientrare e poi fa freschetto qui fuori... ci becchiamo alla cena o al ballo va bene?- aggiunse avviandosi verso la portafinestra.
Il ragazzo le fece l'occhiolino e lei rientrò dentro, tutti gli invitati si erano già seduti alle tavolate ed Emma doveva solo cercare i suoi genitori. Impresa particolarmente facile visto che c'erano più o meno mille persone. Non si sa secondo quale miracolo, la bionda, senza troppe ricerche, trovò la sua famiglia e si sedette con loro, cominciando a degustare i primi piatti.

You were my angel ➳ swanqueenKde žijí příběhy. Začni objevovat