Capitolo 30: Il re senza corona (2/2)

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L'uomo sollevò lo sguardo, inespressivo. «Salvarla?»

«Tu conosci molto bene l'Oltremondo. Io e Wulfric abbiamo un disperato bisogno di raggiungere la Terra del Bianco, e se usciremo da questa Volta Variante, saremo di nuovo in pericolo, dato che Medb ci ha messo l'intero Oltremondo alle costole. Nessuno vorrà aiutarci.»

Artri trasse un profondo sospiro e si alzò, andando a raccogliere un grande piatto di legno che teneva nella sua tenda. Su di esso servì i conigli, ormai cotti, e li insaporì con delle spezie.

«Ditemi, il Vecchio Merlo è ancora in vita?» chiese, posando il piatto su una roccia. Si radunarono tutti e tre attorno a esso e, malgrado la memoria dei conigli scuoiati fosse ancora vivida, cominciarono a mangiare, troppo affamati dalle fatiche per essere schizzinosi.

«Sì» sbottò Rose, prima di affondare i denti in una coscia dell'animale. La carne si staccò dalle ossa con facilità, e cominciò a mangiare con maggiore voracità. Aveva la sensazione di non nutrirsi come si doveva da secoli. Come rimpiangeva la cucina di sua nonna.

«Non potrebbe essere lui ad aiutarvi?»

«E' per colpa sua se siamo qui» ringhiò Wulfric, aggrottando la fronte nel modo che lo faceva assomigliare a una roccia infuriata. «Ci ha traditi. Voleva spingere le Daone Sith ad annientarsi a vicenda, e ha distrutto tutto quello che avremmo dovuto proteggere. Guarda, per colpa sua Rose è stata ferita da Morgaine, e non sappiamo nemmeno che effetti possa avere il veleno contenuto nella sua spada, né se riusciremo mai a bandirlo del tutto dal suo corpo. La rende più debole, e non possiamo farci niente.»

Rose sentì le guance avvampare, e si portò una mano al fianco. Sperava di essere stata più efficiente nel nascondere a Wulfric il dolore.

Artri fece una smorfia e sputò con malagrazia nel fuoco alcuni residui di ossa. Si pulì i denti con un'unghia appuntita, molto somigliante a un artiglio.

«Dunque non avete proprio nessuno» sospirò. «Immagino di non avere molta scelta, messo tanto alle strette. Senza una guida non avete speranze.»

«Allora accetti di aiutarci?»

«A malincuore, sì. Non amo molto che la mia quiete venga disturbata, ma posso capire perché non vogliate affidarvi a Myr, dopo quello che ha fatto. Credevo che fosse cambiato in tutti questi anni... che fosse riuscito ad andare avanti. Io l'ho fatto, nonostante non ci sia giorno in cui non mi rammenti di cos'è accaduto nella mia vita da mortale» disse Artri, afferrando un altro cosciotto di coniglio.

«Myr è stato come un padre per me, quando io non ho mai conosciuto il mio. O almeno si è comportato come tale finché Freya non si è allontanata da lui. Non credo che Nimueh l'abbia scacciata per pura crudeltà nei suoi confronti. Voleva tenere al sicuro la sua protetta da una persona che era molto instabile. Sul mio maestro si possono dire molte cose, ma di una sola io sono sicuro: il Vecchio Merlo vive in un mondo tutto suo, dove nessuno può raggiungerlo. E' lui che non vuole mantenere i rapporti, è lui che vive in una boccia. Se permette a qualcuno di toccarlo, prima o poi quella persona viene allontanata, che sia per cause esterne o per sua mano. In ogni caso, non ha mai tentato di riunirsi a Freya, e non mi ha seguito, quando sono fuggito da Avalon. Credevo che l'avrebbe fatto. Speravo che l'avrebbe fatto. Ma no, mi ha abbandonato al mio destino, e me la sono dovuta cavare da solo. Dopo quell'abbandono, un muro di ghiaccio si è formato fra noi. Non gli ho più voluto bene come quando ero un bambino. Ci sono stati momenti in cui l'ho persino odiato, incolpandolo di tutte le mie disgrazie. Tuttavia, ora vedo le cose in una nuova prospettiva. E' passato tanto tempo, e sapere che Myr è ancora legato ai fantasmi del passato mi mette una grande tristezza. E' come se, nonostante sia mutato a tal punto da non sembrare nemmeno un uomo, non riesca ad abbandonare l'anima che si ostina tanto a portarsi dietro. Per crescere, c'è bisogno di una morte. E' la morte che permette a ogni cosa di rinnovarsi, e lui non ha il coraggio di lasciar morire quella parte di sé. Non l'ha mai avuto. Persino il buon Geodfrith ha una tempra più salda della sua, e ha capito che, nonostante non si debba dimenticare ciò che è stato, bisogna anche lasciarlo andare.»

«Non potrei essere più d'accordo» mormorò Rose, scambiando un'occhiata con Wulfric. Era come se Artri avesse svelato cose che lei stessa già pensava, anche se non in modo tanto chiaro. «Lasciar andare il passato. Regolare i conti, e poi mollare la presa. E' così che si dovrebbe fare.»

Lo sguardo della ragazza si perse nel vuoto, mentre la sua mente ritornava ad Alan. Rose avvertì una mano di Wulfric sulla schiena, e si appoggiò contro di lui, osservando i resti della carcassa del coniglio. Erano arrivati proprio lì, alle ossa di quell'animale, proprio come lei era giunta alle ossa della sua anima. Non c'era più niente nascosto, e quello la faceva sentire come se fosse diventata più leggera.

«Voi siete diversi da Myr e da me» mormorò Artri, rivolgendo loro un sorriso gentile, assai diverso dai precedenti, che avevano avuto una punta di ferocia. «Forse essere più morbidi non è poi tanto male. Io e lui siamo figli di un'epoca crudele, e ne siamo stati influenzati. Allora era uccidi o vieni ucciso e, per quanto il mondo continui a girare in questo modo, è bello vedere due creature che tentano di tirarsene fuori.

Il Grande Orso trasse un profondo sospiro. «Siate clementi con Myr. So che adesso vi sembra difficile, eppure sono certo che voi sarete in grado di farlo, a differenza di me, quando ero ancora in vita. Una volta che sarete tornati ad Avalon, ditegli che lo perdono. Io purtroppo non posso più mettere piede nel mondo degli umani, ma voi sì. Per favore. Provateci. Se mi promettete che metterete il vostro cuore in questo, giuro sul mio onore che vi porterò da Finvarra, non importa quale sia il costo.»

Wulfric strinse la mascella, e il suo corpo si irrigidì contro quello di Rose. La ragazza condivideva quella repulsione. Era ancora impossibile per lei considerare il perdono dopo quanto era successo, ma in futuro avrebbe potuto ripensarci, se non altro per mantenere fede alla promessa fatta ad Artri. Quel re senza corona non doveva loro niente, eppure aveva deciso di aiutarli, solo perché sentiva di non poterli abbandonare. Rose voleva provare a essere come lui, nel suo piccolo, e fu questo a spingerla a stringergli la mano per suggellare il loro patto. Lo stesso fece Wulfric, dopo un momento di esitazione.

«Bene, allora» concluse Artri, dando una pacca sulla spalla del ragazzo. «Siamo d'accordo. Partiremo domattina, quindi vi conviene farvi una buona notte di sonno. Io posso darvi un posto nella mia tenda, ma vi avverto, russo come un orso.»

Mundbora - L'ombra degli antichiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora