look at your cuts. each one is a battle with yourself that you lost.

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Il processo giuridico lo aveva superato con la scusante della legittima difesa, aiutandosi col mostrare i traumi che sarebbero sempre rimasti impressi sui suoi polsi. Sul suo stomaco padroneggiavano marchi scuri, sulle sue braccia delle lievi cicatrici arrossate. Tutti lo guardavano negli occhi per capire, poiché era da lì che erano riusciti a comprendere che Yoongi era un ragazzino ormai morto. Fu affidato ad un ospedale psichiatrico e poi ai servizi sociali, ma fino a sedici anni non smise mai di autoinfliggersi dolore. I tagli lo riportavano da sua madre, il dolore era ormai un amico di famiglia che gli ricordava com'era stata la sua infanzia. Distrutta, recisa da un uomo immondo. Non si pentí mai di ciò che aveva fatto, ma il sangue e la parvenza del padre lo rincorsero ogni notte per anni interi. Quando entrò in una comunità di ragazzi come lui, smise di tagliare i suoi polsi, finalmente comprendendo che non c'era modo di riportare indietro nemmeno quella struggente parte di sua madre. Pensó ai suoi capelli e al suo sorriso per un'ultima volta, poi buttò tutte le sue fotografie. In quel momento, fece una promessa a se stesso. Si disse che non avrebbe mai dovuto fidarsi o innamorarsi di nessuno, si disse che avrebbe eccelso nella sua vita e che sarebbe diventato un uomo migliore di suo padre. In quel momento, cancelló la sua infanzia e staccó una parte di sé, risultando nel più completo anonimato. Si promise che tutto ciò che avrebbe fatto in futuro non avrebbe mai riguardato il suo passato. Si tinse i capelli di grigio, il colore della fiacchezza e dell'equilibrio, di chi guardava tutto da lontano.
Nel suo futuro, però, Yoongi si era reso conto di aver fallito ogni cosa.

La notte era caduta come una goccia di inchiostro nel cielo limpido, come succede sempre d'inverno. Jungkook aveva solo una coperta che divideva la sua schiena dall'erba rigogliosa e morbida del parco a circa tre kilometri dietro casa sua. Il vento faceva frusciare le foglie dei frassini, faggi e melie tutt'intorno alla zona per pic nic. Erano alberi latifoglie e d'estate permettevano di avere grandi zone d'ombra. Anche gli arbusti emettevano rumori delicati che rimbombavano nel silenzio apparente di quel parco. Poi, si sentivano gli schiamazzi delle persone rintanate in casa o nei ristoranti vicini, tutti che aspettavano la mezzanotte con impazienza per festeggiare. Invece Jungkook se ne stava disteso sulla coperta nera, la quale impediva al suo corpo di inumidirsi con l'erba smeraldo che scuriva sotto di essa. Le luci del suo quartiere erano fievoli, giuste per agevolare la vista e non troppo forti per accecarla. Nessuna luce elettrica, quindi, soffocava il cielo sopra di lui. Le stelle brillavano e scintillavano incastonate nel nero e nessuna nuvola le disturbava. Le stelle stavano sempre in silenzio, eppure l'uomo avrebbe potuto osservarle per mesi interi, meravigliandosi ogni notte per la loro innata bellezza. Ed anche Jungkook, in quel momento, restava in silenzio con loro. Il vento freddo gli perforò i tre strati di vestiti che portava, dunque si strinse ad uno degli spettacoli più belli al mondo, oltre alla volta celeste. Taehyung accanto a lui osservava il cielo in silenzio religioso, con i capelli che svolazzavano secondo la direzione dell'aria. Lui pensava e ripensava alla poesia che sua madre portava sempre in borsa e più se la immaginava, più voleva raccontarla a Jungkook. Lo sentí cingersi a lui, con le braccia che si aggrappavano alla sua felpa pesante. Lo stilista si voltò a guardare ciò che iniziava a scaldarlo sempre di più con il corpo. Jungkook aveva una mano stretta alla stoffa sul suo petto, il viso a pochi centimetri dal suo e gli occhi semichiusi. Il più grande si giró su un fianco e avvolse entrambe le braccia intorno al corpo di Jungkook. Sopra di loro, una coperta di stelle. Ciononostante, il paradiso per Taehyung non si trovava più aldilà di quei punti luminescenti, bensì risiedeva nel viso di Jungkook.
Erano lì, da soli, immersi nel buio e nel freddo, tuttavia i loro occhi e i loro corpi riuscivano a mischiarsi e parlarsi sotto ciò che entrambi chiamavano amore. Il fruscio e l'ululare del vento tra i rami li accompagnava ancora, Jungkook sentiva il calore delle braccia di Taehyung che cingevano il suo torso e le sue dita erano ancora strette alla felpa dello stilista. Entrambi indossavano i cappucci per proteggere le orecchie dall'aria gelida, i suoni erano attenuati dal cotone, la luce soffusa.

♔ velvet & silk ♔ yoonmin, vkook, namjin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora