Capitolo 5-Elena-

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La sera William venne nella mia camera, lo guardai mentre nascondevo velocemente la lancia nella tasca del pigiama. Erano si e no due otre giorni che ci trovavamo in quella casa, e nonostante il tempo passato con lui non sapevo ancora farmi un'idea.

Lo guardai mentre si sedeva sul bordo del mio letto, spostai le gambe per non infastidirlo.

«Devo parlarti, Elena» esordì infine. Annuii appena senza riuscire a dire altro. E c'era tanto che avrei potutto dire.

«La lancia che tuo padre ti ha consegnato...» nel sentire le sue parole istintivamente la strinsi tra le dita, il palmo mi si graffiò con quella piccola lama affilata ma non mi importava, più male di quanto mi avesse già fatto non avrebbe potuto procurarmene.

«Come faccio a spiegarti. E' ancora presto per tutto questo, ma secondo Beatrice devi essere consapevole...»

Mi tirai su con la schiena, sedendomi sul letto per poter essereal suo livello di visuale.

«Voglio sapere» dissi immediatamente, accodandomi così alle parole di Beatrice. «Anche solo poco.»

«Bene» William annuì piano «La lancia non può essere tenuta da nessun'altro che non sia possessore del nostro sangue Elena.»

«Intendi sangue di sacerdote?»

Lui scosse la testa, mentre alcuni riccioli si mossero.

«No, con il sangue dei Morgan, con il sangue della nostra famiglia» la sua voce si inclinò nel pronunciare quell'ultima parola, come se ne sentisse estraniato, come non fosse un qualcosa di cui avesse mai avuto parte. Non avrei potuto affermare mai il contrario, io non ero nemmeno a conoscenza della sua esistenza, e per un momento mi chiesi il perché non fosse mai nemmeno stato nominato.

«Abbiamo radici antiche nella storia dei sacerdoti, e tanto antiche sono anche le radici di legame con quell'oggetto, ma in pochi membri della famiglia la possono toccare senza... senza farsi del male.»

Senza morire.

Completai la sua frase, era così estraniente e terrificante il fatto che riuscissi a percepire quella parola anche senza bisogno di pensarci. Era automatica, come fosse divenuta una parte di me senza chiedere il permesso, senza che io lo volessi. Una parte tragicamente importante della mia vita, che sempre mi avrebbe accompagnata.

«Perché io posso?» Non ero morta quando mi aveva toccata, non mi aveva nemmeno fatto male. Ma per quale motivo?

William sospirò pesantemente.

«La lancia è viva Elena, lei sente il tuo sangue, lo riconosce. Una maledizione ci lega a quella lancia, ricordalo sempre. Non è un'oggetto da utilizzare o che sia dalla nostra parte.»

Dalla nostra parte?

Corrucciai la fronte, ne parlava come se la lancia fosse viva, come se fosse una sua prerogativa scegliere.

«Sì, la lancia è viva Elena, e non appartiene a noi sacerdoti, ma a un demone che fu sconfitto secoli fa insieme ai fratelli. Il consiglio delle dieci famiglie nella città di Horatium credeva che la lancia fosse andata distrutta con la sua sconfitta ma non è così, ci prendemmo noi il compito di nasconderla, solo noi potevamo farlo.»

«Perché noi? Perché una maledizione ci lega a queso oggetto?»

William voltò la testa dalla mia parte, solo in quel momento notai le borse viola che gli appesantivano occhi. Potei quasi leggere dentro di lui l'indecisione del parlare o meno, l'incapacità di prevedere come avrei reagito a quello che avrebbe dovuto raccontarmi.

[IN PAUSA] Priests-Un legame sancito col sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora