36- La Sentenza

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Narratore Esterno

Quella grande camera, adesso illuminata dalla luce del sole, era molto silenziosa quella mattina. Le stanze della mansione Collins erano sempre state esageratamente grandi e ben decorate con i mobili più cari dell'attualità, in una pura dimostrazione di potere e superbia. Senza la presenza di Christopher quel posto sembrava più leggero per Camila, anche se tutto quello scenario rappresentava ancora qualcosa di tenebroso. La mora camminò verso il suo armadio pronta all'occasione; indossava un vestito formale rosso, molto soffisticato che le dava un aspetto serio e superiore, degno della sua personalità apparente. Non aveva una scollatura succinta, ma nonostante ciò possedeva un taglio a "V" che lasciava vedere l'inizio della valle del suo seno, come tutto il resto del vestito che valorizzava il suo corpo. Era bellissima e perfettamente sexy senza sorpassare il limite permesso dall'occasione. E in fine, ai suoi piedi indossava un paio di tacchi neri, rivestiti di velluto dandole un tocco in più d'eleganza.

Raddrizzò le spalle e camminò verso lo specchio che copriva una delle pareti del suo armadio. Osservò qualche dettaglio del suo trucco leggero e dei suoi capelli lunghi e ondulati. Camila aveva un aspetto avvolgente, elegante e sensuale perfino quando non voleva. Era la sua essenza latina, faceva una differenza che nessun'altra avrebbe potuto raggiungere.

-Permesso. -Eliza mormorò prima di entrare nella camera. -Sono venuta ad avvisarla che il suo autista, Carlos, è pronto.

Camila finì di mettersi degli orecchini di diamante e si girò verso la sua dipendente che la guardava.

-Come sto?

La donna la guardò per qualche secondo, e trattenendosi rispose:

-È bellissima, signora. Come sempre.

-Grazie, Eliza. Oggi devo splendere. -Rispose sicura di sé e contenta mentre si guardava allo specchio.

-Per vedere il signor Collins? -Chiese la donna curiosa.

Camila rimase con lo sguardo fisso sul suo riflesso allo specchio, mentre un sorriso diabolico nasceva sulle sue labbra. Non era esattamente per vedere Christopher che si era preparata così, al contrario, Camila voleva essere semplicemente magnifica per vedere gli ultimi sospiri di speranza del Re.

-Certo, Eliza. Per Christopher. -Mentì.

-Spero vada tutto bene, il signor Collins non merita di passare per tutto questo. -Disse davvero preoccupata.

Karla la guardò abbastanza attentamente, analizzando la postura preoccupata della dipendente verso il suo capo. Eliza credeva davvero che Christopher avesse qualcosa di buono?

-Vedo che si preoccupa davvero. -Disse Camila mettendosi un cappotto beige.

-Scommetto che tornerà. -Mormorò speranzosa.

-Sa, Eliza, non ci scommetterei tanto. Christopher è lì per un motivo e ci sono davvero le prove per cui è colpevole, è meglio abituarsi alla sua assenza. -La mora parlò prima di prendere la sua borsa da sopra il letto. -Non c'è bisogno che lei resti oggi, finisca di fare il necessario e dopo vada a casa. È libera per il resto della giornata.

-Sì, signora.

Camila sorrise col bordo delle labbra e lasciò la camera abbastanza di fretta. Carlos, il suo autista, la vide lasciare la mansione Collins e aprì velocemente la portiera della Rolls Royce argentata, dandole il tempo di accomodarsi nella macchina di lusso. La latina si accomodò sul sedile in pelle caramellato, lasciando la borsa sul sedile di fianco. Il tragitto trascorreva tranquillamente, nonostante tutti i pensieri che le attraversavano la testa. Camila per tutto il tempo si sforzava di credere che quella sarebbe stata la fine della storia, anche quando il suo intuito la avvertiva che stava per succedere qualcosa. Cosa poteva andare male? Christopher non aveva possibilità di essere assolto, o forse sì? Lei negò con la testa, cercando di scacciare qualunque possibilità che sarebbe successo qualcosa di brutto. Forse non era altro che l'agitazione e l'ansia per un giorno così importante.

CHECKMATE (Traduzione Italiana) CamrenWhere stories live. Discover now