1. La ragazza della porta accanto

Start from the beginning
                                    

Camminammo lungo il marciapiede e in poche falcate raggiungemmo l'entrata della nostra abitazione. - Poteva anche sforzarsi di apparire gentile - disse mia madre appena mise piede dentro. Chiusi la porta alle mie spalle e la seguii verso il divano. - Magari era solo sorpresa. Che ne sai? Magari dove vivevano prima non erano abituati a stare con i vicini -.

- A me è sembrata solo una snob -. Accese la tv, iniziando a fare zapping.

- Fatto sta che quella torta potevo mangiarla io. Comunque, vado a fare i compiti - dissi, prendendo lo zaino e salendo la rampa di scale in legno. Giunsi nella mia camera e tirai fuori il libro di storia dallo zaino per iniziare a studiare da quella materia. Non mi piaceva in modo particolare, ma ero stata da sempre abituata a studiare ogni materia con la stessa intensità e costanza, quindi mi toccava farlo.

Presi posto alla scrivania e aprii il libro, cercando la pagina da dove avrei dovuto cominciare, armata di evidenziatore giallo.

Cominciai a leggere, sottolineare e a scrivere a matita quello che volevo aggiungere, estraniandomi dal mondo e perdendo la concezione del tempo.

Un'ora dopo avevo già studiato quindici pagine. Saltai sulla sedia quando il telefono squillò nel silenzio della stanza. I raggi del sole entravano direttamente dalla finestra, scaldandomi la schiena con il loro calore, e godetti di quella sensazione. Mi allungai sulla scrivania per prendere il cellulare e quel movimento fece saltare il tappo dell'evidenziatore che avevo nell'altra mano.

Sbuffai e mi alzai per recuperarlo. Guardai attorno alla sedia, senza riuscire ad individuarlo. I miei occhi scivolarono sul tappeto davanti al letto e di conseguenza sul parquet davanti la finestra. Mi slanciai per prenderlo e nel modo di rialzarmi un particolare catturò la mia attenzione.

La finestra difronte alla mia, nella casa adiacente, era aperta. Non la vedevo spalancata da anni, dall'ultima volta che qualcuno aveva abitato quella casa.

***

- ...che poi, io non ho capito niente comunque - concluse Lisa, facendo un gesto con la mano a mo' di tagliare qualcosa. Mi stava raccontando delle sue lezioni private di matematica, andate non troppo bene.

- Mia madre si è pure incavolata. Ti rendi conto? Dice che le faccio spendere soldi inutilmente, dato che questo era il terzo -.

- Lisa... - la richiamai.

- Mh? -.

- Sei senza speranze - constatai.

- Oh, grazie tante! - scoppiò ironica.

Un battito di mani ci fece tornare composte sulle nostre sedie e abbondare la nostra conversazione.

- Buongiorno, state bene? - disse il professore, posando la sua cartella sulla cattedra. Un attimo dopo entrarono due ragazzi della squadra di baseball, spintonandosi. - Meglio tardi che mai, eh? -.

- Esatto - rispose uno dei due, in un tono che andava tra la sfida e la presa in giro. L'insegnante ignorò quella risposta e si spostò per chiudere la porta. Mi aveva fatto sempre simpatia, era un uomo che sapeva come interagire con i ragazzi della nostra età, oscillando in un limbo tra amico e superiore. Sicuramente sapeva svolgere il suo ruolo di educatore, perché in realtà era una delle persone più sagge che conoscessi.

- Quindi... - proruppe, per correggersi subito dopo - Non si comincia mai un discorso con quindi -.

Si schiarì la voce e cominciò a spiegare, venendo quasi subito interrotto dal bussare oltre la porta.

- Avanti - disse, con il braccio alzato e il gessetto bianco stretto fra le prime tre dita.

La porta si aprì, senza che io potessi vedere chi fosse.

Come la peceWhere stories live. Discover now