tell me pretty lies, tell me that you love me, even if it's fake.

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"Vieni, entra." Lo invitò il maggiore, distrutto dalla visione del ragazzo con il volto quasi privo del suo colore, delle sue labbra che da rosa erano diventate giallognole e dalle sue profonde occhiaie scure. Era fiaccamente bellissimo. "Fa freddo fuori." Gli sussurrò, accompagnandolo con una mano sulla spalla.

Jimin entrò così dentro casa di Yoongi, invaso dal suo profumo e scaldato da quelle quattro mura. Il foyer era simile a quello di Jungkook, solo molto più uniforme e chiaro. Il tappeto era bianco, i mobili di legno chiaro, l'attaccapanni dello stesso materiale e colore, la porta di fronte a loro era bianca anch'essa. Jimin appese la giacca a vento sull'appendiabiti e seguì il maggiore in quello che sembrava il salotto. Il divano di pelle rigorosamente bianca formava una penisola lungo l'angolo del muro, la finestra dalle tende semitrasparenti dava sulle altre ville buie, data la tarda ora, e la televisione era posta sul muro, affissa alla parete di fronte al divano. Di fianco a quest'ultima era posto un grande camino, separato dal resto con un vetro scorrevole. Il fuoco emanava un calore percepibile anche da lontano, sfrigolava e avvampava insieme alle sue fiamme rosse, le quali contribuivano ad illuminare la stanza. Le ombre marcate che donava la sola luce del camino fecero immergere Jimin in una coperta di privatezza e intimità. Si sedette sul braccio del divano, Yoongi gli stette in piedi davanti, poggiando l'intera schiena sul muro bianco e incrociando i piedi. La sua figura accigliata e avveduta non inquietava più Jimin.

"Che cosa é successo, Jimin?" Gli chiese il ragazzo, con la voce impastata dal sonno e gli occhi semichiusi. Era logico che l'avesse svegliato a causa della sua chiamata e che lo avesse aspettato. Lo vedeva così piccolo, così innocente, lì seduto sul suo divano. Quanto avrebbe voluto baciarlo e dirgli che andava tutto bene, solo lui lo sapeva.

"Mi... mi dispiace Yoongi." Fu abile solo di dire questo. Si sentiva in colpa per ogni cosa, anche quelle che non erano legate direttamente a lui. "Mi dispiace per tutto."

"Jimin, dimmi cos'è successo." Si limitò a replicare il ragazzo, evitando di far trasudare troppa freddezza, ma solo autorità.

"Mi hanno drogato e..." Rivelò il ragazzo, non sapendo come spiegare tutto ciò che aveva fatto. "Credo che tu conosca già Lee Sunmi."

A quel nome, il viso di Yoongi si incupì in un battibaleno e lo vide fiondarsi più vicino a lui come una furia. "Oh cazzo, no, no, no." Sussurrò, guardandogli tutte le parti del corpo scoperte, poi gli tirò su le maniche e i suoi occhi videro il graffietto sull'avambraccio. "Cos'è questo? Ti ha iniettato qualcosa? Hai preso qualche pastiglia?!" Vide che il volto di Jimin aveva preso un leggero colore, ma non ricevette alcuna risposta. "Rispondimi, cazzo!" Gli ordinò, preoccupato a morte. Stringeva i polsi di Jimin come se fossero stati gli ultimi appigli che lo risparmiavano da una caduta nel vuoto.

"N-no..." Gli rispose con voce malinconica il biondo. "Non mi ha iniettato nulla e non ho preso niente." Non riusciva ad essere felice per il fatto che Yoongi si stesse preoccupando per lui, poiché aveva confermato che il maggiore conosceva davvero Sunmi. Allora significava c'era andato a letto insieme, allora voleva dire che aveva davvero baciato... lei. A quei pensieri abbassò gli occhi sulle sue mani nude, le quali tremolavano impercettibilmente. Non provava più niente, l'ambiente gli sembrò asettico da quando le mani del ragazzo abbandonarono il suo corpo di nuovo. "Ti saresti mai preoccupato per me anche se non mi fosse successo niente?" Chiese, con completa assenza nella voce e continuando a fissarsi le mani insicure e tremanti.

Yoongi, il quale si era allontanato di nuovo, a quella domanda lo guardò seriosamente, ma dentro lui quelle parole gli avevano bucato il cuore con uno spillo, facendolo esplodere. Si ricordò di quando l'aveva visto all'atelier messaggiare con una ragazza e si pentì amaramente di non aver fatto niente, si pentì di averlo indotto a fare cose di cui nemmeno lui era sicuro. Era convinto di averlo protetto, era convinto che fosse stato meglio in quel modo, ma tutto il suo mondo di ipotesi era caduto con quella telefonata. Doveva rassegnarsi a quello che era davvero per Jimin, una parte agrodolce della sua vita da cui il biondo cercava di scappare, ma che lo raggiungeva sempre, rafforzando gli effetti ogni volta. "Jimin, io non sono quello che tu pensi io sia." Disse Yoongi. "Io non voglio che tu ti attacchi a me in questo modo." Quelle parole gli infransero il cuore di nuovo. "Ho cercato di trovare un accordo, ho cercato di allontanarti, ho cercato di allontanare me stesso, ma ho fallito." Poi un bagliore negli occhi comparve, un bagliore che Jimin non aveva mai visto. "Fallisco sempre in tutto." Sibilò tra i denti, tirando un pugno leggero al muro.

♔ velvet & silk ♔ yoonmin, vkook, namjin Where stories live. Discover now