𝕻𝖎𝖊𝖈𝖊 𝖔𝖋 𝖒𝖊𝖒𝖔𝖗𝖞

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Continuava ad osservare quella coroncina così pomposa e decorata, fatta da quelle piccole manine naniche. Thranduil fece un lungo respiro, pensante in quella oscurità dolcemente decorata dalla luce pendente dal soffitto. Erano le tre di notte passate, ma il Re non aveva sonno: continuava a pensare a Thorin, quella piccola e dolce creatura con cui aveva vissuto pochissime avventure, ma con cui avrebbe tanto voluto combattere orchi e troll insieme. Thranduil si limitò a guardare fuori dalla finestra per qualche istante, osservando da lontano la Montagna Solitaria. Così fredda, così distante, eppure sempre presente. Scattò in piedi, il Re, brandendo delicatamente quella coroncina di fiori che lo aveva così tanto destabilizzato per chissà quale motivo. Doveva buttare la corona?


La verità era solo una: quel piccolo di un nano aveva smosso qualcosa in quel cuore di ghiaccio, sepolto da sentimenti tutt'altro che puri e felici. Aveva reso l'elfo ancora perso tra i suoi pensieri più dolci, più gentili e leggeri. Aveva perso completamente il lume della ragione per quel moro. Aveva completamente scordato, almeno in gran parte, il fatto che fosse molto più grande di lui. E che fosse un elfo. Ed era ciò che creava tanta frustrazione nel biondo: perchè doveva accadere proprio con quel piccolo? Perchè doveva provare interesse per una creaturina del genere?Perchè proprio lui?Continuava ad accarezzare quei dolci, profumati fiori che ad ogni suo tocco parevano riprendersi improvvisamente, nel mentre la sua mente meditava sul da farsi. E cadde ancora sulla sedia, come una bambolina di pezza. Appoggiò la schiena sullo schienale della sedia e riappoggiò la corona sul tavolino in legno, lasciando che le sue grandi mani morbide s'incrociassero tra loro sulla pancia. Era ancora pensieroso Thranduil, quando decise di alzarsi di scatto e di avvicinarsi ad un armadio dolcemente decorato con forme sinuose e graziose: aprendolo, si ritrovò dinanzi ai suoi lunghi e grandi vestiti, ordinati e puliti come sempre. Guardò per qualche istante in ogni angolo dell'armadio, fino a trovare un piccolo piatto con la retina candida. L a moglie spesse volte la usava per contenere piccole foglie o fiori che prendeva dal giardino, per poi ridisegnarli su grandi libri che scriveva solo lei. Guardò per qualche istante il piatto, annuendo poi flebilmente.


Si avvicinò poi al tavolo, ove vi era ancora appoggiato il regalo del piccolo principe. Aprì il piatto e dentro vi mise la corona ancora bella fiorita e profumata. Il nano era riuscito a fare un lavoro impeccabile, seppur giovane e tra le mani dei fiori abbastanza delicati. Dunque perchè buttare un lavoro del genere? L'avrebbe conservata.Avrebbe dato a quei fiori una nuova vita, ogni giorno, pur di non farle appassire. Avrebbe appeso quel piatto al muro, così che nessuno potesse toccarlo o farlo cadere. Solo Thranduil poteva aprirlo, poiché sapeva come fare. Era un piatto che non si poteva slegare facilmente, bisognava avere pazienza e tanta abilità. Perciò la moglie non l'aveva legato, quando l'aveva pulito e sistemato ove era qualche minuto prima. Avrebbe continuato a dar vita a quel sogno, a quelle abilità che aveva sfogato in un semplice gesto. Un modo per averlo accanto, quando meditava su quei sentimenti che sarebbero svaniti sicuramente con il tempo. In fondo, il principe sarebbe cresciuto. E si sarebbe dimenticato di tutto ciò che era successo.


E Thranduil doveva fare lo stesso. Ma in cuor suo, lui sperava..


«Che umile corona..» sussurrò il Re, nel mentre legava la lunga cordicella ad una sporgenza della roccia simile ad un ramo che si nascondeva ancora da dove era sbucato. Perfetto per legarci la coroncina. "Umile", sì...eppure così tremendamente perfetta. Degna di un lavoro da nano.

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