2.20 Mai andato

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Sam

Passo l'ennesimo scaffale di questa enorme biblioteca alla ricerca della lettera M, ma ancora non riesco a trovare il libro che mi serve. Questo posto è enorme e prima ho impiegato all'incirca cinque minuti per capire che stavo cercando un manuale di medicina tra gli scaffali dei libri di letteratura straniera.

Questa mattina sarei dovuto andare a portare nuovi curriculum in giro, ma ormai rimanderò a domani così come ho fatto del resto negli ultimi giorni. Non sono stupido, ho capito bene perché Sally mi ha mandato via di casa: so che Lewis sarebbe potuto venire a prendersi il libro in biblioteca da solo senza il mio aiuto, ma evidentemente lei voleva stare da sola con Harry, quindi... meglio non pensarci. Mi sono stancato di soffrire come un coglione e non sono il tipo che si piange addosso troppo a lungo. Devo svagarmi e pensare ad altro, altrimenti continuare a vedere Harry e Sally insieme mi farà sempre più male. È inutile continuare ad andare avanti così e prima cambio il mio modo di pensare, e meglio sarà per me.

Arrivo all'ultimo scaffale, quello indicato dallo sfigato con gli occhiali che mi ha indirizzato non appena sono entrato nella biblioteca, e mi riprometto che se non trovo ora quel fottutissimo libro, Lewis può anche andare a farsi fottere e muovere le chiappe per venire a prenderselo da solo. Ed è qui che noto un lunghissimo paio di gambe in bilico sulla scala, lasciate scoperte dal ginocchio in giù da una corta gonna un poco svolazzante. Ammetto di impiegare parecchio tempo per accorgermi che la proprietaria di quelle gambe chilometriche la conosco bene. «Julie?»

La ragazza si guarda intorno con fare spaesato e, quando mi trova poco sotto di sé, sembra frenare a metà un sorriso di sorpresa mentre gli occhiali le scivolano giù sulla punta del naso. Si schiarisce la voce e il tono freddo con cui mi saluta mi fa capire parecchie cose. «Ciao.»

È palesemente offesa e purtroppo so bene perché. Dopo aver posizionato l'ultimo libro, scende con attenzione dalla scala per avvicinarsi a un carrellino pieno di volumi da riposizionare nella propria sede. «E quindi, tu lavori qui?»

Non mi guarda nemmeno in faccia. Sembra davvero arrabbiata. «Sai che novità. Cosa vuoi?»

Tiene lo sguardo fisso al carrellino, così mi abbasso fino a mettere la testa esattamente nella traiettoria del suo sguardo. «Sono venuto per te.»

Mi sposta via spingendomi delicatamente sul braccio e torna a occuparsi dello scaffale più basso della libreria. «Sono giorni che non ti fai sentire, quando mi avevi detto che mi avresti chiamata. E ora sbuchi così, qui?»

Mi appoggio con la spalla allo scaffale e continuo a guardarla. «Ti do fastidio?»

«Sì», è la sua risposta automatica. Poi sembra ripensarci, ma continua a guardare quei maledettissimi libri davanti ai suoi occhi. «No... Si può sapere che cosa vuoi? Sto lavorando. E non dirmi bugie perché non me le bevo.»

Sospiro e mi arrendo all'evidenza. «Ok, in realtà mi ha mandato Lewis a cercare questo libro», confesso porgendole il foglietto con il titolo.

Lei lo legge e prende subito a guardarsi intorno. «Dovrebbe essere nello scaffale C, sezione 147...» mi fa spostare per accucciarsi accanto alle mie gambe ed estrae il manuale corretto. «Manuale di base del Primo Soccorso...» commento soppesando il pesante tomo.

«Mi spieghi che cosa se ne fa Lewis di quello?» domanda Julie.

«Perché?»

Sfiorandomi la mano, apre la copertina per mostrarmi l'indice dell'opera. «Perché questo è il manuale che gli studenti studiano al primo anno di Medicina. È la base del primo soccorso. Lewis lavora al pronto soccorso dell'ospedale: direi che quel libro potrebbe scriverlo lui stesso solo basandosi sulla sua esperienza.»

Harry ti presento SallyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora