39. Voglio solo tornare a casa

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Sally

Il finestrino non la smette di vibrare sotto la mia guancia.

Sono così irrequieta che non riesco a stare ferma su questo maledetto sedile.

Questa è la terza volta che sono finalmente riuscita a smettere di piangere; se continuo così, non so quante lacrime mi resteranno in corpo.

Perché, perché, perché devo essere così? Perché non posso essere semplice come Ian, sempre solare e tranquilla? A volte mi chiedo come riesca a farsi scivolare i problemi addosso come se non gli importasse, come se nulla potesse toccarlo. Eppure abbiamo quasi lo stesso patrimonio genetico.

Anche io prima ero così, ma la mia era solo finzione, solo una maschera. Lui, invece, è nudo e crudo davanti agli altri, eppure non prova timore a mostrarsi al mondo intero per quello che è.

Sono sempre stata io la parte sbagliata del nostro duo, la ciambella uscita senza il buco, il fratello mancato... l'ho sempre saputo, ma ormai non riesco più a convivere con questa consapevolezza.

Io non sono niente, non lo sono mai stata né per me, né per nessuno; Harry è stato l'unico a riuscire a intravedere il dolore che celo dentro, ma non gli ho mai permesso di vedere ogni parte: non avrei mai potuto sopportare di vedere il suo sguardo e la sua pena nei miei confronti. Non potrei permetterglielo... non posso trascinarlo giù nel nulla che sento inghiottirmi giorno dopo giorno.

Sono sola ed è giusto così; è giusto che lui sia felice, forse con qualcun'altra potrà esserlo... ma non con me.

La mano di Ian si stringe ancora di più intorno alla mia. «Ehi... va meglio?»

Non riesco nemmeno a parlare... abbiamo speso parole sussurrate per tutta la notte, e ora sono completamente svuotata.

«Vuoi fermarti un attimo e scendere a prendere una boccata d'aria?» domanda con apprensione.

Scrollo piano la testa e appoggio di nuovo la fronte al finestrino. «No, voglio solo tornare a casa.»

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Harry ti presento SallyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora