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Arrivato davanti alla porta dell'appartamento tentò tre volte di inserire la chiavi nella toppa, impiantandole nel compensato come un cieco; non gli andava di ammettere di essere ubriaco, ma lo stomaco vuoto unito alla stanchezza non avevano contribuito a fargli reggere la veglia funebre.

Avrebbe dovuto fermarsi ai primi tre bicchieri.

Tentò di inquadrare la serratura, ma lo sfarfallio delle vecchie lampade nel corridoio del palazzo non lo aiutava nell'impresa; appoggiò la fronte al legno sperando di frenare il mondo, dondolava senza controllo da quando aveva lasciato il bar, di positivo c'era che non ricordava molto del viaggio di ritorno.

Lo aveva aiutato a sopportare gli sguardi dei civili.

Forse aveva vomitato, glielo suggeriva il retrogusto acido nella saliva nascosta tra le labbra e le gengive, passandovi la lingua percepì quel pizzico di aspro unito al sapore dei drink bevuti; verso la fine non ne sentiva più l'odore, era diventato un liquido come un altro che gli scendeva per la gola.

Aveva percorso le rampe di scale barcollando, per miracolo non era rotolato giù rompendosi l'osso del collo; a quel pensiero gli tornò in mente l'assalto di quella stessa sera, e il corpo che precipitava ai suoi piedi come un sacco di sabbia.

Che la pistola che portava in tasca fosse maledetta?

Ringraziò di sapersi ancora reggere su quelle gambe tozze, tornava utile avere delle ginocchia inchiodate, forse gli avevano salvato il collo.

– Wow, vivi quasi sull'attico –

In effetti anche la presenza del premuroso Jonathan, sempre pronto ad afferrarlo quando il peso del suo corpo lo piegava all'indietro, aveva avuto un impatto decisivo.

Non era ancora certo di cosa quel ragazzo stesse facendo lì, non era sicuro di avergli chiesto di accompagnarlo. Era improbabile. Era impossibile, non l'avrebbe mai fatto.

Come era impossibile che avesse accettato di farsi seguire, o accompagnare, qualunque fosse l'interpretazione che il giovane desse alla situazione; e allora che cazzo ci faceva lì?

– Ripetimi perché sei davanti casa mia –

– Non lo so, forse stai per ospitarmi... aspetta, cosa... –

– Non so dove trascorri le tue notti normalmente, ma non trasformerò casa mia nella tana di un tossicodipendente –

Riuscì ad inserire la chiave; sbuffò, era ora. Entrò.

Infilò la mano nella tasca della giacca e sfoderò istantaneamente la pistola cristallizzante di O'Reilly.

I sette uomini armati di fucile lo tenevano sotto tiro, l'Uomo di Carta se ne stava seduto sul divano a gambe incrociate; sfogliava distrattamente una rivista di moda trovata sul mobiletto lì di fianco.

– Comandante, la stavamo aspettando... – alzando lo sguardo intravide l'arma per la prima volta, e sembrò pietrificarsi; – Gesù, si calmi! –

– Tendo a non fidarmi quando degli uomini armati mi strisciano in casa aspettando il mio ritorno –

Gli occhi celesti di Maxwell si erano fatti freddi e duri, la mano aveva smesso di tremargli e la usava ora per reggere fermamente la pistola che puntava la testa dell'Uomo di Carta; aveva intuito immediatamente che fosse lui il pezzo grosso della situazione, e aveva agito di conseguenza.

– Guardi, ho qui un documento... –

L'arma venne alzata ulteriormente, e al grilletto venne applicata una leggera pressione; l'agente governativo parve notarlo.

Sky and SandNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ