Luce bianca
Ero ancora nell'altro mondo
Le piastrelle fredde premevano contro la mia testa, le gambe riposavano spalancate al suolo, e quella luce mi accecava
Mi alzai sgranchendomi le ossa
Osservandomi allo specchio notai il cappotto ricoperto di polvere, dovevo essere rimasto per terra parecchio, forse avevo fatto il salto mentre ero addormentato
Lasciai stare l'inutile fastidio che mi avrebbe privato della pace di quel luogo, di quel momento, della rara solitudine di cui potevo godere, ignorai lo spreco della dose che ancora per poco mi sarebbe scorsa per le vene, e decisi di uscire dal bagno della metropolitana per assaporare gli ultimi minuti di permanenza nell'etere
Aprendo la porta mi ritrovai in un prato, e mi incamminai risalendo una collina verde, con le mani in tasca mi sistemai le mutande e mi tirai su i pantaloni, e strizzando gli occhi inquadrai la candida figura in cima all'altura
L'erba era bella come sempre, gli alberi bianchi senza frutti spiccavano come pali metallici dal suolo
Il cielo era azzurro, chiaro, poche nuvole lo punteggiavano, ma un filtro luminoso appannava i colori attraverso uno strato di aria diafana
Paradisiaco, distante, quel mondo mi era sempre piaciuto
Georgia mi aspettava paziente
Arrivato al di sotto di quei rami candidi mi chinai lentamente sedendomi sul prato morbido, e mi misi ad osservare il panorama
Quello, purtroppo, non mi è possibile descriverlo, ma immaginate il creato intero e le dimensioni in movimento che si consolidano in una immensa landa d'erba
L'esistenza multidimensionale è difficile da comprendere
Georgia parlò
"Uno di noi è sul tuo mondo"
"Io non ho un mondo" risposi
"La tua mente no, il tuo corpo sì"
"Se davvero è uno di voi, nemmeno lui ha un mondo"
"È in viaggio, perduto credo. Forse per scelta"
"Non ci si perde per scelta"
"Eppure, tu sei qui"
"..."
"È potente, pericoloso, ma non è malvagio"
"Allora non vedo perché dovrei preoccuparmi"
"La tua mente non deve farlo, il tuo corpo sì"
Mi voltai per guardarla, improvvisamente ero preoccupato
Mi disse: "Trovalo"
Jonathan si ritrovò seduto in una pozzanghera, in un vicolo mai visto prima (sebbene ne avesse visti parecchi) e con i vestiti ricoperti di polvere.
Guardava senza capire un ammasso di abiti sporchi gettati su un bidone dell'immondizia.
Gli prudeva il braccio, qualche goccia di sangue colatagli addosso gli aveva macchiato la t-shirt, e due occhiaie nere gli scavavano il volto dove dovevano esserci i suoi occhi.
Tirò su col naso, si issò con difficoltà in piedi, e si trascinò sulla strada principale.
Un bar che conosceva.
Entrò, e si lasciò cadere sullo sgabello più vicino.
– Kotov –
– Buonasera Mr Brown. Ha fatto uno dei suoi viaggi? –
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Sky and Sand
Science FictionLa guerra ha finalmente funzionato: il pianeta Terra è morto. La Capitale, l'ultima metropoli ancora intatta, sorge nel mezzo di un deserto senza fine; da quasi un secolo la pioggia non bagna più il suolo e i tentativi di terraformazione non hanno p...