Capitolo 1. La scelta

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I was broken from a young age
Taking my sulking to the masses
Writing my poems for the few
That looked at me took to me, shook to me, feeling me
Singing from heart ache from the pain
Take up my message from the veins
Speacking my lesson from the brain
Seeing the beauty through the... PAIN!

Sto aspettando questo momento da tutta la vita in pratica, e adesso che finalmente è giunto non riesco a frenare l'impazienza e l'ansia che mi attanagliano lo stomaco, come una morsa ardente.
I minuti sembrano scorrere più lentamente mentre ascolto pronunciare i nomi dei miei compagni, li osservo avvicinarsi -uno alla volta ovviamente- alle cinque coppe poste sul tavolo situato proprio al centro della grande sala della scelta.
Candidi, Eruditi, Abneganti, Pacifici ed Intrepidi; le cinque fazioni che caratterizzano il nostro sistema, il nostro mondo.
Il mio mondo è sempre stato quello dei pacifici, ed è sempre stato anche il mio inferno personale.
Proprio per questo motivo il mio test attitudinale non avrebbe mai potuto spingermi a rimanere nei pacifici.
Ho ben chiaro nella mia mente quale sia la scelta da prendere e quindi anche la mia futura fazione, l'ansia e il nervosismo sono scaturiti semplicemente dalla fretta ed impazienza di lasciarmi alle spalle tutti coloro che mi hanno resa una ragazza fredda, vuota e purtroppo abituata a ricevere solo dolore fin da quando ero bambina.
Nessuno mi ha mai insegnato a difendermi, a ribellarmi e a lottare per me stessa, forse è per questo che ho scelto così facilmente di abbandonare tutto e tutti per sempre.
Il giorno della scelta è il momento più importante per tutti i ragazzi che così si ritrovano senza la protezione della famiglia, a dover affrontare con le proprie forze la vita che li attende nella fazione da loro scelta.
Beh, diciamo che la mia fazione mi ha reso tutto più facile, non ho mai avuto la protezione che i miei compagni avranno avuto dalle famiglie, ne il senso di appartenenza all fazione natìa.
Perciò per me il distacco sarà semplice e sicuramente indolore da affrontare.
Sì, non w la minima intenzione di trascorrere il resto dei miei giorni tra questi diavoli travestiti da benefattori.
Mentre osservo James -un ragazzo appartenente alla mia fazione- avvicinarsi al tavolo per compiere la sua scelta, non posso fare a meno di lanciare uno sguardo veloce ai miei genitori che stranamente mi stanno guardando a loro volta, come se volessero comunicarmi con gli occhi di non fare idiozie e di tornare al loro fianco, questo insieme a ciò che posso leggere da una vita intera.
Lo stesso disgusto di sempre, come tutte le volte in cui stavano per infliggermi una delle tante punizioni necessarie alla mia educazione, o almeno era la loro scusa preferita.
Ma io sono assolutamente certa che la motivazione di fondo era il malsano piacere di procurarmi dolore allo stato puro.
Non ho mai capito la causa di tanto odio nei miei confronti, più ci penso e più è impossibile per me arrivare a comprendere come sia umanamente possibile che una figlia susciti tanto disgusto ai genitori sin dalla nascita, per quel che ne so.
Ovviamente il mio spirito ribelle e combattivo non ha certamente aiutato nel corso degli anni, anzi ha solo contribuito a peggiorare ulteriormente la situazione.
Se prima le punizioni arrivavano puntualmente una volta al mese, dopo aver iniziato a ribellarmi ogni settimana nuovi lividi si aggiungevano a quelli vecchi sulla via della guarigione -o cicatrici a seconda del tipo di punizione- ma in fin dei conti la punizione più crudele per me era la costrizione a dover vivere in quei dannati campi con tutti loro.
Johanna - la nostra leader - continua ad essere la mia più grande delusione, la sua fredda indifferenza di fronte alla mia palese condizione costituisce ancora oggi la più dolorosa delle pugnalate.
Purtroppo le apparenze ingannano ed io l'ho scoperto a caro prezzo.
Come risultato ho accumulato un quantitativo di rabbia incredibile dentro di me, da ritrovarmi così immischiata in più di un litigio con alcuni coetanei, ottenendo come ricompensa nuove punizioni da parte dei miei genitori,  e iniezioni del nostro siero da parte di Johanna, che mi facevano sembrare una ragazzina ebete rimbeccilita per giorni interi.
Così,  nel corso degli anni ho imparato ad incanalare tutta quella rabbia, a trattenerla e sfruttarla.
Ho imparato a cavarmela da sola con le mie sole forze senza poter contare su nessuno.
In pratica mi sono preparata al meglio per questo giorno, il giorno della mia fuga per così dire.
Osservo con trepidazione quella che da oggi, o meglio tra qualche momento, sarà la mia nuova fazione -o almeno spero che vada tutto bene!- tutti quei ragazzi e ragazze pieni di spavalderia,  con il mento alzato con fierezza,  lo stesso identico sguardo di sfida in ognuno di loro, tutto questo mi fa battere forte il cuore.

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