5 aprile 2018

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Ermal Meta se ne stava spaparanzato sul letto, il telefono tra le mani. Era entrato su Twitter per controllare il suo profilo e rimase stupito nel vedere la sua home invasa da tweet in difesa di Fabrizio. Che cosa stava accadendo?

Attraverso di essi, risalì alla causa del dibattito: un video che riguardava Francesco Renga, un noto cantante a cui aveva scritto anche un pezzo.

Lo guardò, rimanendo senza parole. Nella puntata di The Voice andata in onda quella sera stessa, Renga aveva avuto il coraggio di affermare che i testi di Fabrizio Moro erano parole a caso, tirate per i capelli.

Il cantautore avvertì una nota di fastidio invadergli il corpo e i suoi pensieri volarono dritti a Fabrizio. Non doveva saperlo.

Uno strano impulso lo fece alzare dal letto e dirigere verso la camera del romano.


Quando fu davanti alla porta in legno scuro, si bloccò. Gli era sembrato di sentire il rumore di qualcosa che cadeva e dei singhiozzi ovattati. Fabrizio stava piangendo. Senza domandarsi se era meglio lasciarlo da solo, Ermal bussò e disse: - Fabri, sono io. Stai bene? -

- Si, non ti preoccupare – gli giunse alle orecchie la voce tremante dell'amico.

Ciò lo fece preoccupare di più e, bussando un'altra volta, disse: - Dai, Fabrì. Mi stai facendo preoccupare -

Ermal sapeva benissimo perché l'amico stesse cosi e l'unica cosa che voleva era consolarlo. Anche se non pensava che Fabrizio, data la sua poca dimestichezza con i social, venisse a conoscenza della cosa così presto.

Si riscosse dai suoi pensieri quando la porta si aprì e la figura di Fabrizio comparve sulla soglia. Nel vedere quegli occhi pieni di lacrime, ad Ermal si strinse il cuore e fece la prima cosa che gli venne in mente. Buttò le braccia intorno al collo dell'amico e lo strinse a sé, entrando nella stanza e chiudendo la porta.

Fabrizio si nascose in quell'abbraccio, appoggiando la testa sulla spalla di Ermal. Il romano singhiozzò per un po' mentre l'albanese cercava di consolarlo. E pensare che fino a quella sera si erano divertiti come matti in giro per Lisbona.

Quando Moro sembrò calmarsi un pochino, Meta sussurrò: - Vuoi parlarne? -

Senza muoversi, Fabrizio scosse la testa. Faceva troppo male. Colui che definiva un amico, l'aveva sminuito e attaccato su uno dei testi più sofferti che aveva scritto.

- D'accordo - accettò Ermal, allontanandosi.

Sapeva che l'amico aveva scritto quel pezzo in un periodo molto delicato della sua vita e comprendeva perfettamente la sua riluttanza a volerne parlare. Fabrizio era molto timido e riservato. Solo attraverso la musica riusciva ad esprimersi appieno. Un po' come lui che aveva trovato in essa un ancora di salvezza.

-Dovremmo riposare - lo riscosse la voce di Fabrizio - Domani ci aspetta una giornata lunga -

Ermal concordò con l'amico e l'osservò mentre, vestito solamente con una vecchia maglietta e dei boxer neri, si buttava sul letto a peso morto.

Solo in quel momento, individuò il cellulare del romano per terra. Evidentemente doveva essere scivolato dalle mani dell'altro quando aveva letto la notizia.

Spostò lo sguardo su Fabrizio e prese una decisione.

Il mattino seguente, li trovò abbracciati: Fabrizio con la testa appoggiata al petto di Ermal e quest'ultimo che lo stringeva a sé, il volto immerso nei capelli indomabili del romano.

Fabrizio Moro - Raccolta di storieWhere stories live. Discover now