#Day 7 (1/2)

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Sarà stata notte fonda quando il mio telefono cominciò a squillare in maniera continua, facendomi prendere un colpo.
Ora ero in camera da sola, in una casa totalmente nuova, e quella certamente non era la sveglia migliore che potessero inventare, considerando anche gli avvenimenti precedenti.
Slanciai la mano sul comodino ed afferrai il telefono, rispondendo senza nemmeno guardare il nome sullo schermo.
‹‹ Sì? ›› mugugnai, mezza addormentata
‹‹ Ehi, scusa, ti ho disturbata principessa? ››
‹‹ ... Zen ›› brontolai, sfregandomi una mano contro gli occhi. Guardai l'ora, e mi trattenni dallo sbuffare ‹‹ sono le tre del mattino... ››
‹‹ Sì, sì, lo so, scusa ›› era palesemente mortificato, e mi sentii quasi in colpa. Quasi.
‹‹ Tranquillo, non fa niente ›› inspirai, girandomi nelle coperte. Volevo tornare a dormire, ma per qualche strana ragione, sentii un grosso peso sul mio petto ‹‹ che succede? ››
‹‹ Hai letto in chat? ››
‹‹ No, dormivo fino a poco fa ››
‹‹ Ti ho per caso svegliata? ››
‹‹ A dire il vero sì, ma non fa niente. Presumo che mi hai chiamata per un motivo importante, no? ››
‹‹ Ah, sì. Ti spiego brevemente, allora... io, a volte, faccio sogni particolari e... capita molto spesso che questi si realizzino ››
... seriamente.
Mi aveva chiamata alle tre del mattino solo per dirmi una cosa del genere?
Mantenni un silenzio particolare, mentre il ragazzo mi raccontava delle sue varie premunizioni.
Quindi, ora, voleva parlare dei sogni premonitori?
Io volevo bene a Zen. Un bene pazzesco, ma... seriamente, erano le tre del mattino, e l'unico sogno a cui volevo pensare in quel momento, era quello bellissimo che il signorino aveva interrotto con una dannatissima chiamata in piena notte.
Per cui, inspirai profondamente, trattenendomi dal chiudergli il telefono in faccia e tornare a dormire.
Mantenni la pazienza in silenzio. E poi, c'era da dire anche il fatto che, in ogni caso, la voce di Zen era particolarmente rilassante e favoriva il sonno. Quindi era ancora più difficile riuscire a tenere la concentrazione mentre parlava.
E quel letto... così comodo e caldo, grazie a quello scalda-sonno fantastico e alle meravigliose coperte in seta, che mantenevano perfettamente la temperatura stabile...
‹‹ Anju? ››
Sobbalzai sul materasso, e quasi il telefono cadde sul pavimento.
Okay, mi ero addormentata.
Mi sentii in colpa, e mi affrettai a recuperare il telefono. No, non era caduto sul pavimento, ma in compenso era caduto sul materasso. Diedi un finto colpo di tosse, e mi affrettai a riportare il telefono all'orecchio.
‹‹ Scusa! Scusa. Mi sono addormentata... ›› okay, era imbarazzante.
Ma lui rise, e questo mi fece sentire meno imbarazzata... più o meno.
Almeno non avevo russato... forse. Mi schiaffai la mano in faccia, facendola strisciare lentamente verso il basso. Non ero d'aiuto immaginandomi russare come un trombone al telefono.
‹‹ Non fa niente... tranquilla. Vuoi che tagli corto e ti racconti del sogno? ››
Non avevo idea di che sogno stesse parlando, ma non volevo che si sentisse ignorato.
Quindi...
‹‹ Sì, ma ti prego... fai in fretta, sto seriamente crollando dal sonno ››
‹‹ Tranquilla, non è così lungo... allora... ››
E cominciò a raccontare.
Si trovava chissà dove, immerso comunque nel verde e di fronte a quello che aveva tutta l'aria di essere un castello.
Non aveva idea di come fosse arrivato in un posto simile, però, in questo sogno, era presente anche Elizabeth the 3rd. E non aveva idea di come ci fosse finita anche lei, considerando che la gatta era sempre sotto la stretta sorveglianza del suo padrone. Ma c'era qualcosa di strano nella gatta, perché era triste... o qualcosa del genere.
‹‹ Sì, insomma.... tutto qui. Non è la prima volta che faccio previsioni o cose simili... ››
‹‹ Magari era solo un sogno, Zen... perché sei così agitato? ››
‹‹ Perché so che in cuor mio non è un sogno ›› il suo tono di voce era particolarmente serio. Fin troppo serio, oltre che preoccupato. E non era da Zen proccuparsi per Elizabeth... anzi, tutt'altro.
Sospirai, e mi poggiai la mano sulla fronte.
Non riuscivo a non credergli, perché sentivo che in fondo c'era qualcosa di vero. C'erano tante cose che l'uomo non era in grado di spiegare, per cui non me la sentivo di accusare Zen di pazzia.
‹‹ Okay, ti credo ›› dissi, sbadigliando ‹‹ ne hai parlato in chat? ››
‹‹ Sì, per quello ti ho chiesto se eri entrata in chat ››
‹‹ Ah, già, scusa... beh... allora, non ci resta che aspettare il parere di Jumin ››
‹‹ Spero che non fraintenda o cose del genere ››
‹‹ Ma no, vedrai. Sono certa che capirà. Non hai fatto nulla di male, d'altronde ››
‹‹ Sì, ma quello lì pensa sempre male ››
‹‹ Vedrai, andrà tutto bene. Se penserà male proverò a farlo ragionare. Te lo prometto ››
Sì, ma in quel momento quello era proprio l'ultimo dei miei pensieri. Volevo solo dormire, egoisticamente parlando.
‹‹ Grazie, Anju ››
‹‹ Di nulla. Buonanotte, piccolo angelo premonitore ››
‹‹ Buonanotte, principessa ››
E finalmente chiuse la chiamata. Guardando il tempo che era trascorso, rimasi stupita del fatto che fosse quasi mezz'ora di chiamata, ed io invece ero rimasta sveglia solo per... quanto, cinque minuti? Okay, mi sentii effettivamente in colpa e cominciai a valutare l'idea di affondare maledettamente contro il materasso. Idiota io ed idiota la mia scarsa attenzione.
Fui tentata di entrare in chat a leggere, ma ero consapevole che ormai, essendo già al corrente del sogno, sicuramente era qualcosa di inutile.
E conoscendo la mia sfortuna, una volta entrata in chat avrei trovato sicuramente qualcuno online.
Non che mi dispiacesse parlare con loro, ma il mio sonno era già stato dimezzato.
In tutto questo, però, nel mio cervello ora ricorreva il pensiero di Elizabeth... e se il sogno di Zen fosse effettivamente un sogno premonitore?
Tamburellai le dita contro lo schermo del telefono, cercando di immaginare in quale circostanza Elizabeth sarebbe in grado di fuggire. Conoscendo Jumin, impazzirebbe alla sola idea di perdere il suo amato gatto. Mi girai di lato, afferrando il cuscino e stringendolo contro il petto.
Ora, il senso di angoscia cominciò a crescere.
Fissai lo schermo del telefono come se, improvvisamente, su questo ci fosse scritta la risposta.
Ma a mala pena riuscivo a vedere la mia faccia, in quel buio totale, figuriamoci qualche scritta mistica su questo.
‹‹ Spero che Zen non abbia ragione ›› mormorai, poggiando nuovamente il telefono sul comodino.

Jumin's RouteWo Geschichten leben. Entdecke jetzt