23. Mille metri sottoterra

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Arya rimase sconvolta e senza fiato.
Loki l'aveva calpestata per l'ennesima volta, forse l'ultima a suo dire.
E benchè nutrisse ancora speranza in lui, che in un qualche modo si ravvedesse, era comunque chiaro che tutto ciò non sarebbe successo di lì a breve.
Gettò sconsolata lo sguardo attraverso la finestra dove le prime stelle della sera si facevano spazio nell'oscurità notturna.
Ora la paura di faceva sempre più vivida.
Hela la teneva in pugno e tutto quello che stava facendo la dama era un costante brancolare nel buio.
L'amore era un sentimento puro dicevano, ma da quando aveva perso Erik e conosciuto Loki tutto ciò che si narrava su questa emozione pareva una stupida menzogna. Aveva cominciato ad amare sin da giovane eppure tutto era andato col perdersi e sgretolarsi tra le sue mani.
Da fedele Guerriera del Regno a traditrice c'era voluto un attimo, ormai qualsiasi purezza avesse mai avuto era svanita.

Sentì nuovamente bussare alla porta, l'ennesimo tuffo al cuore.
Felaria entrò senza che l'amica avesse avuto il tempo di risponderle.
"Ho visto Loki andarsene furioso, mi spieghi cosa sta succedendo?"
Arya non riuscì più a trattenere le lacrime e si buttò tra le braccia confuse di Fel, cercando di non soffocare nei suoi stessi singhiozzi.
"Glielo hai detto?" cercò di incalzarla ma la dama continuò a piangere affondando la testa nei suoi vestiti.
"S-si" riuscì infine a dirle con la voce che le moriva in gola.
"E non l'ha presa bene" concluse per lei Felaria, ormai esasperata dalla situazione.


"E' permesso?" Magnus entrò lentamente nella stanza "Avete lasciato la porta aperta..."
"Proprio adesso dovevi venire?" gli ringhiò addosso Fel.
"Arya era sparita dall'armeria, pensavo fosse successo qualcosa... e non mi sbagliavo" osservò.
La Guerriera lo ignorò riportando l'attenzione sulla dama che pian piano stava riprendendo la calma.
La fece accomodare su un divanetto e si staccò brevemente da lei.
"Su, dai... vedremo di risolvere anche questa" cercò di confortarla ma Arya rimase in silenzio con lo sguardo fisso nel vuoto.

"Allora? Si può sapere cosa sta succedendo? Piantatela di ignorarmi!" esclamò Magnus rabbioso che nel frattempo era rimasto ai margini della stanza a fissare confuso la scena.
Fel alzò gli occhi al cielo esasperata "Arya è incinta" disse infine.
L'uomo ammutolì sconvolto.
Boccheggiò cercando di dire qualcosa ma fu inutile.
La sua amata aspettava un figlio da un altro uomo, e non da una persona qualsiasi ma dallo stesso dio degli Inganni.
Non seppe se annegare la sua crescente rabbia nel disgusto o nella più totale rassegnazione.


"Ma... gli hai detto che il figlio è suo?" chiese, un dubbio cominciò a farsi strada nella sua mente.
"Non ce n'è stato bisogno" rispose finalmente Arya trovando la voce "mentre stavamo combattendo su Midgard mi ha sfiorato il ventre e si è accorto che qualcosa stava crescendo dentro di me".
Magnus deglutì.
Oh mio dio. Lui crede sia mio.
Realizzò.

Era chiaro. Aveva lasciato intendere a Loki che ci fosse stato qualcosa tra loro e il dio, convinto di non poter essere il padre, aveva dato la colpa all'unico uomo che fosse vicino ad Arya.
Che gran casino pensò.
Ci volle un grosso sforzo per ammettere a sè stesso di aver sbagliato. Voleva riparare al danno ma allo stesso tempo l'idea che Arya finisse definitivamente tra le braccia di quell'essere lo disgustava.
Era abituato ad essere considerato nulla più che un fratello ma essere surclassato da un mezzo sangue traditore era un affronto bello e buono.

In silenzio, tra gli sguardi confusi che Fel gli lanciava, battè la ritirata senza nemmeno rispondere.
"Ehy! Aspetta ma dove vai?" gli urlò dietro la Guerriera.
Magnus si fermò per un istante senza voltarsi "Ho... ho da risolvere un problema" ed uscì senza aggiungere altro.
Fel lo vide allontanarsi senza troppe cerimonie e lanciò un'occhiata interrogativa ad Arya.
Nessuna delle due aveva colto lo sguardo allarmato dell'uomo ma era chiaro che non avesse raccontato tutto.


***



Loki era furioso. 
Cercò di non pensarci ma era davvero impossibile.
Sarà stata l'ennesima volta che Arya lo ingannava ma questo... questo era tradimento.
Non seppe nemmeno più dove stava andando, camminò senza sosta fino a che si scoprì davanti all'entrata delle segrete.
Perchè era andato lì?
Si arrestò di colpo.
Effettivamente non era finito in quel luogo per caso.
Negli ultimi tempi aveva cercato di ricordare il simbolo che Arya portava sul posto ma proprio non gli veniva.
Gli era balenata l'idea che quella runa antica che aveva visto guizzarle sulla pelle non si trattasse si un simbolo comune, ma bensì di un sortilegio potente, probabilmente al di fuori dalla sua portata.

Aveva cercato dovunque, nella biblioteca Reale, in quella segreta, persino in quella personale della Madre Frigga, ma niente.
Qualunque cosa fosse non si trovava.
Così inconsciamente si recò nell'unico posto dove credeva di poter trovare una risposta, dove Odino custodiva i suoi tesori.


Sorpassò le prigioni ignorando tutte le creature rinchiuse che gli urlavano dietro. Molte di quelle ci erano finite per colpa sua.
O per merito, questo non lo seppe dire.

Scese le lunghe scale che portavano alla Sala dei Tesori e si ritrovò immerso in una quantità strabiliante di artefatti.
Guardandosi attorno non notò nulla, se non il solito silenzio tetro e l'arredamento spoglio di quel salone.
Nulla, ovunque si girasse non riuscì a trovare nessun indizio.
Sospirò rassegnato, al centro della sala, buttando l'occhio sull'enorme triquetra incisa nel centro del pavimento.

Ma poi la vide, una scritta.

Say my name - LokiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora