Capitolo 9

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Dopo aver mangiato il sushi sono andata a letto.
Oggi è venerdì, è il quarto giorno che abito in questa casa e tutto sembra "normale", nel senso che le altre famiglie se ne sono andate dopo 7 giorni.
Dopo scuola voglio andare a cercare la chiave per riuscire ad aprire la porta.

-ciao mamma, vado a scuola-

-ciao janette-

Esco e vado a scuola.
Dopo 10 minuti arrivo, vedo Laura seduta al primo banco  che dorme.
Butto lo zaino sopra il mio banco facendo saltare in aria Laura.

-Buingiorno-

Gli dico, lei si stropiccia gli occhi e mi guarda.

-vorrei tanto sapere che cosa fai la sera, per essere così di capo mattina-

Finisco di parlare e mi siedo accanto a lei.

-io invece vorrei sapere perché ogni mattina sei super elettrica-

Gli sorrido e rispondo.

-a differenza tua io la sera non resto a stalkerare tutti i profili dei ragazzi di questa scuola-

-bè si vede che non hai dei buoni passatempo-

A proposito di passatempo...
Dopo la scuola andrò a cercare la chiave.

Le 5 ore finalmente passano e torno a casa.
Come quasi ogni giorno mia mamma non c'è. Sono di nuovo sola in questa casa.

Mi avvicino alla porta di legno e Poggio l'orecchio su di essa.

Dove è nascosta la chiave?...
D'un tratto cado a terra e la mia vista si annebbia.
Poi tutto buio.

Sogno

Sono intrappolata in qualcosa di estremamente piccolo e buio.
Non vedo niente, non riesco ne a parlate nè a muovermi, sento dei rumori all'esterno, rumori di gomme d'auto che vanno via.
Provo ad urlare ma non mi esce nessun suono dalla bocca.
Poi mi muovo, verso l'alto, vedo una luce farsi sempre più vicina.
Sono fuori, riesco finalmente a muovermi.
Capisco dove sono...
Questo è un cimitero.
Sono circondata da tombe, ma perché mi trovo qui?
la mia mente rielabora quello che è successo, prima sono uscita da una tomba.
Sulla lapide leggo due nomi:

Signor Edward Stern e signora clarissa white.

Sono i genitori di Tommaso.
La lapide si apre di lato e da lì esce una chiave.
La prendo e mi ritrovo a casa mia, davanti alla porta di legno, metto la chiave nella serratura e sento scattare qualcosa al suo interno.
A quel punto provo ad aprire la porta, ma quando la mia mano tocca il suo legno mi sveglio.

Fine sogno

Mi ritrovo accasciata a terra accanto alla porta.

-ah cavolo ho sbattuto la testa-

Dico massaggiandomi le tempie.

-aspetta...ma cosa?...-

Nella mia mano destra tengo stretta una chiave.
Per essere più precisi è la chiave della porta.

Una folata di vento arriva da dietro la porta, le fessure sotto di essa la lasciano passare.

Ok, janette sta tranquilla.
Devi solo far girare la chiave ed entrare.
Con mano tremante metto la chiave nella serratura e la lascio girare.
Come nel sogno la porta fa "click"
E si apre.
Il mio respiro è irregolare, contemporaneamente sono anche curiosa.
Apro la porta e vedo una discesa di scalini di legno sporchi di polvere, ragnatele e...SANGUE?!.
Vorrei sapere cosa facevano in questa casa i primi proprietari.
All'interno la porta e tutta graffiata e macchiata di sangue.
Vado in cucina e prendo una torcia.
Comincio a scendere gli scalini accompagnata dagli scricchiolii.
Più scendo più la quantità di sangue aumenta.
Arrivo agli ultimi scalini, scendo l'ultimo è mi guardo intorno.
C'è una puzza insopportabile
Metto una mano al naso e cammino per la stanza.
Ci sono dei tavoli lungo tutta la parete della cantina.
Al centro della stanza vedo qualcosa al centro.
Mi avvicino e gli punto la torcia,
Quest'ultima mi cade dalle mani, arretro portandomi una mano alla bocca.

-OMMIODIO. OMMIODIO-

tocco il muro freddo con le spalle mentre rimango a fissare i resti di un corpo umano difronte a me.

Dopo pochi secondi riacquisto un pò di lucidità.
Riprendo la torcia e guardo attentamente il corpo,
Sono solo ossa evestiti.
La camicia doveva essere bianca, ma è completamente sporca di sangue.
I pantaloni sono anch'essi ricoperti di sangue, dall'aspetto devono essere antichi.
Dalla lunghezza delle ossa doveva essere più o meno un ragazzo della mia età.
Dai suoi denti capisco che il ragazzo non doveva avere più di 18 anni, le mole del giudizio si intravedono appena.

Dai suoi pantaloni sbuca fuori un pezzettino di stoffa, la prendo delicatamente e la apro

"Tommaso"

Non può essere...
I resti di questo corpo appartengono a Tommaso.
Il ragazzo scomparso anni fa e mai più ritrovato.
È stato chiuso quì dentro per tutto questo tempo.

La luce della torcia fa riflettere qualcosa sull'addome del ragazzo.
Mi avvicino e scosto la sua maglietta,
Trovo un ciondolo d'oro.
Lo prendo e cerco di aprirlo.

-GIÙ LE MANI-

Una folata di aria fredda e una vita profonda maschile mi fanno fermare sul posto terrorizzata.

-c-chi s-sei?-

Dico balbettando.
Il mio corpo e paralizzato dalla paura.
E la mia voce è quasi un sussurro.

-POSA GIÙ LE MANI DALLE MIE COSE-

Lascio cadere il ciondolo e mi giro, vedo un ragazzo alto, con una camicia bianca e dei pantaloni sul marrone scuro, mi guarda, i suoi capelli sono corti e ricci.

-c-cosa vuoi da me? Come sei riuscito ad entrare a casa mia?-

Riesco a dire.

Il ragazzo mi guarda e mi scruta.

Scappo su per le scale ma la porta si chiude e compare quel ragazzo davanti a me.

-come hai fatto?-

Non finisco neanche la frase che sul suo volto compare un sorriso.

-non uscirai da quì finché non farai quello che ti dico-

GhostWhere stories live. Discover now