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-Allora, per prima cosa ci servono altre persone. Possibilmente ragazzi della nostra età. Dobbiamo reclutare persone sia sane che non e dobbiamo scegliere chi salvare da questo posto di merda. So che non spetta a noi decidere la sorte degli altri ma io non sono sensibile e sinceramente non me ne fotte un cazzo di nessuno, tranne che di te. Gli altri ci servono solo per evadere e se quando saremo fuori ci vorranno raggiungere okay, però che non osino infrangere il piano.- rimango quasi senza fiato da quanto veloce sto parlando.
Lui mi guarda come se non avesse capito e sono indecisa se rispiegarglielo o continuare ad aspettare una sua risposta.
-Tu.- mi viene un colpo quando parla.
Mi indico per vedere se ho capito bene.
-Si proprio tu. Tu non sei una ragazza come tutte le altre. Sei una  ragazza che è dovuta crescere troppo in fretta per superare i problemi e  gli ostacoli che la vita ti ha messo di fronte durante il tuo cammino.  Sei una ragazza che in passato è stata definita troppo matura per la sua  giovane età. Una ragazza che spesso ha fatto i conti con la pioggia e  ha affrontato con coraggio la tempesta che si imbatteva su di te. Una  ragazza che conosce i valori di questa vita, amore, amicizia, famiglia. I  valori che al giorno d'oggi molta gente non conosce oppure pensa che  siano cose superficiali. Tu, tu sei una ragazza coraggiosa, sei una  ragazza che lotta ma allo stesso tempo ha paura, sei forte ma fragile.  Spesso ti prendi in giro, ti nascondi dietro ad un "non importa" o  "passerà". E sei matta, sei infinitamente testarda e piena di difetti.  Tutto intorno a te potrebbe crollare da un momento all'altro e anche  quando pensi di non farcela, alla fine ce la fai comunque. Ti prendi  tutto il dolore, lo assorbi fino all'ultimo perchè pensi che così  potrebbe andar meglio dopo e piangi fino all'ultima lacrima con la  speranza che dopo riuscirai di nuovo a sorridere, che non ti sentirai  più soffocare dentro. A volte invece, tieni le lacrime per te, le  custodisci come se fossero un segreto da proteggere e pensi che magari  non ora, non domani ma prima o poi, andrà bene. Tu sei la luce e il  buio, il paradiso e l'inferno, il sole e la tempesta, l'estate e  l'inverno.
Tu sei cuore e anima.-
Mi fa rimanere a bocca aperta. Anche se avrei preferito un parere sul da farsi, mi ha fatto piacere sentire la sua opinione su di me.
Non ha tutti i torti in realtà però vabbè, ora non si deve parlare di questo.
Gli schiocco due dita davanti alla faccia per risvegliarlo e gli rispiego di nuovo cosa deve fare.
Quando mi da l'impressione di aver capito lo lascio al suo lavoro e io vado a fare il mio.
Vago un pò cercando miei coetanei quando ad un certo punto sento urlare una ragazza.
-Stronzo! Lasciami! Abuso! Aiuto!-
Mi dirigo verso la sua voce e la vedo atterrata da un infermiere che tenta di somministrarle un sedativo, ma con poco successo a quanto vedo.
Non l'ho mai vista qui, magari non è nemmeno mai stata in isolamento e non sa che se continua così sarà quello la fine del gioco.
Mi avvicino disinvolta e all' improvviso mi butto a terra fingendo una crisi epilettica, giusto il tempo di far scappare quella povera anima persa.
L'infermiere subito se ne accorge e stupidamente la lascia.
Appena si avvicina smetto, mi mostro calmissima e lo convinco a lasciarmi andare. Non so come possano averlo assunto, non dovrebbero essere così ingenui gli infermieri qui dentro, ma io non mi lamento. Meglio così.
Appena mi alzo cerco di ricordare la direzione che ha preso quella ragazza e la percorro.
La trovo in una stanza senza materasso, con delle catene. So già che me ne pentirò, ma entro lo stesso.
Dopo il primo passo la porta si chiude dietro di me e mi costringo a trattenere le imprecazioni. Mi avvicino alle catene e le guardo attentamente: sono simili a quelle dei malati ossessivi compulsivi, quelli andati completamente.
Merda.
Ha lo sguardo basso e i capelli rossi lughi che le coprono quasi metà busto.
Cerco di non muovermi per non attirare la sua attenzione e non fare rumore. Con il minimo rumore potrebbe scatenarsi il putiferio. Mi inquadra poco prima che io possa muovere un muscolo e i suoi occhi verdi cercano di immobilizzare il mio sguardo. Mi muovo lentamente verso di lei e sembra essere calma.
-Sono qui per chiederti di partecipare ad una fuga, però devi restare calma. Come ti chiami?- parlo a bassa voce.
-Calmissima. Maria, la ragazza più pura di tutti i mondi. Chi ti ha mandata? Gesù? Vuole farmi evadere da questa prigione per riprendermi con se. Ho capito! Sei il messaggero! Io sono sterile comunque. Non posso fugare con te e non mi dispiace, non sei il mio tipo e poi io non tradisco il mio signore.- parla con indifferenza, come se "fugare" sia un dono che non vuole ricevere, o almeno non da me.
-Allora facciamo una cosa, io me ne vado. Ti manderò Gesù se vuoi partecipare alla fuga, o evadere. Poi mi dirà la tua decisione.- le manderò Tate quando uscirà da questa gabbia.
-O cielo, devo prepararmi al grande evento, lasciami da sola. Anzi no. Anzi si. VATTENE! Non farlo! Screanzata va via immediatamente e non tornare mai più dopo quello che mi hai fatto!- ha il fuoco negli occhi.
Esco dalla cella e tiro un sospiro di sollievo. Continuo la mia ricerca.
-La vedi? All'Imperterrita ricerca dell'amore, o meglio, di qualcuno che la ami.- un vecchio mi indica. Ci mancava solo questo. Continua a parlare.
-Perché? Semplice...Non so se ti è mai capito di sentirti solo la sera, nella tua cella.- ok parla da solo. Blatera ancora.
-Sì? Bene. Adesso immagina di provare quella sensazione sempre, portarti dietro quella scia di solitudine nascosta dietro a quei migliaia di amici che ti circondano riempendo l'aria di suoni inutili. Non vorresti anche tu, a quel punto, qualcuno che si distingua dalla massa? Qualcuno che capisca veramente come sei ma non lo dica a tutti? Qualcuno che ti ami?- tutti io li trovo.
Lascio perdere il vecchio e inizio a pensare che dovrei coinvolgere anche qualcun altro in questa fuga, magari anche un po' più grande, tipo il mio amico dell'isolamento.
Noto un ragazzo accovaciato in un angolino e mi avvicino sperando che non mi salti alla gola.
-Ciao, io mi chiamo Violet. Tu invece?- chiedo sempre a bassa voce.
-Tranquilla bambola, non sono pazzo puoi avere dei toni normali con me.- grazie al cielo.
-Io mi chiamo Albert, Albert Einstein.- e menomale che non era pazzo.
Mi avvicino ancora di più e lui si gira per guardarmi in faccia.
Faccio un passo all'indietro. Ha mezza faccia ustionata, un occhio completamente pieno di sangue, il naso è un misto tra bruciato e storto e vicino alla bocca ha diverse cuciture.
-So a che stai pensando.- mi dice. -Come si sarà fatto questo macello? Beh, non importa, o almeno non in questo momento. Cosa volevi?-
-Sto organizzando una fuga. Ne ho piene le palle di questo posto. Ci stai o no?-
Mi guarda e fa un sorrisetto maligno.
-Certo che ci sto.-
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Al prossimo capitolo!🥀🖤

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