12°Capitolo

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Coooosa?

Avevamo davanti il peggior nemico di Ciel, la persona che l'aveva ucciso preferendo le regole a suo figlio, la persona che gli aveva lasciato un vuoto dentro.

Feci un passo avanti con il mento alzato mostrandomi sicura e decisa, anche se non lo ero.

-Non puó dirci quel che dobbiamo fare- la mia voce era piú chiara di quanto mi sentissi. Il Re mi guardó furioso. Mi puntó il dito contro indicando prima me e poi Ciel

-Forse tu no, ma mio figlio si!- sbraitó. Dovevo portare Ciel fuori da quella situazione perchè lui era troppo impaurito per parlare. Avvertivo i suoi sentimenti quasi fossero miei.

-É sotto la mia protezione perció non gli torcerte un capello-

Il Re parve rifletterci un attimo. Delle goccioline di sudore gli imperlavano la fronte. Ad un tratto spalancó gli occhi e un ghigno prese forma sulla sua bocca.

Le cose si stavano mettendo male. Molto male a giudicare dalla sua faccia. Lanciai un'occhiata a Ciel. Era ancora pietrificato con gli occhi sgranati.

La mia mente viaggiava a mille. Non potevo rischiare che Ciel si facesse male per colpa della mia magia fuori controllo. Avrei dovuto usare le mani ma in quanto forza fisica io ero pari a zero. E non potevamo neanche scappare. L'unica persona che era capace di battere il Re o almeno eguagliarlo era Ciel, ma non potevo chiedergli questo.

-Ragazzi!- tuonó il Re. La terra incominció a tremare e difianco al Re si formarono due protuberanze che esplosero, costringendomi a coprirmi il viso. Quando riaprí gli occhi d'istinto feci un passo indietro: davanti a noi si ergevano due figure mostruose. Le stesse che avevano attaccato il mio castello, queste peró sembravano fatte di catrame che si espandeva ruschiando di imbrattarci. Il Re rise con cattiveria nell'assistere a quella scena e prima di andarsene disse guardandomi:-Sai Principessa, non ti credevo cosí debole- ribollí di rabbia a quella frase. Lo sapevo giá non c'era bisogno che me lo dicesse pure sto'stronzo. Lo fulminai con lo sguardo e lui sgranó gli occhi prima di correre via. Sembrava spaventato. Lui di me?

Lasciai perdere e mi concentrai sui due mostri il cui catarme stava venendo esclusivamente verso di me. Provai a richiamare i miei poteri ma non mi rispondevano. Avevo troppa paura. Un bruciore lancinante alla caviglia mi fece guardare in basso: il catrame mi aveva arpionato la caviglia come una mano e mi fece inciampare trascinandomi verso di lui. Urlai dal dolore. Un altro braccio di catrame mi aveva preso il polso.

-Ciel!- urlai gemendo per il dolore.

-Ragazzi!- urló in risposta una voce femminile.

Sulla porta, dietro i due mostri comparve una donna bellissima: aveva lunghi capelli neri con la frangetta, grandi occhi verdi e labbra rosse come il sangue. Portava un vestito blu notte fino ai piedi. Intanto il mostro mi aveva preso l'altro polso e il secondo stava stringendo un braccio intorno al mio collo impedendomi di respirare. Boccheggiai.

-Basta!- urló la donna. Immediatamente le due creature si dissolsero, lasciandomi ansante sul pavimento. Il collo, i polsi e la cavigliaavevano prondi tagli e bruciature che gocciolavano di sangue. Il dolore mi faceva lacrimare gli occhi. La donna corse verso di me preoccupata. Mi accarezzó la fronte con fare materno.

-Ciel- rantolai. Doveva svegliarlo dalla sua trance. Lei parve capire e andó verso di lui. Gli accarezzó una guancia sussurrandoli parole di conforto. Lui poco dopo sbattè piú volte gli occhi e scuotè la testa. Incominciavo a vedere a macchie e intorno al mio campo visivo si avvicinava il buio. Ciel puntó i suoi occhi blu su di me. Un'espressione di puro dolore contrasse i suoi lineamenti. Il suo dolore si riflesse nella mia mente. Un buco mi si creó nel petto nel vederlo cosí. Capí subito perchè: si sentiva in colpa per non essere intervenuto prima ma non potevo incolparlo. Lui era stato traumatizzato!

Ciel si precitó da me e lentamente, per non farmi male, mi prese tra le braccia. Lo guardai e lui di rimando. Affogai nei suoi occhi cosí profondi e infiniti.

Mi dispiace mi disse in testa con voce rotta dal dolore

Non devi dispiacerti

Sussultai per un'improvvisa fitta di dolore.

-Dobbiamo portarla in camera e chiamare Sebastian- disse guardando la donna.

Ciel, chi è questa donna?  Lui mi guardó intensamente trasmettendomi tutto l'affetto che provava per la signora.

É mia madre

Sgranai gli occhi felice. Un'altra fitta mi fece sussultare. Lui sembró riscuotersi. Con me in braccio si alzó e seguito da sua madre uscí dalla stanza ormai distrutta.

Io stavo sempre peggio. Mi girava la testa e ai margini del mio campo visivo vedevo tutto nero e a macchie. Le mie labbra sembravano incollate e non riuscivo a parlare.

Che mi sta succedendo? chiesi a Ciel

Quelle creature per te sono come veleno mentre a noi non fanno niente

Ah. Risposi

-Tranquilla ti cureremo- mi sussurró all'orecchio con voce roca. Io in risposra appoggiai il viso nell'incavo del suo collo e respirai il sui profumo, per me era il profumo migliore del mondo.

Chiusi gli occhi e mi addormentai, sfinita.

Quando mi svegliai vidi Sebastian chino su di me che mi fasciava il polso.

-Sei sveglia finalmente- mi voltai verso la direzione della sua voce. L'avrei riconosciuta ovunque.

Ciel era seduto sul letto con la schiena appoggiata al muro e mi accarezzava i capelli.

Sulla poltrona difronte era seduta sua madre, la Regina. Sebastian uscí chiudendosi la porta alle spalle.

-Voglio imparare a combattere- dissi di punto in bianco. Ciel mi guardó perplesso

-Perché?-

-Cosí saprei proteggerti- dovevo farlo. Se ricapitava un'occasione del genere non potevo farmi sopraffare cosí.

-Credo abbia ragione Ciel- intervenne sua madre e continuó

-Credo siano necessaie-

Spazio autrice:

Ciaooo

Scusatemi se il capitolo vi sembra corto ma quando l'ho pubblicato ero a scuola e dovevo fare in fretta. Spero vi piaccia comunque.

Ciao ciao

Salla

Light and DarkWhere stories live. Discover now