.:Capitolo tre:.

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Spense la tv, lavò la ciotola che prima conteneva la sua cena, e si infilò nel letto.

Lei non lo odiava, no, non lo detestava nemmeno. Dopo tutto quel tempo avrebbe potuto dire di conoscerlo, e, anche se di poco, riusciva a prevedere quando sarebbe venuto a trovarla, cosa le avrebbe fatto e cosa le avrebbe chiesto. Ormai per lei era una routine. Sapeva che il giorno dopo e quelli dopo ancora lo avrebbe visto, ci avrebbe parlato, anzi, lui avrebbe domandato e lei avrebbe risposto.

Nonostante tutto il tempo passato da quando si erano "conosciuti" di lui sapeva poco: si chiamava Keeran, ossia scuro, nero, proprio come la sua anima, era ricco, non glielo aveva detto esplicitamente, ma dai suoi vestiti si riusciva a capire che i soldi non gli mancassero, e basta. Non sapeva nient'altro.

Quando si addormentò lo sognò, sognò il suo futuro con lui, la sua voce bassa e penetrante, il suo sguardo glaciale e avido, le sue mani suoi polsi, sul collo, sui fianchi, le sembrava tutto così giusto, ma poi all'improvviso svanirono tutte quelle sensazioni di familiarità, si ritrovò vuota, sola, se n'era andato, l'aveva lasciata, ora non c'era più nessuno dietro di lei, un senso di panico e mancanza la investì.

Si risvegliò di soprassalto la mattina presto, era sudata, i capelli appiccicati alla nuca e alla fronte, le pupille dilatate e il respiro affannoso.

Era tornata alla realtà, lui c'era ancora, o forse no? Se fosse stato un avvertimento quello? Se lui se ne andasse sul serio? Che cosa avrebbe fatto in quel caso? Che ne sarebbe stato di lei?

Un brivido di puro terrore le percorse la schiena e si trovò ad ansimare, si catapultò in bagno e si sciacquò la faccia con dell'acqua fredda, sentì il respiro rallentare.

Alzò lo sguardo verso il suo riflesso sopra il lavandino, scrutò i propri occhi e una lacrima solitaria le solcò la guancia.

Il primo pensiero razionale della giornata si fece largo nella sua mente


Dal momento che te ne sei andato
mi sono sentita persa, ho smarrito la strada
Io sogno la notte
E riesco solo vedere il tuo viso
Mi guardo intorno e capisco che non riesco a rimpiazzarti
Mi sento infreddolita e desidero il tuo abbraccio
Continuo a piangere, per favore


Dei colpi alla porta la fecero uscire dal trans, si avviò verso l'ingresso, guardò dallo spioncino e si pietrificò.

Non avrebbe mai pensato che sarebbe arrivato fino a lì, il suo luogo sicuro era in pericolo, d'ora in poi anche lì sarebbe stata alla sua mercé.

Avrebbe potuto non aprirgli, lasciarlo lì, fuori dalla porta, e, magari, così sarebbe uscito anche dalla sua vita.

Fuori dalla sua vita... se ne sarebbe davvero andato? L'avrebbe davvero lasciata in pace? Da sola? A vivere finalmente in pace?
Ma cos'era la vita senza di lui? Senza i suoi occhi, il suo tocco, la sua voce?
Niente.

Ecco la dura verità.

Senza di lui ormai non restava più niente di lei.
Senza di lui quella non sarebbe stata la sua vita.
Senza di lui non sarebbe più riuscita a vivere.
Liberò la porta dal catenaccio e dalla serratura, poi l'aprì.

La prima cosa che incontrò furono i suoi occhi spietati, con un filo di voce e l'ultimo barlume di coraggio chiese – Keeran... V-Vuoi... entrare? – era la prima volta che lo chiamava per nome.




Suilejade

Dimmi la veritàWhere stories live. Discover now