Cap 5 Arrivano

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Yuri pov

Mi ripresi in fretta. Gli afferrai il volto con le mani e lo obbligai a guardarmi.
"Dimmi che stai scherzando." gli chiesi.
"No." rispose lui con determinazione. Io mi portai le mani nei capelli. Che cazzo avevo fatto? Non era da lui accettare di scopare, ma io? Se avevo bevuto era molto probabile che avessi fatto qualcosa?
"Dimmi com'è successo." gli ordinai con rabbia.
"Sei arrivato che a mala pena ti reggevi in piedi, ti ho lasciato a casa e sono andato in palestra. Quando sono tornato avevi bevuto, mi hai chiesto di portati fuori ed io ti ho detto che non era il caso. Poi hai iniziato a provarci e puoi ben capire come sono finite le cose." disse e sentii dalla voce che se ne pentiva anche lui. Finire a letto insieme non era qualcosa di così eclatante ma lui che cedeva in maniera così semplice? Questo più di tutti mi stupiva. Immaginavo la ragione ma volevo che fosse lui ad ammetterlo.

Otobek pov

Yuri non era minimamente sorpreso. Forse sapeva di non reggere l'alcol e gli era già capitato? Ero stato uno dei tanti? Afferrai i suoi fianchi con forza e lo portai più vicino.
"Alin perché hai ceduto? Io ero completamente andato, ma tu? Che scusa hai?" chiese guardandomi in faccia. Non vide nulla, avevo la solita espressione che mostravo a tutti gli altri. L'avevo chiuso fuori, non intendevo rispondergli.
Lui si avvicinò mi poggio una mano sulla spalla, sotto la tuta, le sue dita coincidevano perfettamente ai graffi. Mi spostò il colletto e guardò i segni che lui stesso mi aveva fatto.
"Per non farti dimenticare" aveva detto quella notte e poi io avevo sentito le sue unghie incidere i segni.

Yuri pov

"Per non farti dimenticare." dissi ricordandomi un sacco di cose. La notte passata insieme era stata lunghissima, più che due amici che vogliono divertirsi, sembravamo due amanti che non si vedono da mesi. Mi ricordavo il perché dei graffi, avevo paura che avesse accettato di scopare solo per divertirsi, non riuscivo a sopportare l'idea che se ne andasse lasciandomi nel letto da solo...come tutti i miei amanti.
Da quando ero partito per venire in Canada qualcosa dentro di me era cambiato...prima non mi sarebbe importato se fosse andato via. Eppure quella notte era successo qualcosa nella mia testa e tra i fiumi dell'alcol un pensiero fisso si era ripetuto per tutta la notte.
Lui non può andare via...
Lui è diverso...
Lui è l'unico che voglio...
Era stato solo l'alcol a farmi pensare quelle cose? C'era solo un modo per scoprirlo.
Lo baciai... lì sopra il prato, fuori di casa dove tutti potevano vederci.
Lui sbarrò gli occhi ma rispose al bacio come mi aspettavo. La notte passata insieme era iniziata nello stesso modo. Il lo baciavo e lui non si tirava indietro. Poi mi  stringeva la mano come se non volesse più lasciare la presa. Ed io a quel punto mi ero convinto che quella notte fosse l'occasione giusta per ricominciare e non gli avevo più permesso di allontanarsi. Mi ricordai che lui aveva provato a smettere...dicendo le classiche frasi: non è il momento, sei ubriaco e poi alla fine mi aveva avvertito esattamente come stava per fare adesso.
"Sai come va a finire se continui, vero?" disse lui con la testa poggiata sulla mia spalla. Era la stessa frase detta quella sera...prima che le cose prendessero la piega sbagliata.
"Fammi vedere." avevo risposto per la seconda volta, imitando le parole dette quella sera.
Lui mi tolse la giacca e mi baciò sul collo, sapevo che mi stava lasciando un succhiotto e che non potevo più spogliarmi senza che lo vedessero tutti.
Che bastardo! Immaginavo che non vedesse l'ora di farlo dopo i miei graffi.
Ne aveva lasciati già tre quando vidi una macchina passare molto vicino alle case. Se ci vedevano e capivano chi eravamo per noi sarebbe stata la fine. Afferrai Otobek per mano e lo trascinai dentro casa. Entrammo e rimanemmo al buio perché tutte le finestre erano chiuse e nessuno dei due aveva acceso la luce.
Mi girai pronto a dirgli di accendere quella maledetta lampadina e appena voltai il capo sentii di nuovo che mi afferrava e mi sollevava sul tavolo.
Al diavolo la luce! Mi tolse la maglietta e tornò a lasciarmi altri succhiotto su tutto il petto e lo stomaco. Probabilmente sembravo una cartina geografica quando smise e tornò a baciarmi. Non ero un tipo docile nemmeno a letto e tanto per farglielo capire gli afferrai i fianchi nudi e affondai le unghie per lasciargli altri segni. Lui protestò, immagino che facesse un male del diavolo ma io ben lontano dal fermarmi continuai a baciarlo e gli morsi la bocca fino a sentire il sangue. Stavolta si incazzò di brutto ed io mi ritrovai con la faccia schiacciata sul tavolo e le sue mani che mi sfilavano i pantaloni della tuta. Stava andando tutto una meraviglia quando il telefono prese a squillare.
Lo ignorammo, lui scese a lasciarmi altri segni sulla schiena mentre io ansimavo, dov'era finita tutta l'aria della stanza?
Il suo maledetto telefono iniziò a squillare insieme a quello di casa e al mio. Lui si lasciò dietro...un  me molto poco lucido e andò a rispondere al telefono.
"Si, Clark arriviamo subito." rispose lui e nella penombra vidi che non si girò più verso di me prima di andarsene.
Che cazzo era successo?
Mi rivestiti di fretta e lo inseguii fuori. Dire che ero incazzato come una belva era un eufemismo.
"Ei che cazzo ti prende?!" dissi una volta fuori casa.
Lui si girò, aveva lo stesso sguardo incazzato di quando eravamo sulla pista. Ci misi un pò a capire ma dopo mi ricordai che era il modo che aveva di guardarmi quando voleva sbattermi da qualche parte e...bhe avete capito. Lui si girò e incominciò a guardarmi con quello sguardo che se non lo consideravo minaccioso diventava davvero eccitante.
Arrossii e restai al suo fianco per tutto il tragitto. Poco prima di entrare gli chiesi:
" Che hanno detto al telefono?" in modo molto più calmo di prima.
Lui mi guardo con lo sguardo impassibile che era la sua faccia standard di tutti i giorni dell'anno.
"Sono arrivati Yuri e Victor dal Giappone." rispose con lo sguardo da "sto per ucciderli visto in che momento sono arrivati." e poi entrammo e li vedemmo già sulla pista a pattinare.
Il duo imbattibile era di un eleganza e di una complicità che lasciarono anche me stupito.
Mi girai verso Otobek che li guardava con il mio stesso interesse.
"Non importa cosa dobbiamo fare...noi dobbiamo pattinare in questo modo. Insieme." dissi porgendogli la mano.
Lui la strinse e disse " Insieme."
Quello che non gli dissi era che il modo di pattinare sdolcinato di Cotoletta e Finocchio non era nulla che sarei mai stato capace di fare. Se voleva quella complicità con me, gli conveniva pattinare come scopava...altrimenti non c'eravamo proprio.

Look me //Otayuri// Yuri on ice fanfictionDonde viven las historias. Descúbrelo ahora