cap 11 Fiori e telefonate

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Pov Yuri

C'era stato un problema. Un grosso problema...io non...mi... dio perché era così difficile anche solo ripeterlo?
Poggiai la cornetta del telefono e fissai fuori senza pensare a nulla in realtà.
Sentii le gambe tremarmi ma era solo l'emozione in realtà perché aveva chiamato il mio medico e tutto ciò che aveva detto dopo mille scuse e venti minuti di spiegazione medica che avevo saltato a piè pari...era che le mie gambe non avevano nulla c'era solo un errore di traduzione nella mia cartella clinica arrivata dalla Russia da cui era emerso un qualche problema alle ossa in realtà inesistente. Le medicine per curare la mia malattia fittizia rendevano inutillizabili le mie gambe ma in verità se avessi smesso di prenderle sarei tornato quello di un tempo in mezza giornata.
Mi sedetti a terra perché le gambe tremavano davvero tanto e restai lì a pensare a cosa farne della mia vita, adesso.
Il primo pensiero fu come dirlo ad Otobek ma scartai l'idea subito perché in ogni caso avrebbe capito tutto una volta rientrato, il secondo pensiero era per la gara che anche lui aveva deciso di lasciar perdere per starmi vicino e infine il terzo fu un enorme senso di colpa per tutto quello che il ragazzo faceva per starmi accanto. Ero stato un pessimo amico per così tanto tempo...con che faccia mi avrebbe guardato una volta scoperto tutto?
Fissai le chiavi sul comodino, se...no, non potevo scappare, non di nuovo.
Restai li seduto a terra con la cornetta che emetteva un bip continuo perché probabilmente non l'avevo messa bene.
Cavolo, che casino.

Pov Otobek

Lui era la mia vita. Il mio sole e le mie stelle...ma scrivergli un biglietto d'amore sarebbe stato un suicidio. Probabilmente le rose si sarebbero salvate, le avrebbe messe in un vaso con noncuranza dicendo che erano solo uno spreco di denaro... Ma il biglietto d'amore?
Fissai con il solito cipiglio il fiorista. Il pover uomo aveva ancora una rosa in mano e l'intenzione di attaccarci il biglietto sopra prima di metterla con le altre. Il mio sguardo fece tutto il lavoro: il fiorista poggiò il biglietto come se fosse stata un'arma e mi fissò intimorito.
Bravo, amico, non farmi incazzare che oggi sono di buon umore.
Afferrai il mazzo di rose come se fosse stato il manico di una borsa e me ne andai svelto verso la macchina.
Il fiorista parve svenire quando vide il suo capolavoro di rose e nastrini azzurri girato al contrario e tenuto capovolto.
Entrai in macchina e partii ma dopo poco il cellulare si mise a suonare...bhe questa era sfiga, non c'è alcun dubbio.
Ovviamente non accostai per rispondere ne parlai al telefono mentre ero alla guida.
Al primo posto di blocco mi fermarono e il poliziotto lanciò un evidente sguardo alla mia faccia e poi al telefono.
"Le da fastidio agente?"
Lui sorrise cordiale ma il mio tono non gli era piaciuto.
"Dovrebbe rispondere."
Io ripresi i documenti e mi sistemai per ripartire:
"Non si sta al telefono in macchina." gli ricordai con scherno e poi ripartii con un sorriso soddisfatto.
Se ci fosse stato Yuri avrebbe riso della mia bastardaggine ma girandomi verso il sedile mi ricordai che lui non veniva più in macchina con me da un bel pò di tempo.
"Ti do già abbastanza fastidio." aveva detto con il solito broncio.
Io lo aveva trovato adorabile ma si vedeva che si sentiva un peso.
Per questo volevo chiedergli di sposarmi e di vivere nella casa dei miei, io e lui da soli, come una vera coppia.
C'erano le rose e avevo l'anello in tasca nella custodia pregiata del negozio.
Era fatto d'argento, una cosa semplice, gli sarebbe piaciuto perché era proprio come lui: essenziale, schietto e senza fronzoli o inutili orpelli.
Parcheggiai davanti casa e vidi che la chiamata era sua.
Si era dimenticato qualcosa?
Quando percorsi il giardino lo vidi davanti la porta, era in piedi e senza le stampelle.
Sembrava...normale...sembrava, guarito?
Ci guardammo per un attimo, lui aveva le braccia incrociate e io ero ancora con le rose in mano come un idiota.
Non capivo quello che stava succedendo.
" Quelle sono rose?" chiese curioso.
Cazzo, non ero pronto! Non era il momento ne delle rose ne dell'anello.
"Si le ho prese per una persona importante." dissi la prima cosa che mi veniva in mente.
Ma capii subito di averlo ferito. Parve confuso poi si riprese in fretta dicendo:
" Se hai piani speciali per stasera non preoccuparti di me, toglierò il disturbo a breve, sono guarito."
Poi fece un verso stizzito e tornò dentro.
Io lo seguii in casa e trovai la porta della sua stanza chiusa a chiave.
"Yuri."
"Sono impegnato."
"Che stai facendo?" chiesi io.
"Mi preparo per andare via." rispose tranquillo ma era solo una finta.
"Apri, per favore."
"Perché?" chiese lui incazzato.
E bhe, era colpa mia perché ero stato un vero coglione.
Perciò decisi di dirglielo lì sulla porta, perché ero un coglione e perché ero innamorato pazzo di lui da quando avevo quindici anni.
Non c'era un posto giusto per dirglielo ne un momento migliore. Era una cosa che dovevamo chiarire subito.
"Yuri, mi stai ascoltando?" chiesi adagio, giusto per non fare la figura del deficente anche con lui oltre che con me stesso.
Sentii un tonfo contro la porta e un "si" in risposta.
Poggiai la mano sul legno, quella era stata la mia camera e adesso ci dormivo insieme a lui. In quella casa ero vissuto con i miei nonni proprio come Yuri era cresciuto a casa di suo nonno. Eravamo simili sotto molti punti di vista ma la differenza era che io mi ero sempre occupato dei miei fratelli più piccoli e avevo sempre sognato una famiglia: questo Yuri poteva capirlo ma probabilmente non lo voleva quanto me. I ricordi del tempo passato nella mia stanza a fantasticare sul nostro futuro insieme mi diede la forza per dirlo anche se una parte di me aveva sempre temuto che il mio desiderio di una famiglia avrebbe allontanato Yuri da me.
"Yuri io ti amo." dissi con una serietà che era proprio da me.
Il colpo contro la porta stavolta fu più forte,...la stava prendendo a pugni?
"Alì...io...ti..." ma non disse nient'altro, la serratura si sbloccò ed io entrai trovandolo seduto contro il muro e in lacrime come un bambino.
Lo abbracciai stretto poggiando le rose a terra e stringendo qualcosa di molto più prezioso in mano.
"Io ti amo."disse tra un singhiozzo e l'altro con le lacrime in volto e le guance tutte rosse dall'imbarazzo.
Io gli presi il volto tra le mani e gli asciugati il viso poi dopo essermi seduto accanto a lui e dopo averlo tenuto stretto affinché si calmasse, riuscii nel mio intento.
Con una mano gli afferrai il volto e lo baciai mentre con l'altra gli infilavo l'anello al dito.
"Questo anello è il simbolo dell'amore che provo per te, non toglierlo mai." dissi e lui sorrise.
Era quello che intendevo per matrimonio:  due persone sposate sono due persone che si amano e che decidono di vivere la propria vita insieme, non serve nient'altro, tanto meno degli inutili pezzi di carta.

Look me //Otayuri// Yuri on ice fanfictionWhere stories live. Discover now