Le foglie scricchiolano sotto le loro scarpe, qualcosa nello zaino di Chase sbatte ad ogni passo, tintinnando.


"Non avete molto da fare da queste parti, eh?" sentenzia Zac.

Anche questa non è una vera domanda.

Non l'aveva mai considerata in questi termini.

È chiaro che, a vederla da fuori, deve sembrare una cosa piuttosto strana. Del resto i suoi coetanei, in questo momento, probabilmente si staranno scolando una birra in riva al lago, dopo aver trascorso la giornata a nuotare e divertirsi. Che cosa ci può fare se con quelle persone non riesce proprio a legare?

"In realtà non è esattamente così" si sente in dovere di confessare "è solo a me che piace l'archeologia."

"Ovviamente."

"Se vuoi però domani posso presentarti altri ragazzi, al bar o alla spiaggia."

Nella testa di Chase è un'offerta sincera anche se, a dirla tutta, sa bene che farsi vedere insieme a lui non è un ottimo biglietto da visita.


"Non ti preoccupare. Mi va bene fare cose del genere."

"Che riguardano l'antichità?"


"No. Che non riguardano le persone."

"Ah" riesce solo a dire "Ok."

E la discussione muore lì, lasciando spazio ai rumori della natura.

Sono in marcia da parecchio tempo ormai, avrebbero già dovuto essere arrivati. Possibile che siano così lenti? Fiochi raggi di sole illuminano triangoli di terra bruna e verdognola. Chase guarda l'orologio: sono le cinque e mezza di sera. Hanno fatto tardi, con la storia di Geremia, le presentazioni, il pranzo e tutto il resto. Non manca molto al tramonto e tra poco farà buio. Proprio quello che avrebbe voluto evitare. Non si sa come potrebbero finire queste cose e in caso di pericolo il suo compagno sarebbe solo di intralcio. Perché diamine suo padre ha accettato di fermarsi a pranzo? Ha sempre fatto in modo di tenersi lontano dai guai eppure negli ultimi mesi sembra proprio che qualsiasi scelta si riveli nefasta. A volte vorrebbe essere un animale del bosco per poter condurre una vita semplice. Che ne so, un roditore. Oppure un uccello. O magari un'aquila. Ecco si, una bella aquila con...
Un momento.

Gli uccelli. Non si sentono gli uccelli.
 Chase si ferma di colpo e per poco Zac non sbatte contro la sua schiena.

"Ma che cosa..."


"Ssssshhhh...ascolta"

Immobili, tendono le orecchie alla ricerca di qualche indizio tra le fronde.

"Gli uccelli!" Esclama Chase.


"Io non sento niente."

"Appunto!"


Zac lo scruta con aria interrogativa.


"Da quanto tempo è così?"

"Così cosa?"


"Silenzioso!"

"Non...non lo so. Non ti capisco."


"Siamo un bosco. Dovrebbero esserci versi di animali, uccelli, qualcosa che si muove. Invece non c'è nulla di tutto questo."


"E non è una cosa buona quindi?"


Per tutta risposta, si volta verso il sentiero e annusa l'aria come un cane, chiudendo gli occhi. L'odore umido di piante e corteccia ha lasciato spazio a un vago afrore di muffa.

"Potrebbe non esserlo. Andiamo, ci stiamo avvicinando."


Senza aspettare un risposta, riparte con passo deciso, saltando le radici degli alberi che spuntano dal terreno. Il pendio si fa più ripido a ogni passo e la luce cala a una velocità preoccupante.

"Aspetta! Ma cosa ti ha preso?"


Zac si lancia all'inseguimento, scivolando sul fondo fangoso.

"Muoviti! Dobbiamo sbrigarci!"


Corrono per alcuni minuti, uno dietro all'altro. La sagoma arancione del ragazzo con gli occhiali si muove rapida e un paio di volte scompare alla vista, coperta da un albero o dietro una curva a gomito. La sera sta calando e il panorama si fa più inquietante. Se si perdessero, potrebbero vagare per giorni prima di trovare la strada. Rocce appuntite emergono ostili dal terreno con una frequenza sempre maggiore. La vegetazione cambia inspiegabilmente. Cespugli di rovi si attorcigliano intorno alla pietra soffocandola in un abbraccio pungente. La salita si trasforma quasi in una scalata. Dopo altri dieci minuti di cammino, Chase rallenta. Non vede quasi più nulla ma non può tirare fuori la pila. Si piega a carponi, appoggiando le mani sul terreno e si accorge che è totalmente ricoperto di un sottile strato di muschio, morbido e pericoloso. Prosegue a fatica, cercando qualcosa di solido che possa fargli da appiglio per avanzare. 
Senza scoraggiarsi, fa leva sulle ginocchia e appoggia le punte dei piedi sui sassi più piccoli, facendo attenzione a non impigliarsi nelle spine a destra e sinistra.

"Ehi, hai le gambe piccole ma corri come un dannato" ansima una voce dietro di lui.

"Ci siamo quasi, deve essere qui in cima."

"Mi spieghi che cos'è tutta questa fretta?"


"Non lo vedi? É buio ormai e ho una torcia sola. Non possiamo arrampicarci con una mano."


Un piede perde la presa facendo cadere una zolla di terra e radici.

"Sei sicuro che sia una buona idea?"


Consapevole del respiro affannoso e del cuore che batte veloce nel petto, evita di rispondere.
La pendenza diventa ancora più ripida. Dei massi sbucano a intervalli regolari sopra la sua testa.

"Guarda, sembra una scala. Dubito che sia opera della natura."

"Io vedo solo le suole delle tue scarpe e il tuo culo. Se hai intenzione di arrampicarti, vedi di non cadermi addosso."

Allunga una mano e la ritrae con un gridolino acuto.

"Allora?"

"Non deve essere utilizzata da secoli: sono ricoperti di rami spinosi."

Zac lancia un'occhiata dietro di sé incontrando unicamente oscurità.

"Da qui non si scende. A meno di non volerci fratturate qualcosa ovviamente. Direi di cercare il modo di salire."

Senza voltarsi Chase apre la tasca laterale dello zaino e ne estrae un paio di guanti.

"Non sono esattamente da scalata ma andranno bene ugualmente."

"Sei proprio un piccolo esploratore."

"Cerco di essere previdente."

Li infila uno alla volta aiutandosi con i denti e prestando attenzione a non perdere l'equilibrio.

"Ma sono guanti da giardiniere quelli?"

"Sono adatti alla situazione, no?"

"Chi è che si porta dei guanti da giardinaggio in una gita tra i boschi? Sapevi che avremmo incontrato dei rovi?"

Esita un istante, impegnato a tirare un arbusto in maniera tale da liberare il primo appiglio.

"Si. Più o meno. Diciamo di sì."

"Ho capito, te lo vuoi tenere per te."

"Non è così. È che...è complicato."

"Va bene, è complicato. Però adesso signor misterioso, riusciamo a proseguire? Questo odore di marcio mi sta entrando nelle ossa."

Non ci aveva fatto caso. Zac ha ragione. Non è puzza di muffa ma di...putrefazione. Come se una carcassa si stesse decomponendo poco lontano da lì. Un olezzo umido e sottile che ti punge le narici. E ora è più intenso.

"Si...si. Ci sono."

Poi il terreno sotto di loro cede, la parete di terra e sassi si apre e li ingoia, facendoli precipitare nel vuoto.

LU/CEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora