Capitolo 8

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Capitolo 8

Di quella giornata riuscivo a ricordare solo un particolare: la mia fuga. Esattamente, scappai come una codarda. E per di più la faccia di Hunter, con quegli occhi feriti mentre mi guardava andare via correndo, non abbandonò la mia mente neanche per un attimo. Mi rigirai tra le lenzuola tutta la notte, e la mattina, come regalo, mi ritrovai due occhiaie scure a circondarmi gli occhi. " Fantastico-pensai- e adesso queste come le spiego a Cato?". Quello che però ancora mi turbava era l'immagine di quei due occhi verdi, solo che non riuscivo a ricordarmi dove li avevo già visti, e soprattutto perché mi provocassero quel sentimento di fastidio e stizza che mi assillava. Mi lavai la faccia con dell'acqua gelida tanto per svegliarmi definitivamente e , una volta pronta, uscii di casa.

La prima tappa era la casa di Hunter: dovevamo assolutamente chiarire. Ero un po' nervosa perché non sapevo esattamente cosa dirgli, ed inoltre il tragitto non era lungo e quindi non avevo tempo per pensare ad un discorso. Infatti avevo ragione: mi trovavo già sul suo porticato, cosí gli suonai. Quando mi vide i suoi occhi si incupirono, proprio come quella volta in cui Cato era venuto a prendermi e lui non era riuscito a dirmi ciò che doveva. "Dovrei salutarti e magari sorriderti, solo che non ne ho voglia oggi, soprattutto se poi tu scappi via schifata" esordí Hunter , " Io non ero schifata..." risposi " Ah no? E guardare qualcuno come se avesse ucciso il tuo gatto e poi correre più veloce e lontano possibile per allontanarglisi cosa ti sembra? Una dimostrazione di affetto?". Il suo sarcasmo era affilato come una lama e io non sapevo cosa ribattere, anche perché aveva ragione. " No - risposi - no, hai ragione . Ma non ne avevi il diritto. Lo sai che io sto con Cato, anzi lui non é solamente il mio ragazzo, lui mi aiutato quando nessuno mi considerava, lui ha ricolorato il mio mondo! E poi arrivi tu e pretendi che io ti dimostri qualcosa, come se ci fossi sempre stato tu, come se il mio grande amore fossi tu. Senti tu mi piaci, ma perché sei come me, perché hai vissuto le mie stesse cose, perché, semplicemente, mi piace la tua compagnia. Ma non posso dirti che ti amo, nè tantomeno dirti che tu sei ciò che voglio.E ora di' qualcosa , ti prego". I suoi occhi mi scrutarono il volto, in ogni suo dettaglio; mi vergognai addirittura un po' perchè mi sentivo a disagio con tutte quelle lentiggini sugli zigomi. " Capisco - disse - mi vedi come un'amico. Sai, quando ti ho visto quel giorno in mensa, sono tornato a casa pensando a te, credendo che non saresti venuta a prendermi per farmi vedere il paese. Poi sei venuta e con il tuo dolce sorriso mi hai illuminato la giornata. E da quel momento, beh, mi sei piaciuta sempre di più. Ma va bene, ti capisco se mi dici che preferisci lui. E ora scusami, ma devo fare una commissione". Se ne andò cosí, lasciandomi a bocca aperta. L'unica cosa che riuscí a smuovermi fu che, guardando il sole già alto nel cielo, capii che ero in ritardo.

Corsi a perdifiato fino all'accademia e arrivai giusto in tempo. Si giusto in tempo per vedermi fissare da tutti mentre aprivo la porta e mi avviavo verso lo spogliatoio.

Ancora non sapevo, ma l'avrei scoperto di li a poco, che quegli occhi e quella ciocca bionda appartenevano a Occhiverdi, e che, per ripicca, aveva spifferato tutto a ogni persona possibile, ovviamente cambiando qualche particolare molto importante.

"Vi chiederete come faccio a postare in fretta: la storia l'ho finita un anno fa, per una pagina Facebook. Ovviamente non conoscevo ancora wattpad se no l'avrei messa subito anche qui :) comunque spero che, prima o poi, qualcuno si interessi. Nel frattempo per chi c'è, enjoy! ~Rebs"

-Quello che non è stato raccontato - ClatoWhere stories live. Discover now