Capitolo 47: L'amore e il lavoro

431 32 0
                                    


Due mesi dopo

L'estate era arrivata a New York, il mese di Agosto aveva portato con sé una dose massiccia di aria calda e afosa, giornate soleggiate e lunghe passeggiate all'ombra di Central Park. Gli uffici si svuotavano, gli appuntamenti si rimandavano al mese di settembre, le metro si popolavano di turisti, e gli abitanti della Grande Mela, appena ne avevano occasione, fuggivano a Rode Island o si imbucano a casa di amici e parenti fra le ville super lussuose degli Hamptons. Anche Michael guardava speranzoso all'estate che incombeva nella sua vita, sentiva il bisogno di godersi un attimo di pace, di riprendere le forze ed archiviare tutto quello che era accaduto negli ultimi mesi. A due settimane dalla fine dello stage presso la redazione di Vogue, il giovane per una volta non era attanagliato da dubbi e incertezze in merito al suo futuro lavorativo, come le insicurezze in campo affettivo, erano in stand-by fino a data da destinarsi. In quei due mesi di corse forsennate fra casa, lavoro, ospedale e lunghe chiacchierate con Adam, Michael chiuse tutti i suoi problemi nell'armadio della mente, promettendo a sé stesso che, appena Adam sarebbe uscito dall'ospedale, avrebbe affrontato tutto, ma proprio tutto. Il lavoro, da una parte, gli aveva regalato molte soddisfazioni, anche se Alex non si esponeva più di tanto in complimenti e ringraziamenti, aveva imparato a conoscere la mimica facciale del suo caposervizio. Capiva che era soddisfatto del suo lavoro quando increspava gli angoli della bocca nel soffocare un sorriso compiaciuto e, soprattutto, quando leggeva nei suoi occhi un impeto di gioia. Non sapeva se lo stage si sarebbe tramutato in lavoro vero, ma in quel venerdì in cui Adam sarebbe uscito dall'ospedale, Michael ricevette un messaggio da parte di Alex "Vieni con calma in redazione, e passa dal mio ufficio, dobbiamo parlare." Fu un campanello dall'allarme, un qualcosa che fece intuire a Michael che era giunto il momento di discutere del suo futuro in campo giornalistico.

I problemi di cuore invece, benché furono messi a tacere da parte di Michael, avevano avuto un percorso ben diverso, più tormentato, più emotivo che ora dovevano essere affrontati. Vedere Adam su un letto di ospedale, lottare fra la vita e la morte e riprendere a fatica le forze, rappresentarono uno schiaffo violento per il giovane Michael. Tagliò i ponti con Josh, affermando che aveva bisogno di spazio e che ora la sua priorità era Adam. In realtà aveva sì bisogno di tempo, ma sentiva la necessità di elaborare tutto ciò che gli disse Chris quella mattina, poco dopo l'operazione di Adam. Ma aveva il bisogno soprattutto di rielaborare quello che provava nei suoi riguardi, perché era innegabile che il sexy fotografo aveva un forte ascendente verso di lui. Michael si rese conto che, in tutto questo tempo, aveva mentito a sé stesso. Amava Adam ma allo stesso tempo sentiva qualcosa anche per Chris. Era amore o semplice affetto? Alla luce dei fatti doveva mettere ordine nella sua vita, fu una promessa che fece a sé stesso quella notte in cui Adam si risvegliò dal coma. Michael doveva crescere, doveva scrollarsi da dosso tutti i suoi dubbi e le incertezze o non avrebbe mia affrontato la vita a testa alta. Lo doveva a se stesso e a tutte le persone coinvolte nella vicenda. In quel periodo turbolento, la polizia brancolava ancora nel buio, ancora non c'era un indiziato per l'aggressione e, nonostante la detective Mills spronava Adam a ricordare, il ragazzo non rammentava nessun dettaglio di quella sera, rammentò solo di essere stato avvicinato da un uomo con felpa e cappuccio nero. Indizi circostanziali che impedivano di poter tracciare un profilo. "Non mi importa" ripeteva Adam alla detective e a Michael "L'importante è essere vivo." La detective non mollò la presa, Michael invece appoggiò la decisione del suo compagno, e insieme, cercarono di archiviare il brutto momento che avevano vissuto.

"Non ti dimenticare il portatile" disse Michael mentre in uno scatolone raccoglieva DVD, libri e tutti i compagni che avevano accompagnato il giovane in questo incredibile viaggio. In due mesi Adam non ebbe la visita dei genitori, solo sua madre gli fece una breve telefonata, ma in compenso Angy, David, Mary e Lucy e ovviamente Michael, cercarono di rendere più leggere le giornate in ospedale. Il lavoro di Adam si fermò per un po', solo per un mesetto, poi tornò a pieno regime ma a ritmi più leggeri. "Non so dove hai trovato la forza per affrontare tutto questo" disse Adam mentre radunava gli ultimi vestiti che erano sulla sedia. Aveva il viso pallido, i capelli più lunghi del solito e la barba in colta, era dimagrito ma lo sguardo era più vivo che mai. "Cosa intendi?" domandò Michael. "Hai lavorato per due mesi e allo stesso tempo eri sempre presente al mio capezzale, non ti credevo così forte" sorrise dolcemente. "Ho avuto paura di perderti, e quella cicatrice che hai sull'addome, mi ricorderà tutto quello che abbiamo passato. Ma ora è arrivato il tempo di voltare pagina" e Michael gli sfiorò il viso. "No so proprio come ringraziarti..." sospirò. "Non devi, sei qui, sei vivo ed è una cosa stupenda" poi guardò l'orologio.

Forbidden LoveWhere stories live. Discover now