take your time

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Indossava un bellissimo abito nero, aveva tinto i capelli di un biondo cenere e stava da dio.
Era perfetta, ma era così incoerente.
Bloccai i bambini intenti a correre verso di lei e mi abbassai alla loro altezza.
J:andate di sopra con Clara, ci sono dei regali per voi, io torno subito.
Annuirono e corsero di sopra felici.
Dissi a Clara di lasciar loro aprire i regali e poi di metterli a letto, più tardi sarei passato nella loro camera.
Lei annuì e seguì le mie direttive.
Appena fummo soli la guardai dritto negli occhi.
C'erano così tante cose che volevo chiederle.
J:perché sei qui?
Ammetto che ero leggermente infastidito dalla sua presenza, mi aveva trattato come uno straccio e pretendeva di potersi presentare a casa mia e fare la vittima.
Le lacrime continuavano a solcarle le guance.
A:n-non importa, è stato uno sbaglio, saluto i bambini e me ne vado.
Disse alzandosi, tenendo lo sguardo basso.
La fermai per il polso e la guardai.
Avevo l'impressione che fosse impaurita da me.
J:no, non te ne vai finché non mi spieghi cosa ci fai qui. Prendi il cappotto, usciamo.
Alzai un po' troppo la voce e le voltai le spalle.
Mi guardò male.
A:non usare quel tono con me. Sei solo uno stronzo.
Scoppiai in una fragorosa risata.
Mi tirò un potente schiaffo in faccia, tanto da lasciarmi il segno della sua mano sulla mia guancia.
Ero infuriato.
J:sarei io lo stronzo adesso?! Forse hai ragione è stato uno sbaglio venire qui.
Le aprii la porta.
Lei spalancò gli occhi, probabilmente non se lo aspettava, iniziò a piangere ancora più forte ed uscì.
La guardai camminare lungo il giardino.
Era giusto così.
K:Ariana!
Sentii Kendall urlare dietro di me.
La ragazza si girò verso di noi.
Kendall corse verso di lei e iniziò a parlarle, cercavo di decifrare di cosa stessero parlando, ma non ero bravo a leggere il labiale.
Dopo diversi minuti Kendall si voltò verso di me.
K:Justin! Muoviti!
Disse urlando, la raggiunsi contro voglia.
K:ora tu, la porti alla caffetteria, le paghi una cioccolata calda e ti scusi per il tuo comportamento da ragazzino viziato.
Spalancai gli occhi.
J:non sono l'unico che deve chiedere scusa. E soprattutto non sto facendo il ragazzino viziato!
Kendall mi tirò un colpo sulla testa.
Le rivolsi uno sguardo di sfida.
J:va bene, va bene, ma lo faccio solo per te Ken.
Dissi baciandole la guancia.
Mi sorrise.
Guardai la ragazza davanti a me, un tempo non l'avrei mai trattata così. Un tempo era mia e ora non lo era più.
Non capivo il suo sguardo, non l'ho mai capito. Era difficile capirla.
J:andiamo?
Chiesi esitante.
Lei annuì poco convinta e mi seguì.
Passammo tutto il tragitto in silenzio.
Lei guardava attenta tutto ciò che la circondava, come se non volesse cancellare nulla e vivere ogni momento.
Prima di entrare nella caffetteria le bloccai il braccio.
J:senti mi dispiace di essermi comportato da stronzo in quel modo.
Scosse la testa e mi sorrise lievemente.
A:avevi le tue ragioni.
Annuii e la portai dentro, era un posto piccolo e accogliente dove io e Kendall andavamo spesso.
Trascorrevamo i pomeriggi insieme a parlare lì dentro era un posto magnifico.
Ordinammo due cioccolate e ci sedemmo ad un tavolo.
Dopo qualche secondo in silenzio lei mi disse:
A:stavi bruciando le nostre foto?
Annuii.
J:mi hai chiesto di dimenticarti, è quello che sto cercando di fare. Ma poi sei ricomparsa.
Mi guardò con un'aria distrutta.
A:io non voglio dimenticarti.
Alzai lo sguardo verso di lei.
Era seria?
J:sei così incoerente.
Sussurrai.
A:lo so, ma quando ti ho lasciato andare ho c-capito, Justin io non ti volevo perdere.
Disse balbettando.
Scossi la testa.
J:non sono più disposto ai tuoi giochetti, ho sofferto troppo per te. Non posso sopportare altro.
Lei annuì.
A:lo capisco, hai ragione.
Disse abbassando lo sguardo.
J:cosa speravi di ottenere venendo qui?
Lei mi guardò dritto negli occhi e in quel momento sentii una scossa.
A:smettila. Per favore.
Scostai lo sguardo.
Iniziò a piovere fuori.
J:dammi una ragione valida per cui dovrei ascoltarti.
Lei mi guardò attentamente come a voler decifrare i miei pensieri.
A:ho lasciato Mac, ho spostato le date del tour e ho preso il primo volo per il Canada solo per parlare con te. Voglio scusarmi per tutte le volte che ti ho fatto soffrire, per tutto Justin. Per averti lasciato andare.
Girai il cucchiaio nella bevanda calda.
J:non puoi pretendere che cambi tutto.
Mi prese la mano.
A:lo so, voglio solo rincominciare tutto. Te la chiedo io un'altra possibilità
Scossi la testa.
J:per adesso, vorrei solo passare del tempo con i miei fratelli, mi mancano tanto.
Giuro di aver visto le mie parole colpirle il petto, i suoi occhi tornarono lucidi.
Ero uno stronzo.
J:però potremmo uscire a cena e parlare un po'.
Mi sorrise.
J:va bene venerdì?
Lei sorrise e annuì convinta.
A:ho una camera al Palace.
Sorseggiai un po' della mia cioccolata.
J:è carino come posto.
Dissi guardandola.
A:sì è carino e confortevole, qui tutto è carino e confortevole.
Annuii.
J:è per questo che vivo qui, e poi è tranquillo, ho i miei amici più cari qui. Te li farò conoscere un giorno.
Sorrise.
A:mi farebbe piacere...Ma parliamo di cose serie Bieber, hai seriamente chiamato il tuo gatto Zucchero filato?
Scoppiai a ridere.
J:è una lunga storia...
Iniziammo a parlare e continuammo per ore ed ore.
Nonostante fosse tardi, stavamo seduti a quel tavolo e sorridevamo.
Era tornata la ragazza di cui mi ero innamorato, quella che si imbarazza ad un complimento, che sa essere forte e indipendente.
Era tutto migliore.
Come se ci stessimo conoscendo.
Come se ci stessimo innamorando per la prima volta.

Spazio autrice
so che è un po' corto ma ho fatto del mio meglio.
Sopra vi ho lasciato una canzone di blackbear, I just love him so much, quindi vi consiglio di ascoltarla🔥
Siete la mia gioia più grande, grazie mille.
lasciatemi un bel like e un commento💘
vi amo,
~G

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𝒸𝑜𝓂𝑒 𝓊𝓃 𝒻𝓊𝓁𝓂𝒾𝓃𝑒 𝓈𝓊𝓁 𝓂𝒶𝓇𝑒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora