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Al termine della cena, quando il cibo svanì dal tavolo lasciandomi con la mano sollevata in aria, avevo scoperto da una ragazza più piccola che gli alloggi della mia casa verde-argento si trovavano nei sotterranei. Non ero molto felice, non che non mi piacesse la casa o altro. Semplicemente fin da piccola ho avuto un certo timore verso i serpenti, per via di un morso ricevuto da uno di quegli esseri.

Mi trovo davanti a un muro di pietra, abbastanza freddo ai miei occhi.

"Serpeverde" pronunciai dubbiosa, copiando dei ragazzi che avevo visto passare. Certo che la parola d'ordine era di una banalità davvero disarmante. Avrei preferito gli indovinelli dei Corvonero di cui Alice mi aveva raccontato sul treno.

Il muro scivolò a lato, lasciandomi il passaggio libero. Entrai trovandomi davanti un entrata con al suo centro un tavolino con sopra una scacchiera e alcune tazze di tè.

Proseguo guardandomi in giro, scoprendo davanti a me un enorme sala. Notando diversi studenti seduti per la sala, ne deduco essere quella comune. Le pareti presentano delle ampie e strette vetrate alternate a ben cinque camini di pietra, con vari ritratti e dipinti sopra. Al centro della sala trovo un arredamento austero, fatto di grandi divani e poltrone di pelle nera. Che arredamento scuro e cupo.

Mi dirigo verso est, dove sono piacevolmente stupita di trovare un'immensa biblioteca. Stanza che preferisco di questo posto, decisamente. Adiacente alla biblioteca è presente una stanza, forse dedicata allo studio per via del lungo tavolo che la abbellisce.

Seguo alcune ragazze senza farmi notare, attraverso una scala a chiocciola in mogano, gremita di decorazioni e alcuni serpenti intarsiati nel legno. Sembrerebbe simile al barocco del seicento. Mi ritrovo in un enorme corridoio dal quale si accede ai dormitori, a quanto pare le ragazze stanno a sinistra mentre i ragazzi a destra.

Raggiungo una porta con dei decori argentei sopra, la apro; trovando al suo interno i miei bagagli vicino al letto accanto alla finestra. Il letto a baldacchino presenta dei drappi verdi e argento, che riprendono la casa. Accanto al letto una poltroncina e un comodino.

Henrik decide di appostarsi sul letto, mentre io inizio a guardare la divisa appoggiata sulla poltrona. Una gonna e dei pantaloni neri, una camicetta bianca e alcuni maglioni con lo stemma serpeverde accompagnati dalla cravatta.

"Henrik, non amano molto i colori qui a Hogwarts. Hai visto? L'unica cosa bianca che ho notato è la camicia." gli dico sconfortata.

Lui mi fa capire di non abbattermi e che riuscirò a inventarmi qualcosa.

C'è un enorme differenza dalla mia camera così solare a questa così cupa e fredda.

Il mio letto coperto da cuscini e lenzuoli bianchi. Disegni e foto fatti da me appesi in ogni dove e la mia favolosa libreria così piena di libri. Oh, quel tappeto dei colori del'arcobaleno... Mi manca già casa.

Sento un certo rumore dalla finestra accanto che fa letteralmente saltare il mio amico pennuto. Girandomi trovo davanti a me, oltre la finestra, un enorme e inquietante calamaro gigante.

"Salve signorina" mi saluta attraverso il pensiero, mentre fa una sorta di inchino.

"Buonasera" rispondo accennando un leggero inchino.

"Io sono Jenkins, spero che avrà una buona permanenza qui"

"Piacere di conoscerla, io sono Ambra" rispondo sorridendogli.

"Sono felice di averla qui, nessuno mi ha mai capito. Tutti i ragazzi scappano quando gli appaio davanti"

"Deve essere stato davvero brutto." constato.

"Stia tranquilla controllerò che nessuno le faccia scherzi."

"grazie mille." rispondo, mentre lui si inchina un altra volta per nuotare via.

Che strano animale, mi spiace che nessuno lo tratti bene. Chissà quanto può sentirsi solo.

Mi addormento nel mio letto, senza notare le ragazze che condividono la stanza con me.

Henrik mi pizzica il naso col suo beccuccio, costringendomi ad alzarmi. Mi cambio e indosso la divisa, cambiando le calze con un paio di calzettoni neri con l'elastico sottile argento sopra il ginocchio. Non dovrei metterle, ma sono le uniche calze che ho nere. Purtroppo i collant che ho, sono da lavare. Scriverò a mia madre di mandarmi calze nere.

Mi dirigo verso la Sala Grande per la colazione.

Quando entro, scopro una Rose tutta agitata venirmi incontro.

"Scusami per gli sguardi che ti ho lanciato ieri. Me ne pento un sacco. Scusami, non vado molto d'accordo con i Serpeverde. Solo Albus, mio cugino, riesco a tollerare." dice tutta rossa dall'imbarazzo.

"Tranquilla, va tutto bene. Credo di capire un pochino il tuo astio, c'era una tipa ieri davvero antipatica. Sai, quella col caschetto fatto male."

Sentendo la mia affermazione su "brutto caschetto", scoppia a ridere.

"Hai incontrato la Parkinson, Emily. LA PEGGIORE"

"Ho notato."

"Vuoi mangiare da noi? Nella tavolata Grifondoro? Non si potrebbe, ma nessuno dirà nulla." alla sua domanda annuisco, seguendola.

Per fortuna non sono poi così sola, menomale.

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⏰ Last updated: Apr 22 ⏰

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HALF-BLOOD.Where stories live. Discover now