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Finalmente erano le 16. Avrei avuto il mio telefono tra le mani. Per la paura ieri sera l'ho dimenticato li.

Purtroppo da ieri sera sono successe troppe cose strane, prima l'uomo. Poi ho fatto saltare l'elettricità in casa e fatto volare diversi libri. Oggi durante l'esame di riparazione credo di aver fatto qualcosa alla mia professoressa... Le sono spariti i vestiti di dosso. Persino mia madre, stamattina presto, si è accorta di queste cose strane.

Ora vedrò la donna che mi ha promesso di restituirmi il cellulare.

Esco dall'edificio nel quale frequento le lezioni da un anno, dopo essermi trasferita da Genova con mia madre per via del suo lavoro come interprete.

Vedo una donna vestita di un tubino scuro, in compagnia di due uomini col quale conversa gioiosamente. Sembra carina con i suoi capelli ricci. Le vado incontro.

"Salve signora, la ringrazio per avermi portato il cellulare"

I tre adulti mi guardano un può straniti, chissà come mai.

"Miseriaccia, ma sei una ragazzina." afferma l'uomo coi capelli rossi stupito.

"Ehm si? Perché ? Dovrei essere più grande?" chiedo titubante.

"Oh no cara, scusalo. Dalla tua voce avevo pensato fossi più grande ecco perché mio marito ha affermato ciò." si scusa la donna. "Ecco il tuo cellulare."

"La ringrazio davvero."

"Scusaci, vorremmo chiederti delle cose sull'aggressione. Un uomo è stato trovato abbastanza malconcio ieri sera. Forse è lo stesso che ti ha aggredito." Afferma l'uomo dai capelli corvini.

"Ehm.. io.. non so" oh cavolo e cosa gli dico ora.. non so cosa sia successo, se gli è venuto un attacco di cuore oppure sono stata io?

"Cara non temere, non hai nessuna colpa" mi dice la donna. "Facciamo così beviamoci qualcosa in quel bar lì, poi deciderai tu cosa risponderci."

"Ehm va bene."

Ci dirigemmo verso quel bar. Un colpo di vento improvviso, però, fece volare da una finestra un vaso sopra le nostre teste.

Di riflesso mi coprì il viso, immaginandomi che quel vaso lievitasse sulle nostre teste.

"Wingard.."stava per pronunciare l'uomo dai capelli rossi bloccandosi subito.

Togliendomi le mani da davanti gli occhi, vidi il vaso sopra le nostre teste lievitare fino a posarsi a terra.. come lo avevo immaginato.

"Io.."

"Wow, è la prima volta in tutti questi anni che vedo una cosa simile." l'occhialuto pronunciò meravigliato.

"Miseriaccia, senza bacchetta. Meraviglioso." continuò il rosso.

Ci sedemmo al primo tavolo libero. Non so perché li segui, magari mi faranno rinchiudere in qualche manicomio.

"Credo tu abbia bisogno di qualche spiegazione" afferma la donna. "Mi chiamo Hermione e loro sono: mio marito Ronald e nostro amico Harry Potter."

"Piacere."

"Cara, non temere non sei matta o qualsiasi altro tuo pensiero. Noi sappiamo cosa ti sta succedendo e vogliamo aiutarti."

"Prima di tutto penso sia meglio parlare anche con i tuoi genitori. E magari chiederti anche come ti chiami" disse il signore che credo si chiami Harry.

"Ehm va bene.. io... ho solo mia madre. Comunque mi chiamo Ambra Gagliardi. Credo che mia madre sia ora a casa, giusto a qualche isolato." mia madre mi ucciderà, mai far avvicinare degli estranei a casa a meno che non li conosca bene. Eppure sento che non sono cattivi.

Entriamo in casa, mentre urlo un 'sono a casa' nel mio adorato italiano.

Percepisco dei rumori dalla cucina, decido di portare i miei ospiti direttamente da lei.

"Ma chi sono questi signori?" domanda diretta mia madre.

"Ecco mamma.. sai le cose strane.." inizio a farfugliare.

"Signora scusi il disturbo. Sono Hermione, questi due sono mio marito Ron e un nostro amico Harry. Vorremmo discutere con voi di una cosa in merito ai fatti strani avvenuti."

Mia madre li guarda con circospezione, riflettendo. Qualcosa nel suo sguardo cambiò, quando collegò qualcosa nel suo cervello, vedendo il viso dell'uomo con gli occhiali.

"oh mio dio".

HALF-BLOOD.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora