||Capitolo 10||

4.2K 251 7
                                    


Luna era cosi concentrata a fuggire delle sentinelle che non si accorse che arrivò sull'ultimo albero, cadde sull'erba cacciando un urletto, iniziando a rotolare giù per un leggero avvallamento del terreno, fermandosi qualche metro dopo indolenzita. Una persona normare si sarebbe rotta un paio di ossa, grazie alla dea non lo era. Era rimasta ancora con gli occhi chiusi quando sentì un respiro affannato vicino a lei, vicino alla sua tempia. L'odore del compagno predestinato le arrivò dritto nelle narici e sbarro gli occhi alzando la testa di scatto verificando le sue ipotesi e le sue paure.
- O CAZZO! - urlò vedendo Alexsander difronte a lei, guardandola dritta negli occhi con faccia incupita, era visibile il suo stato d'umore, arrabbiato e deluso. Credeva che sarebbe morta li per lì, deglutì a fatica, il momento dopo vennero raggiunti dalle due sentinelle, sì posizionarono indietro di lui. Luna abbassò la testa imbarazzata  - Alex mi dispiace è solo- venne interrotta da un suo sbuffo che la portò ad alzare gli occhi al celo - Sei serio? Ora fai anche l'antipatico? - alzò la voce mentre lui fece un piccolo ringhio di intimidazione, lei trattenne il fiato. Lui le fece segno con la testa, lei sì alzò, massaggiandosi con le pacche del fondoschiena, ancora indolenzito, sbuffò in risposta lui, dandole la coda sulla coscia - Mi muovo! Si! - Luna alzò le mani in segno di resa, lo guardò di sott'ecchi, vedendolo fare un piccolo sorrisino, sì fermò facendole un cenno per farla salire in groppa al lui - E io dovrei salire sulla? - indicò la sua schiena, lui annui deciso, timidamente gli salì in groppa - Mi spieghi perc- non facce in tempo a finire la frase che Alexsander iniziò a correre lasciandole sfuggire un gridolino di sorpresa dalla bocca, sì aggrappo maggiormente a lui, con il vento che le scompigliava i capelli, superarono diversi campi di allenamento, dove giovani lupi sì stavano preparando ad una nuova lezione di formazione, i giardini della casa del branco immersi nei colori dei fiori. Arrivarono difronte a una tenuta o villa,  la struttura sembrava composta da tante piccole case uno sopra l'altra. Luna non sapeva ne come definirla ne come descriverla, era spaziata dell'enorme struttura, salì le scale che portavano all'ingresso, dove vigeva un enorme portone. Corsero due figure verso di lei, Sasha e Evangeline - Come sei arrivata qui? - la bionda l'abbracciò, sì morse il labbro non sapendo cosa rispondere vedendo le amiche agitate - Ci hai fatto preoccupare - l'omega appoggiò una mano sulla sua spalla - Menomale che stai bene - continuò la bionda - Quel essere... - iniziò a toccarla per controllare che avesse qualche taglio fatto dal mostro affrontato poco prima, rimase muta, non voleva affrontare una discussione che avrebbe portato a troppe domande. Si era fatta prendere dai sentimenti ed era stata impulsiva, di nuovo. Sì limitò a rimanere con testa china senza guardarle negli occhi. Alexsander cammino con lunghe falcate verso di loro, ritrasformato e accompagnato da altri due ragazzi, una maschio e una femmina,  Luna intuì che erano le sentinelle che l'avevano inseguita - Dov'é il benedetto? - domando la bionda, ma si morse la lingua vedendo lo sguardo inferocito del fratello sull'amica - Ora sono guai - le sussurò Evangeline vedendo il futuro alfa irritato - Non preoccuparti Luna, se succede qualcosa sono pronta a castrarlo - disse Sasha, lei si limitò ad annuire - Andiamo - disse Alexsander  a denti stretti, stringendo la mascella e prendendola per il gomito, strattonandola in malo modo all'interno della casa del branco. Era arrabbiato più di quanto pensasse la giovane - Alex, per favore rallenta, mi fai male! - lui la ignorò stringendo più la presa su di lei, il braccio le iniziò a formicolare, non sapeva dove era diretta e il comportamento del ragazzo non aiutò molto, l'ansia mista alla preoccupazione cresceva ad ogni passo che facevano, tra corridoi e svincoli maledì se stessa. Percepiva l'aurea del compagno, era un misto di sentimenti troppo contrastanti e la destabilizzava ancora di più oltre al suo odore. Il suo orientamento si perse, e tutto le sembro uguale, le persone che incrociavano la loro strada non osavano alzare lo sguardo su loro due rimanendo a testa china.

Alexsander aprì una porta spingendola all'interno, entrò ritrovandosi subito con le spalle contro la porta, lui si mise difronte a lei, con le mani ai lati della sua testa, guardandola negli occhi. Fù la prima volta che si sentì intimorita da qualcuno, se avesse avuto il potere di sparire lo avrebbe fatto volentieri in quel momento, il giacchio si mescolava al suo nocciola - Alex...- sussurrò con un nodo alla gola - Zitta! - ringhiò avvicinandosi al suo volto, lei sussultò chiudendo gli occhi - Mi spieghi per quale cazzo di motivo mi hai disobbedito?! Non potevi startene al tuo posto?! - Le urlò contro, lei tremò per un instante - Potevi farti del male - le sussurrò accarezzandole il volto cercando di calmarla, vedendo la reazione del corpo della giovane. Luna non capiva perché il suo corpo ancora una volta le dava certe sensazioni, quelle sensazioni, troppo contrastanti tra di loro, cercava di sopprimerle sentendosi troppo vulnerabile - Perché ti dovrei ascoltare?! Non sono il tuo giocattolo - disse mandando via la mano sulla sua guancia, Alexsander  si bloccò udendo il tono della sua voce - Non significa niente che sei il mio compagno, esiste il libero arbitrio e io lo userò come mi pare è piace - prese una grosso respiro alzando lo sguardo per guardarlo negli occhi, volendo sfruttare l'occasione per mettere a tacere le sue supposizioni - Anche io ho dei segreti come te, perché non mi dici il motivo per cui non dovrei stare qui? Prima o poi sarei venuta lo stesso - gli puntò un dito contro - Come? Cosa vorresti dire? - lui spalancò gli occhi alle accuse della ragazza - Quello che ho detto - rispose infastidita incrociando le braccia al petto - lui la guardò per qualche secondo, era riuscita a rigirare la situazione e adesso lui sembrava il lupo cattivo. Da quando l'aveva conosciuta e incontrata una delle prima cose che Alexsander aveva capito era la grande l'impulsività della ragazza difronte a lei - Quando saresti venuta qui - lei alzò il mento facendo un sbuffetto - A quanto vedo Sasha non ti ha detto niente, prima e dopo la festa io starò qui - lo guardò, aveva capito dove voleva spostare l'attenzione della conversazione  - Non cambiare discorso - lei doveva sapere la verità, del perché lei effettivamente non doveva essere lì - Perché io non posso venire qui, visto che sei il mio compagno? - - Oh improvvisamente ti va bene che io sia il tuo compagno- rispose sarcastico lui, lei si morse la lingua pensando alle parole dette prima - Rispondimi - fece un passo in avanti verso di lui - Non è stato abbastanza chiaro? - lei alzò il sopracciglio, in risposta lui sospirò cercando la calma - Luna, le mie sentinelle hanno visto che sei stata aggredita da quel mostro - schioccò la lingua - Noi abbiamo un invasione di quei cosi, non sappiamo come entrano nel nostro territorio, siamo in allarme, e anche per questo che ero venuto a cercare i lupi benedetti - lui si riavvicinò a lei - Poi capire quanto fossi preoccupato quando ho capito che potevi essere ferita? - lei fece un passo indietro, capì quanto fosse stupida la gelosia era una brutta bestia - C'é altro? - in risposta Alexsander sospirò - Mio padre - - Cosa c'entra? - - Vuole che ti marchi e anche in fretta - quelle poche parole che fecero congelare sul posto Luna - No - susurrò toccandosi il petto, l'idea che prima o poi sarebbe successo le fece tremare il cure, aveva capito che il suo corpo lo voleva e non aspettava altro che il legame li unisse definitivamente, ma la sua mente era ben distante da quel idea - È meglio se ti tengo rinchiusa da qualche parte - disse pensieroso, era più che sicuro che il padre lì stava cercando come un dannato, in quel momento - Te lo sogni - urlò senza fargli finire la frase - È l'unico modo Luna - lei sì irritò era come un colpo al cuore, perché avevano tutti la stessa mentalità in quel posto, penso. Perché chiunque doveva prendere decisioni al suo posto, prevaricando su di lei - Ci sono un milioni di modi! - - Uno dei modi era non entrare nel nostro territorio, non ora! - Luna era esasperata, non poteva semplicemente andarsene da lì? Quanto poteva essere difficile? Era riuscita ad entrare da sola e poteva andarsene di lì allo stesso modo. La frustrazione cresceva dentro di lei, ripensare ai motivi che conosceva per cui era rimasta nascosta nella foresta, cosi a lungo, le lacrime minacciavano di uscire allo scoperto. Ed eccola li l'ansia che si mescolava al suo istinto di fuggire, non comprendeva del tutto le parole e i motivi di Alexsander, ma stava per perdere il controllo il suo respiro diventava sempre più affannato - Sono stata RICHIUSA in quella, dannatissima, forseta per tutta la mia vita, COMPRENDI? E' mi sono STANCATA di fare quello che dicono gli altri. Per una volta voglio decidere IO la mia vita! - tutte le lacrime che non aveva mai versato quando sì sentiva sola, quando immaginava una vita con altre persone, senza sapere come era il mondo, uscirono allo scoperto in interrotte, l'ansia e la suo istinto avevano prevaricato ancora. Alexsander fù sorpreso di sentire quella confessione non sapeva cosa fare o che pensare in quel momento, mentre nella sua mente stava unendo i pezzi del puzzle sulla vita della ragazza, aveva premuto su i suoi punti deboli e si senti una merda. Luna non perse tempo ed uscì da quella stanza, cercando di asciugare gli occhi con il dorso della mano, corse tra i corridoi sentendo dei passi dietro di lei, era sicura che la stava inseguendo, non volle girarsi per verificare. Il suo scopo era andarsene da lì, cosciente che aveva parlato troppo, continuò a correre seguendo l'istinto, all'improvviso andò a sbattere contro qualcosa o qualcuno cadendo entrambi a terra. 

Alzò lo sguardo, trovando una donna incappucciata e coperta da un mantello nero, sì guardarono negli occhi, erano blu come il mare all'orizzonte. Lei spalancò lo sguardo sconvolta - Mi scusi - Luna disse cercando di avvicinarsi, riuscì a scorgere sul volto della donna piccole lentiggini. La vide boccheggiare per qualche secondo - Hai gli occhi come tuo padre - mormorò allungando la mano per accarezzare il volto, ma la ritrasse prima di farlo, ricordandosi che quella ragazza non sì doveva trovare in quel posto, non in quel momento - Conosce mio padre?- la donna sì alzò di scatto, senza staccare lo sguardo dal suo - Per favore se sa qualcosa sulla mia famigli-  Luna iniziò a supplicarla in cerca di qualche informazione in più, ma venne bloccata bruscamente - Non so chi sei, non so che cosa vuoi da me, adesso ti prego di lasciarmi - la giovane non sì accorse di averla presa per il braccio e di aver stretto la presa, la donna sì liberò voltandosi per andarsene più in fretta possibile, lei cercò di inseguirla, fallì con l'arrivò del suo compagno predestinato. Le appoggiò una mano sulla spalla, lei tremo sotto al suo tocco, girandosi verso di lui. Trattenne il respiro, l'aveva presa, si aspettava un altra sfuriata da parte sua e poi la prigionia, ma fù tutto il contrario, lui l'abbraccio senza fare domande e proferire parola. Lui aveva esagerato e anche lei. Il corpo di Luna reagì in automatico a quello del ragazzo, come un robot, e si odiò nuovamente perché ne aveva bisogno, gli diede dei pugni sulla schiena, erano impercettibili, non riusciva manco a dargli davvero male, poi si affievolirono e si accorse che il ragazzo l'aveva accarezzato la nuca tutto il tempo - Ti accompagno a cosa -

La foresta non fù mai stata così tranquilla e silenziosa, aveva trovato un'altra missione, scoprire qualcosa in più del suo passato, l'aveva sempre voluto indagare, ma nessuno le aveva dato prova che ci fosse qualcosa in più, ma quel giorno ebbe finalmente una prova. La donna incappucciata sapeva qualcosa su i suoi e l'avrebbe scoperto con le buone o le cattive, arrivò nel vialetto di casa, si era fatta lasciare qualche metro più avanti per non farsi scoprire da nonno, Alexsander non aveva proferito parola durante il viaggio e lei lo ringraziò mentalmente. Entro nell'abitazione, andando verso la cucina, ma sì fermò sullo spintone della porta, trovando suo nonno in tento a parlare con un ragazzo che non aveva mai visto - Buona sera - disse educatamente, attirando la loro attenzione - Luna non ti abbiamo sentito entrare - Jack si avvicinò a lei avvicinandola al ragazzo sconosciuto - Luna lui è Axel Lorenz il miglior protettore che abbia mai in contrato e allenato dal sotto scritto, Axel lei è mia nipote Luna - lì presentò, lei allungò la mano, mentre lui la prese baciandole il dorso - È un onore fare la tua conoscenza Luna, ho sentito tuo nonno parlare molto bene di te - le sorrise, un sorriso fantastico, penso. I ricci del ragazzo le cadevano leggermente sulla tempia, li senti fiorarle la mano, era ben piazzato, si vedevano i risultato dei allenamenti da sotto i vestiti. Le sue guance sì tinsero di rosso, quando il suo sguardo si scontro con il suo nocciola, rimanendo a bocca aperta, sotto lo sguardo compiaciuto del nonno - Adesso è meglio che vada ci rivedremo, non vedo l'ora di incontrarti di nuovo Luna - le fece l'occhiolino prima di uscere di casa, lei rimase interdetta dalla confidenza del ragazzo - Com'è secondo te? - domandò Jack trovando l'opportunità di capire i sentimenti della ragazza - Carino - - Quindi vuoi uscire con lui? - disse lui beffardo, per poco Luna non si strozzò con la sua stessa saliva, lo guardò incrociando le braccia, aveva capoti che il tutore voleva togliere di mezzo Alexsander dalla sua vita, anche se credeva che ci stava riuscendo da sola, a malincuore, per il suo carattere di merda - Sono già impegnata! - disse chiudendosi in camera per non essere disturbata.

_____________________________________

Nella foto di sopra c'è Axel.

Sola nella foresta della lunaWhere stories live. Discover now