9. Relativo rapido tramontare

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RELATIVO RAPIDO TRAMONTARE

«Ciao, Thomas. La lezione di venerdì è stata posticipata, mi aspetto che tu riesca comunque a venire».

«Quando?», gli scrissi, mentre stava digitando un altro messaggio.

«Stanotte», mi rispose. «Lo so, ti sarà un po' scomodo ma avremo visite speciali».

«Che visite?».

«Non hai imparato a non chiedermi i dettagli via chat?».

Soffiai, «Beh! Come dovrei arrivare a Padova e tornare senza essere scoperto?».

«Non possiamo mobilitarci per tenere a nanna la tua famiglia, Thomas».

«Sì. Ma per Padova? Come faccio coi trasporti? Non capisco, non posso organizzarmi così! Perché siete così imprecisi?».

«Rilassati. Per il trasporto ci penserò io».

«Vieni a prendermi qui vicino?».

«Manderò un mio collega. Cerca di fidarti, è la tua occasione».

«Per che cosa?».

«Te l'ho detto. Avremo visite speciali».

Irritato dall'assenza di spiegazioni definite gli inviai un emoji con la forma di un alieno. Attesi per diversi secondi una risposta, poi iniziò a digitare ma non inviò mai alcun messaggio.

Guardai il soffitto stringendo i pugni e mi misi a dormire per evitare di ritrovarmi stanco ed impreparato ad un evento importante. Mi svegliò la costante vibrazione del telefono, lo presi, con gli occhi appannati e lessi i messaggi. Michael mi avvisava di uscire di casa e mi indicava il posto dove avrei trovato il suo amico. Mi vestii elegante ed uscii silenziosamente. Il buio mi nascose subito, appena fuori, e m'accompagnò, inquieto, verso l'auto parcheggiata nei paraggi.

Se ne stava lì spenta, come in agguato e come se dentro non ci fosse nessuno, m'avvicinai, mi sedetti accanto all'autista che era un uomo di forse quarant'anni. Mise in moto il veicolo e senza dir niente mi portò al luogo dell'incontro. Quando rallentò per parcheggiare gli chiesi: «Dove siamo?».

«Scendi», mi disse. «Fa' come fosse una lezione qualunque».

«Perché? Cosa succede stanotte? Dove mi hai portato?».

«Non farli aspettare».

Guardai l'edificio accanto, con sospetto, e scesi dall'auto. L'uomo sparì nel buio col veicolo e mi lasciò nel freddo della notte e del timore.

Camminai verso l'edificio, trovai la porta aperta. Me la richiusi alle spalle, salii delle scale strette fino a che non udii delle voci provenire da un'altra porta aperta. Mi chiedevo se non stessi sognando. Mi accorsi di un uomo armato che m'osservava, fermo proprio accanto a me, andai avanti fingendo indifferenza. Oltre la porta scorsi Michael seduto ad un tavolo metallico con poche altre persone attorno.

Controllai il mio respiro affannato ed entrai, incapace ancora di parlare.

«Ah, Thomas...», mi notò Michael con un sorriso rassicurante. Giunse a poggiare una mano alla mia schiena ed invitarmi a sedermi al tavolo, «Stavamo giusto parlando di te, mio caro».

«Michael?», tentai io.

«Una squadra di Prometeo ha esaminato i dati inviati, credo ti ritengano pronto ad un indagine finale, stiamo attendendo l'arrivo degli esaminatori».

«Che dati?».

«I risultati dei corsi, oggi ti daranno la possibilità di entrare nell'organizzazione, spero».

Guardai l'uomo e la donna vestiti eleganti che attendevano nella stanza con noi e gli sussurrai, «Quindi questi esaminatori?».

«Cosa intendi?», mi guardò, perplesso.

«Sono umani?».

«Sì», e sorrise ancora. «Al di fuori delle strutture specifiche di Prometeo non incrocerai spesso entità non umane».

«Tu ne hai mai incontrate?».

«No».

«Ma allora... questo Prometeo come funziona?».

«Vedi, Thomas. Noi facciamo parte di un programma marginale, tu diventerai importante, collaborerai a stretto contatto coi piani alti, ma io sono qui soltanto come tuo supporto ed in parte anche come istruttore».

«Quindi passerò ad un livello superiore?».

«Esattamente».

«Ma tu verrai con me? Ci divideremo?».

«Tutto può essere, non sta a me decidere. Vorresti avermi al tuo fianco?».

«In realtà sì, mi sono trovato bene con te».

«Sì, anch'io preferirei proseguire assieme», ma lui non lo diceva per affetto, lo diceva per scalare la qualità delle tappe, per giungere in alto assieme a me. Tramite me.

Quella notte avrei dunque scoperto qualcosa in più. Avrei avuto delle possibilità nuove e dovunque questa strada mi avrebbe portato, io avrei dato del mio meglio.

Sun-Tzu Ping-fa, l'arte della guerra. Capitolo uno: "Analizza cinque cose, valuta i risultati per fare confronti, quindi definisci la situazione. Le cinque cose sono: la via, il tempo, il terreno, i comandanti e la disciplina."

Io conoscevo solo Michael, ma in veste di messaggero, compagno e maestro. Il mio nemico impediva la libertà alla mia conoscenza, mi bendava e si prendeva gioco di me girandomi attorno, era il mistero.

Il tempo, il terreno di Prometeo, i comandanti e la disciplina mi erano totalmente sconosciuti, dovevo stare attento, cogliere informazioni dai dettagli. Sarei stato in segreto molto astuto.

Fino a quella notte, Michael era sempre stato al mio fianco durante tutti i corsi. Non era lui il vero insegnante, c'era sempre stato qualcuno di più esperto, ma lui era l'unico a riuscire a guidarmi veramente. Michael sapeva sempre cosa dirmi e come dirmelo. Mi conosceva profondamente, mi capiva. Era un dolce lusso di cui non avrei potuto fare a meno. Ma temevo che il mio attaccamento a lui potesse essere visto come un rischio dai nostri superiori, in fondo, ogni genere di dipendenza potrebbe essere male. Togliendomi ciò che Michael mi dava, avrei dovuto procurarmi da solo ogni cosa, ma Michael era un aiuto così prezioso che probabilmente accelerava più di quanto non rallentasse in me.

L'ultimo anno i corsi si erano svolti a Padova, alle volte di giorno alle volte di sera. Imparavo ad essere profondamente diverso, ad andarne fiero, a conoscermi, esplorarmi. Imparavo ciò che di paranormale risiedeva in me e man mano tutto questo diventava normale. Certo, la normalità è relativa.

Ma ciò che scoprii non imparai a gestirlo davvero! La percezione del tempo, delle cose, delle memorie e delle coscienze interiori ed esteriori a me, le persone... Vedevo così tanto, avevo così tanto dentro, ma così poco sapevo gestirmi! Come poteva essere che qualcuno mi ritenesse già pronto per esami così importanti?

«Tutto okay?», mi domandò Michael quando dei soldati armati entrarono nella stanza.

Lo guardai e annuii, «Mi sento concentrato».

«Bene. Non mi deluderai».

IL PIANETA DELL'INGANNO voi non siete soliKde žijí příběhy. Začni objevovat