1/2. Voi non siete soli

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Il mattino seguente raggiunsi subito Mattia, a scuola e gli dissi: «E se tu non hai paura... vieni».

«Dove?», domandò spaesato.

«Calà! Di notte! Le vedrai belle...».

«Di notte??».

«Una sola notte!!», insistetti.

«Non al Bosco Nero. Quella è zona chiusa ai visitatori non accompagnati!».

«Calà!», gli proposi ancora. «Una sola prova! Non andiamo a vedere le rupestri... dai, una volta soltanto!».

«Calà del sasso?? Ma col buio? È pericoloso... E poi non posso uscire di casa alla notte».

«Certo che puoi se nessuno lo sa».

«Calà del sasso? ... Neanche morto».

«Allora facciamo un patto! Tu vieni con me di notte e mi comporterò come vorrai tu per un mese».

«Farai tutto ciò che ti dico?».

«Tuttissimo».

«Ma perché di notte?».

«Perché nessuno saprà niente... Perché le verità segrete devi andare di persona a cercarle, nel loro habitat abituale, il nero del mistero!». E lui, comunque, già tremava. «Tu hai paura?».

«A Calà ci sono andato tante volte... Ma questa volta è una vera bambineria».

«Tu hai paura!».

«No!».

«Sai dire solo no? Anche io so parlare. E fare? Cosa sai fare?», lo intimai.

«E allora vengo, ma per un mese la smetterai con queste cavolate!».

«Affare fatto, se ti ritirerai... sarà sfortuna per una vita», e me la risi.

«Eh! Così non vale!».

«Ci credi?», lo tentai.

«Tu sei pazzo!».

«Ma io non sono superstizioso... io cerco, cerco... non credo!».

Era l'ignoto stesso, il senso di quelle cose... Ma il mondo non capiva il mio animo afflitto dalla ricerca senza soddisfazione... da un vuoto più grande dei tempi che risucchiava la mia anima... E ancora quel terrazzo, ancora quelle stelle... ancora quel suono... "Dove siete?".

Ma nonostante quel suono rimanesse lo stesso, intorno a me le voci del mondo cambiavano. Si dicevano di me molte cose. All'inizio erano voci, ma ora erano torrenti e m'invasero, mi costrinsero a scegliere fra la ricerca ed il silenzio più sano, la normalità. Ma questa normalità, dov'era? Chi aveva il coraggio di cercare? Chi aveva il coraggio di non tacere? Chi di noi stava sbagliando?

Gli zii vennero a cena ancora, si erano presi dei giorni di ferie ed erano lì, ad Asiago, a godersi un bell'angolo di Terra, fatto di verde domato e selvaggio.

«Anch'io ero come te, da piccolo!», mi assicurava lo zio, seduto con me su una panchina. Ci prendevamo un gelato in centro, approfittandone per conoscerci meglio. Eravamo soli, sotto un manto grigio e caldo che oscurava le stelle e circondati da edifici vecchi che sembravano sempre giovani, come una volta, in un paese di montagna che non sentiva la sua età, come molti altri. Non riuscivo facilmente a sentirmi parte di quella famiglia, ma non potevo nemmeno disprezzare la compagnia di un caro amico che giocava ad essermi zio.

«Ed hai smesso di seguire il mistero?», gli chiesi.

«Uh, se ce ne sono di misteri! Dalla perdita di capelli... Alle etichette nei posti sbagliati... l'hai vista quest'etichetta?», e si indicò sotto la nuca. «Sembrerebbe una maglietta storta e invece non lo è. È un mistero, vedi?», e rise, da solo. «Poi ci sono le donne... poi i calzetti, ma questo c'entra con la lavatrice, tu non lavi ancora niente, vero?».

IL PIANETA DELL'INGANNO voi non siete soliWo Geschichten leben. Entdecke jetzt