Capitolo 15.

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<<Dove c'è amore c'è dolore>>.
Proverbio spagnolo

Giorno 7 (partenza), ore 11:30

Scarlett

È passata qualche ora e ancora non so cosa dire. Dopo la confessione terrificante di Adele sono in stato di shock. E non sono nemmeno quella che ne soffre di più. Il modo in cui Justin l'ha presa mi fa paura. Non ha avuto nessuna reazione.
È freddo come il ghiaccio. Senza espressioni. Immobile. Vuoto.
Ho passato sei giorni e sei notti insieme a lui. L'ho visto nei momenti peggiori e migliori, in quelli di rabbia e di tenerezza, eppure non l'ho mai visto comportarsi così. Non so cosa fare per lui. E non mi rivolge la parola.
Finisce per essere il viaggio più lungo e silenzioso della mia vita. Il traffico è brutale, il tempo orribile, le strade sono rese scivolose dalla pioggia ed è quasi impossibile vedere oltre il parabrezza.
Ha acceso la radio all'inizio del viaggio, facendomi capire che non aveva nessuna intenzione di parlare, quindi non ho insistito. Anche se avrei voluto, dio solo sa quanto. Avevo così tante domande da fargli.
Quella di Adele poteva essere la verità? Jazmyn era davvero la figlia di Justin? Suo padre - il marito di Adele- ha mai nutrito dei sospetti? Sapeva della loro relazione? Quanto era durata con esattezza?
Secondo i miei calcoli, lei lo ha usato per molto tempo. Almeno quattro anni. Dalle poche cose che mi ha raccontato del giorno in cui è morta Jazmyn, ho la sensazione che lei lo abbia trascinato in casa per stare da sola con lui. In sostanza, Jazmyn è affogata mentre loro scopavano.
Brutale, eppure deve essere la verità, me lo sento. Ecco la ragione della sua dose extra di senso di colpa.
Non sono arrabbiata con lui, comunque, e non riesco a odiarlo per quello che è successo. Non è colpa sua, anche se lui la pensa così. Lei lo ha intrappolato in una relazione folle e malata e lui non è stato in grado di uscirne. Era solo un ragazzino quando quella strega ha iniziato a giocare al suo gioco perverso.
Mi stupisce persino che sia riuscito a stare con me la scorsa notte.
Durante l'ultima ora di viaggio ho dormicchiato, e mi sono svegliata di colpo quando il pick-up si è fermato e Justin ha spento il motore. Ho alzato la testa e sbirciato fuori dalla finestra, rendendomi conto di essere nel parcheggio del complesso di appartamenti dove abito.
Sì! Sono a casa.
<<Siamo arrivati>>, dice con un tono da oltretomba. <<Hai bisogno di aiuto con la borsa?>>.
Lo guardo incredula. <<Quindi ci salutiamo così?>>.
Quando mi guarda è pieno di dolore, e mi viene quasi spontaneo distogliere lo sguardo. Ma non lo faccio. Non vincerà lui. Non mi allontanerà. <<Hai sentito quello che ha detto, Scarlett. Non mi aspetto che tu mi resti vicino adesso>>.
<<Hai davvero una così bassa opinione di me?>>. Dio quanto mi fa infuriare! Vorrei allo stesso tempo dargli uno schiaffo e abbracciarlo. <<Bene>>.
Allungo una mano sul sedile posteriore e prendo la mia borsa di lana; poi apro la portiera e salto fuori con un balzo, e per un pelo non finisco col sedere per terra.
<<Scarlett>>.
Il suono del mio nome mi blocca, le dita strette sulla maniglia della portiera che fino a un secondo fa volevo sbattergli in faccia. <<Cosa?>>
<<Ho.. bisogno di rielaborare. Di capire>>, dice implorandomi con gli occhi. <<Ho bisogno di tempo>>.
Mi trema il mento ma mi sforzo di non scoppiare a piangere davanti a lui. <<Quante volte devo ripetertelo? Non allontanarmi, Justin>>.
Sospira e distoglie lo sguardo. Ha il viso contratto, teso. Temo che potrebbe andare in pezzi da un momento all'altro. <<Non so come gestire le cose con l'aiuto di qualcun altro. Sono abituato a cavarmela da solo>>.
Mi si spezza il cuore ancora di più. Non so come faccia a essere ancora intatto, con tutto quello che ha passato. <<Vieni dentro con me. Vado a dare un'occhiata a Owen e poi.. poi possiamo parlare. Okay?>>
<<Owen>>. Sospira. È come se si fosse dimenticato tutto e io l'avessi riportato alla realtà. <<Vai da tuo fratello. Anche lui ha bisogno di te. È più importante adesso>>.
<<Justin..>>. Owen è importante e lo sarà sempre, ma la mia preoccupazione per Justin è molto, molto più grande. Ho paura di quello che potrebbe fare se non sono con lui.
<<Vai Scarlett. Ti chiamerò>>.
<<No, non lo farai>>. Sono piena di rabbia e sbatto la portiera, delusa perché il gesto non mi dà nessun sollievo.
Mi incammino verso casa, spalle curve per proteggermi dalla pioggia leggera che cade dal cielo scuro e rabbioso. Sento che Justin accende il motore e mi chiama dal finestrino aperto, ma io non mi volto.
Non gli rispondo.
Faccio quello che mi dice e vado da mio fratello.
Mi fermo di colpo quando trovo mamma seduta sul divano, gli occhi iniettati di sangue, le guance piene di chiazze. Sembra che abbia pianto. Owen è in piedi vicino al divano, un'espressione di sconfitta sul viso, e quando mi vede sembra sollevato.
<<Cosa ci fai qui?>>, le chiedo mentre chiudo la porta.
Mi guarda. <<Ci vivo. Dove altro dovrei essere?>>.
Non mi preoccupo di risponderle e vado ad abbracciare Owen. <<Stai bene?>>
<<Sì>>. Lancia un'occhiata in direzione di mamma. <<Ora che sei qui, ti dispiace se vado da Wade per un po'? Torno per cena, prometto>>.
<<Credevo che saremmo andati al cinema>>. Ho un tale bisogno di distrarmi. Non penso ad altro che a Justin e al folle dramma della sua vita, e per un po' mi andrebbe di guardare un film stupido e non pensare a niente.
Anche se so che non funzionerebbe.
<<Credo che la mamma voglia parlarti>>. È agitato, chiaramente non vede l'ora di smammare.
<<Andremo al cinema un'altra volta>>. Gli scompiglio i capelli color cenere e lui si scansa, lanciandomi un'occhiata affettuosa. <<Che ne dici se stasera ci prendiamo una pizza?>>.
Il suo viso si illumina mentre raggiunge la porta. <<Davvero? Fantastico!>>.
Lo guardo mentre se ne va, e quando la porta si chiude mi volto verso mia madre. Ha un'aria diffidente, e i capelli biondi -dello stesso colore dei miei- le cadono davanti atli occhi. All'improvviso mi vedo fra vent'anni, e il solo pensiero mi fa tremare le ginocchia.
Mi rifiuto di diventare come lei.
<<Perché chiede a te se può uscire e non a me?>>. Mamma fa un cenno verso la porta. <<Si comporta come se sua madre fossi tu>>.
<<Se fossi a casa più spesso, magari chiederebbe a te>>. Porto la borsa di lana in camera e la lancio sul letto sfatto. Avevo lasciato tutto in disordine. Ci sono vestiti ovunque, la bigiotteria alla rinfusa sul vecchio comò, e lo specchio ha decisamente bisogno di una passata. Uso questa stanza solo per dormire e basta, dato che sono sempre in giro a lavorare o fare altro.
Se portassi Justin in questo appartamento, nella mia camera, credo che ne rimarrebbe disgustato. È una specie di maniaco del pulito, e chiunque viva qui non lo è.
E comunque non credo che mi capiterà di portarlo qui. È troppo cocciuto per darmi una chance.
<<Sono a casa tutto il tempo>>, ha il coraggio di dire mia mamma quando torno in sala. Si è appena aperta una birra e la beve dalla lattina, sospirando nervosa. <<Ho avuto un fine settimana difficile. Non ho bisogno che tu mi faccia sentire in colpa con queste stronzate>>.
Mi piacerebbe sapere qual è per lei la definizione di fine settimana difficile. Sono finite le scorte di birra ed erba? Forse il suo ragazzo ha flirtato con un'altra donna. Se c'è qualcuno che ha avuto un fine settimana difficile -anzi, una dannata settimana difficile- quello è Justin Bieber.
Ah già, e io.
<<È solo sabato>>, le faccio notare. <<Non devi andare in qualche bar?>>.
Mugugna qualcosa. <<Da quando sei diventata così saputella?>>.
Non mi preoccupo neanche di risponderle. Vado in cucina e apro il frigorifero, sbirciando all'interno. È deprimente. Resti di cibo cinese vecchi non so quanto e confezioni mezze vuote di ketchup, senape, maionese e marmellata d'uva sono in fila una dopo l'altra. C'è un contenitore del latte, ma chissà quanto ne è rimasto, e comunque a giudicare dalla data di scadenza è praticamente andato a male.
Ci sono due bottiglie di bevande gassate e un cartone da dodici bottiglie di birra mezzo vuoto. Ovvio. Sia mai che mamma rimanga senza Bud Light.
Mi riprometto come prima cosa domani mattina di andare a fare le spese con i soldi che ho guadagnato dal mio lavoretto di fidanzata, così avremo del cibo vero in casa. Owen non ha finito di crescere. Deve mangiare cibo sano, non schifezze e roba da fast food. Quella di stasera sarà l'ultima pizza al salamino piccante, perché da domani si cambia musica.
<<Ho sentito che hai perso il lavoro>>, dico a mia mamma mentre apro una bottiglia. Una fredda ondata di caffeina e zucchero mi scivola lungo l'esofago. Chiudo il frigorifero e mi volto per trovare mia madre appoggiata al banco della cucina, con in mano la birra già quasi vuota.
<<Owen te l'ha raccontato, eh?>>. Scuote la testa. <<È una tale stronzata, quella che mi hanno rifilato>>.
<<Cioé?>>. Fantastico. Quindi è anche colpa sua.
<<Pare che un cliente si sia lamentato che mi puzzava l'alito di birra>>. Alza la lattina per brindare, e poi ingolla il resto. Ironico. <<Insomma, ho fatto tardi la sera prima per bere con Larry, ma non ero davvero ubriaca. Stavo bene>>.
La guardo mentre sorseggio la mia bevanda. La mia vita fa schifo, mia madre è un'irresponsabile, ma su Justin non ho niente da dire.
Niente.
<<Dov'è Larry?>>, chiedo alzando un sopracciglio. <<Il tuo nuovo ragazzo, giusto?>>
<<Non lo so>>, risponde alzando le spalle. <<Abbiamo litigato e mi ha scaricata qui nemmeno un'ora fa. Dovevamo uscire stasera>>.
Dio, davvero non mi va di averla fra i piedi. Vorrei che uscisse e mi lasciasse sola con i miei pensieri. Owen tornerà per mangiare la pizza, e voglio stare qui con lui. <<Forse potresti chiamare Larry e dirgli che ti dispiace>>.
<<Perché dai per scontato che sia colpa mia?>>.
Perché lo è sempre?
<<Magari non sarebbe una cattiva idea prendere l'iniziativa e scusarti anche se non è colpa tua>>. Ora è il mio turno per alzare le spalle.
Mamma si picchietta un indice sulle labbra, tirando fuori dalla tasca il cellulare. <<Già. Lo chiamo>>.
Torna nella sua stanza, il telefono all'orecchio. <<Ehi, tesoro. Sono io>>, la sento dire mentre chiude piano la porta.
Per un po' rimango in cucina. Penso a Justin. Dov'è? Cosa sta facendo? Sta bene? Sono preoccupatissima e detesto sentirmi così. Vorrei che mi lasciasse entrare nella sua vita.
Ma solo gli stupidi si fanno illusioni.

Non dirmi un'altra bugia » jdb.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora