Capitolo 6.

2.4K 83 12
                                    

<<Tieni sempre conto del fatto che
un grande amore e dei grandi
risultati comportano grandi
sacrifici>>.
Dalai Lama

Giorno 2, ore 18:17

Scarlett

<<Mio padre mi sta facendo scoppiare il cellulare>>, dice Justin dalla sala. <<Sei pronta? Minacciano di partire senza di noi se non siamo fuori per le sei e mezza>>.
Merda! Mi tremano le mani mentre finisco di mettere il mascara e temo di infilzarmi un occhio. Il fatto che Justin continui a ricordarmi che i suoi ci aspettano di certo non mi aiuta. Non sono mai stata così nervosa in vita mia per quanto riguarda il mio aspetto. Nemmeno per il ballo della scuola, quando ci avevo messo ore a prepararmi. Avevo messo da parte i soldi per comprarmi un vestito economico da JC Penney, illudendomi di essere sexy quando invece sembravo solo una ragazzina che giocava ad agghindarsi.
E ora eccomi qui con abito, scarpe e accessori per un totale di quasi mille dollari. Justin non ha protestato quando Kaylie gli ha sbattuto in faccia la cifra dopo aver battuto cassa. Ha allungato la carta di credito senza dire una parola, e lei mi ha lanciato un'occhiataccia fulminea alla fine dell'operazione.
Spero davvero che quella strega non sia al country club stasera. Sarà già abbastanza deprimente senza di lei.
<<Scarlett>>. Justin bussa alla porta del bagno così forte da farla aprire, e grazie a dio non sono nuda. È lì in piedi, esageratamente fantastico in completo nero e cravatta. Mi si secca la bocca mentre lo guardo nel riflesso dello specchio, e lui mi fissa con la stessa cura.
Ha gli occhi spalancati, mi squadra da cima a fondo, ed è come se mi stesse toccando. <<Ehm, sei pronta?>>, chiede, la voce roca.
<<Dammi ancora due minuti>>. Gli stacco gli occhi di dosso e frugo nella borsa del trucco, scovando un rossetto rosa pallido.
Lo apro e me lo metto, sfregando insieme le labbra mentre mi do gli ultimi ritocchi. Mi sono raccolta i capelli per mettere in mostra la schiena nuda, lasciando qualche ciocca libera attorno al viso. Mi trucco gli occhi di nero, le guance di rosa, cercando un effetto velato. Il vestito è perfetto -non posso credere a quanto mi sta bene- e le scarpe sono audaci, altissime. Così alte che forse arrivo alla spalla di Justin. Spero di non scivolare.
Gli orecchini scintillanti e il braccialetto di finti diamanti completano il tutto. Mi sento fin troppo elegante, ma Justin non mi dice niente, perciò non me ne preoccupo. La sua opinione mi interessa, però. Mi auguro che mi trovi carina. Lui è magnifico, ma quando non lo è? Quel ragazzo potrebbe coprirsi le parti basse con del cartone e farlo sembrare un pezzi di design.
Prima ho chiamato la mamma dell'amico di Owen e mi ha assicurato che lui avrebbe passato la notte da loro, quindi sono tranquilla. Ho provato a telefonare a mia madre, ma non ha risposto. Le ho mandato un SMS per farle sapere che sto bene.
Ancora niente. Forse è fuori con il ragazzo del mese e non ha tempo per me.
Con la schiena dritta mi volto verso Justin. Ha le mani appoggiate allo stipite alto della porta e sporge all'interno del bagno, la camicia distesa sul petto a enfatizzare i muscoli. Riesco a sentire il suo profumo, un odore pulito, al limone, e mi viene voglia di infilargli la faccia nel collo e inspirare a pieni polmoni. Magati anche di leccargli la pelle e sentire che sapore ha..
I pensieri mi sfuggono di mano e ci restano ancora così tanti giorni da passare insieme. Il giorno del Ringraziamento sarò ridotta davvero male.
Puoi farcela. È solo un ragazzo. Non significa niente per te, come tutti gli altri.
<<Pronta?>>, mi chiede, vedendo che sono rimasta impalata.
Annuisco e gli allungo il cellulare. <<Non so dove tenerlo. La borsetta che mi sono portata è enorme, e non starebbe per niente bene con il vestito>>.
Le sue labbra si incurvano in un debole sorriso. <<Devi portarlo per forza? Puoi lasciarlo qui. Staremo via al massimo qualche ora>>.
<<Be'..>>. Qualche ora senza cellulare per me è comunque troppo lunga. <<Sì. E se mio fratello avesse bisogno di aiuto? O mia mamma?>>.
Ha gli occhi dolci, pieni di comprensione. <<Puoi metterlo.. nel reggiseno?>>.
Ridacchio. E non lo faccio mai. <<Sono sorpresa che tu conosca questo vecchio trucco da bar>>. Mi do un contegno. <<Non posso, stasera non ce l'ho>>.
Sembra che si sia ingoiato la lingua. È valsa la pena di dirglielo, anche solo per questa reazione. <<Se vuoi posso tenermelo in tasca>>.
<<Davvero? Grazie, sei gentile>>. Inserisco la vibrazione e glielo passo, e per un attimo le nostre dita si sfiorano. Una scintilla mi attraversa il braccio, e distrattamente me lo massaggio mentre guardo Justin che si infila il telefono in tasca.
<<Andiamo, li troviamo alla macchina>>.
Lo seguo fuori dalla casa degli ospiti verso il garage gigante che ha spazio per quattro auto. Il lusso in cui vive questa gente mi dà le vertigini. <<Andiamo con la stessa macchina?>>
<<Mio padre ha insistito>>. Non sembra troppo felice, il che mi rassicura. Nemmeno io ho voglia di andare con loro. <<Forse dovremmo vedere il lato positivo: possiamo ubriacarci, se vogliamo>>.
È venuto al La Salle's tantissime volte. <<Non ti ho mai visto ubriaco. Da quello che mi hai detto, perdere il controllo non ti piace. E per me ubriacarsi significa perdere il controllo>>.
Mi lancia un'occhiata. <<Hai ragione. Vedo che inizi a conoscermi>>.
<<Non credo proprio>>, mormoro mentre raggiungiamo il garage. Magari fosse così, ma Justin si tiene i suoi segreti ben stretti.
<<Non porti un cappotto?>>.
Faccio cenno di no, e trattengo il respiro che minaccia di sfuggirmi quando mi prende la mano. Ho reazioni ridicole, devo davvero imparare a controllarle. Tutto quello che c'è fra noi non è reale, non posso dimenticarlo. Non importa quanto mi piaccia.
E avere le dita intrecciate alle sue mi piace eccome.
<<Prenderai freddo>>, dice, poi si ferma davanti al garage ad aspettare i suoi. Un pizzico di soddisfazione mi pervade, perché dopo quanto ci hanno martellati dal momento in cui siamo arrivati, ora sono loro quelli in ritardo.
<<Forse puoi scaldarmi tu?>>. Sorrido, e gli sfioro il braccio con la spalla, sorprendendomi per i suoi bicipiti marmorei. Speravo di vederlo di sfuggita senza maglietta, ma non è ancora successo. So che sotto i vestiti ha il corpo di un dio, e avrei proprio voglia di vedere tutta quella muscolatura divina.
Alza un sopracciglio. Adoro quando lo fa. <<Stsi flirtando con me?>>.
Sto per flirtare ancora un po' quando arrivano i suoi, precipitandosi verso di noi mentre la porta del garage si apre, rivelando una favolosa Range Rover nera parcheggiata all'interno. Cerco di comportarmi con nonchalance mentre raggiungiamo la macchina e Justin apre lo sportello posteriore per me. Giuro che per un attimo mi sembra di sentire le sue dita che mi fanno il solletico alle natiche.
Ma quando ci sistemiamo sul sedile, la sua espressione è del tutto neutra, quindi forse era il frutto della mia immaginazione.
I suoi non parlano e nel silenzio mi sento a disagio. Mi chiedo se non abbiano litigato. O magari sono ancora arrabbiati perché ci ho messo tanto a prepararmi. Justin mi ha assicurato che la cena non inizierà prima delle sette, quindi siamo comunque in anticipo di mezz'ora. Merda, e io che ne so!
Sto buttandomi alla cieca in questa cosa e sono nervosa.
Justin mi prende di nuovo la mano e quando lo guardo mi sorride nel buio. All'improvviso ho la sensazione che siamo solo io e lui contro il resto del mondo. Siamo in questa situazione insieme, e se vogliamo sopravvivere dobbiamo stare vicini. So che suona drammatico e sciocco, eppure non posso fare a meno di pensarla così.
Non posso fare a meno neanche di fissarlo, e di meravigliarmi per la bellezza del suo viso. È ingiusto che alcune persone siano così disgustosamente belle. Dovrei essere nauseata.
E invece mi sento in estasi e stupida. Come se la mia testa fosse più leggera perché le mie cellule sono evaporate per averlo guardato troppo. Chissà se si accorge che lo sto mangiando con gli occhi.
Poi si volta verso di me e mi sorride, rassicurando il mio cuore nervoso e che batte all'impazzata, e allora faccio la prima domanda che mi viene in mente. <<Cosa rappresenta la D?>>.
Si acciglia. <<Che D?>>.
<<Il tuo secondo nome. Ti chiami Justin D. Bieber>>. Tengo la voce bassa, sperando che i suoi genitori non mi sentano. Suo padre sta andando in retromarcia e Adele gli mormora qualcosa, ma non riesco a capire cosa.
<<Ah>>. Annuisce come se si trattasse di un mistero secolare. <<Tu cosa pensi?>>.
Uhmm, anche lui sta flirtando. Mi piace. Alleggerisce il momento, specialmente il dramma ad alta tensione che ha luogo sui sedili anteriori. <<Dumbledore?>>.
Ridacchia e scuote la testa. <<No>>.
Mi picchietto l'indice sul mento. <<Daniel>>.
<<No>>.
<<Dylan>>.
<<Uh. Calzerebbe a pennello con le mie origini canadesi*, ma no>>.
Formulo altre ipotesi, tutte ridicole, quando alla fine azzecco il nome giusto.
<<Drew>>, sussurro.
Il suo sorriso si allarga. <<Finalmente>>.
<<Vinco un premio?>>, chiedo restituendo il sorriso.
<<Certo>>, risponde. <<Cosa vuoi?>>
<<Lo chiedi a me? Non sei tu a doverlo decidere?>>
<<Puoi avere quello che desideri>>. Mi strofina il pollice sul palmo della mano, scatenandomi un turbinio di brividi sulla pelle. <<Chiedi e ti sarà dato>>.
Non ci siamo ancora baciati. Be', ieri sera gli ho dato un bacio sulla guancia fulmineo, ma nient'altro.
Ed è quello che voglio. Un bacio da Justin. Non parlo di un lungo bacio trascinato, di una sessione di attorciglialingue, anche se non sarebbe male.
Voglio solo sentire le sue labbra sulle mie una volta, testare quanto sono morbide, che sapore hanno, quanto è caldo il suo respiro. Voglio godermi quel provvisorio, eccitante momento del primo bacio con qualcuno.
Ma ho abbastanza coraggio per chiederlo?

Non dirmi un'altra bugia » jdb.Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon