what the hell is a banshee? [ITA]

492 25 7
                                    

«Papà, ti ho detto che non mi importa!» mi stava davvero facendo innervosire. Le luci emesse dalle insegne dei negozi erano riflesse sullo schermo del mio cellulare che rigiravo convulsamente tra le mani.
«Ma come può non piacerti l'istituto d'arte? Claudia, a tutti piace l'arte.» insisteva.
«Beh, evidentemente io sono l'eccezione alla regola. Sai benissimo che sono più portata per le materie scientifiche.» sospirai a fondo guardandolo con la coda dell'occhio. Probabilmente l'avevo offeso.
Aveva la mandibola serrata, i nei risaltavano sulla pelle chiara.
«Non possiamo permetterci un altro trasloco.» sussurrò come se se ne vergognasse, i classici rumori di una città trafficata gli coprirono la voce appena percettibile.
«Cosa c'entra il trasloco?» lo guardai interrogativa dalla fotocamera del cellulare che stavo usando per dare un'occhiata al trucco. Avevo solo un po' di mascara per dare maggior risalto agli occhi verdi ed il rossetto rosa sulle labbra carnose, i capelli rossi o, come preferisce chiamarli mio padre, biondo fragola ricadevano lunghi sulle spalle.
«Se vuoi andare in quel liceo dovremo traslocare dato che non è proprio dietro l'angolo.» disse staccando gli occhi dalla strada per qualche istante.
«Beh, forse dovresti semplicemente cambiare lavoro. Sai, facendo lo spazzino e consegnando pizze non si guadagna chissà cosa.» sputai acida.
Notai il suo volto incupirsi, sapevo che si stava impegnando a cercare un altro lavoro ma non era facile non avendo un diploma. La mamma scoprì di essere incinta all'inizio del quinto anno di superiori e papà all'inizio provò a frequentare assiduamente le lezioni, ma non durò per molto. Il pensiero di avere la propria ragazza a casa con una bambina in grembo lo mandava fuori di testa.
Diceva sempre «Lydia Martin era bellissima, figuriamoci con quel pancione davanti.», così finì per saltare mezzo anno scolastico e l'idea di prendere il diploma andò a farsi benedire.
«Comunque sono arrivata, vive qui Grace.» dissi indicando l'abitazione della mia migliore amica.
Non mi piaceva essere acida con mio padre, quell'atteggiamento gli ricordava tanto la mamma, morta per cause a me sconosciute al momento della mia nascita. Spesso mi sento colpevole della sua scomparsa. Mi dispiaceva farlo ma a volte era l'unico modo per farlo zittire. Poggiai la mano sulla maniglia della portiera intenzionata ad uscire dalla vecchia Jeep blu di mio padre, ma non riuscii a compiere alcun movimento. Sentii il mio corpo immobilizzarsi per poi perdere ogni contatto col mondo terreno, caddi in uno stato di trance e delle immagini mi passarono veloci davanti agli occhi, come dei flash.
Mi mostravano la morte di una persona, la morte di mio padre. Un proiettile, cocci di vetro dappertutto, lacrime...
Una volta rinvenuta faticai a trattenere un urlo infinitamente potente, un grido che finì per ridurre in mille pezzi il parabrezza ed i finestrini dell'auto che ci ospitava.
Mio padre mi guardò scioccato, paralizzato dalla paura mentre del sangue gli colava dalle orecchie. Fui capace di scorgere una lacrima solitaria lungo la sua guancia, qualche secondo dopo mi sorrise.
«Papà...cosa mi è successo?»
«Anche tu!» mormorò.
«Cosa anche io?» chiesi sempre più spaventata e confusa.
«Sei come tua madre, sei una banshee!» si portò una mano alla bocca per lo stupore.
«Diamine, papà. Potresti essere più chiaro ed esaustivo?» gridai in preda al panico.
«Claudia, dimmi cosa hai visto.» ansimò.
«Ti ho visto morire, papà. Io non voglio perdere anche te. Non credi sia abbastanza da sopportare il non aver mai conosciuto mia mamma? Ho solo 15 anni. Non posso farcela da sola.» la fronte era imperlata di sudore rilasciato per l'ansia.
«Piccola, devi tornare a Beacon Hills. So che ti fa male stare in quel posto ma ne hai bisogno.»
«Papà, non voglio.» teneva gli occhi puntati nei miei.
«Ascoltami, okay?» annuii velocemente alla sua domanda e lui ricominciò a parlare.
«Và a Beacon Hills, andrai a vivere dal nonno. Hai bisogno di trovare il Dr. Deaton, è un veterinario e saprà come aiutarti. Ti prego, fallo il prima possibile!» mi carezzò una guancia.
«N-no papà, non p-puoi lasciarmi così. Ti supplico! NO!» gridai disperata un'ultima volta abbandonandomi al pianto nel momento in cui un proiettile arrivatogli di spalle penetrò la testa del mio papà, come nella visione.
Ero orfana. Nella mia mente vagava l'immagine delle lapidi dei miei genitori, Stiles Stilinski e Lydia Martin. Lui probabilmente era felice, era finalmente tornato dall'amore della sua vita abbandonando però me a questa vita troppo difficile da gestire per una ragazza qualsiasi.
Mi aveva lasciata sola, orfana e con mille quesiti senza risposta.
Banshee...ma che diavolo è una banshee?

banshee. [ITA]Where stories live. Discover now