7. dad

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«Ehi mamm- oh, ciao papà»
Un sorriso genuino aveva fatto la sua comparsa sul volto di Louis: non accadeva spesso che suo padre fosse a casa. L'uomo infatti lavorava tutto il giorno ed era molto raro riuscire a vederlo durante la giornata o nei weekend, essendo un medico era molto impegnato.

La mano del ragazzino stringeva ancora il pomello in ottone della porta mentre si trovava fermo sull'uscio, osservando con sorprendente dolcezza la scena che gli si poneva davanti: Mark era seduto sulla poltrona di fronte al caminetto acceso, sul volto aveva un grande sorriso mentre teneva Adie sulle ginocchia.

Louis fece vagare lo sguardo per la stanza mentre chiudeva la porta con un click silenzioso. L'entrata era occupata da un mobiletto per le scarpe in mogano e da un appendiabiti sovrastante a questo, pesanti giacche si trovavano appese a penzoloni e il ragazzino ne sistemò una in procinto di cadere a terra.

Il soggiorno era accogliente e unito alla sala da pranzo: sulla destra si trovavano due poltrone rosse adagiate su tappeti persiani, il caminetto in pietra presentava una mensola in legno scuro che reggeva varie foto e il fuoco scoppiettava dolcemente nella brace.

Subito sulla sinistra si poteva vedere il tavolo da pranzo coperto da una tovaglia color crema, un centrotavola bizzarro la decorava; sicuramente l'avrà costruito papà, si ritrovò a pensare Louis, sopprimendo un piccolo sorriso.

I muri bianchi facevano spiccare gli elementi rossi della stanza, che facevano anche contrasto con il parquet di legno scuro. Louis alzò lo sguardo su un'entrata ad arco (non munita di porta) che portava alla cucina piccola e rustica.

Johannah era sicuramente lì dentro - l'unico rumore udibile nella casa era quello delle stoviglie, ed un dolce profumo proveniva da quella direzione.

«Oh oh, guarda! È tornato papi» l'uomo stava parlando dolcemente alla bimba, facendola scendere dal suo grembo per alzarsi in piedi ed andare incontro a suo figlio.

«Mon cher, come stai?» La sua voce era come sempre pacata e gentile.

Louis aveva posato il viso sull'ampio petto dell'uomo, venendo accolto nel suo caldo abbraccio fatto di braccia forti e del pizzico fastidioso provocato dal maglione di lana sulla sua guancia liscia.

«Bene»

La risposta era arrivata in un sussurro, gli occhi si erano chiusi sotto alle carezze ricevute sulla nuca.

L'ambiente era quasi del tutto scuro a causa dei battenti chiusi delle finestre, gli unici punti di luce provenivano dalla veranda dietro alla cucina e dal focolare in soggiorno che scaldava la casa in un dolce tepore.

«Che sta facendo mamma?»

«Adie desiderava tanto dei biscotti, quindi glieli sta preparando- oh, uhm, a proposito della mamma...Jay? Tesoro! Louis è qui»

Un rumore metallico - probabilmente procurato dalle stoviglie lasciate cadere sul ripiano della cucina - si levò nell'aria, seguito subito dopo da quello dei passi veloci della donna e dalla sua comparsa nel soggiorno.

«Petit! Come mai già qui?» sua madre stava sorridendo mentre si asciugava le mani su una pezza color crema, i suoi capelli erano acconciati in una crocchia spettinata e il suo grembiule era sporco di farina, proprio come alcuni punti del suo viso paffuto.

«Volevo uhm..sapere se per voi era, ecco- è un problema per voi tenere Adie anche nel pomeriggio?»

I due si guardarono confusi per poi tornare a posare lo sguardo sul piccolo corpo di loro figlio.

«No che non lo è tesoro»
«Ma perché? Che hai da fare?» il sorriso sul volto della donna aveva provocato un rossore sulle guance di Louis che aveva risposto mangiandosi le parole, dicendo loro che si sarebbe visto con un ragazzo.

Il silenzio era calato nella stanza, fatta eccezione per il rumore che produceva Adie giocando con le bambole di porcellana appartenenti a Jay.

Louis vide Mark storcere le labbra, spostando lo sguardo dalla bambina al volto di suo figlio sospirando «Cerca almeno di non portarci un altro nipote, mon cher»
«Cioè, almeno non al momento o con un ragazzo che non conosci e che non sai se rimarrà con te» l'uomo stava parlando in modo calmo, osservando l'espressione che mutava sul viso di Louis.

«I-io no-» Sua madre però lo interruppe -fermando qualsiasi intento che aveva Louis di spiegarsi - posando una mano curata sulla guancia del ragazzino.
«Lou, non hai più rivisto quel soldato?»

Louis semplicemente si ritrovò ad umettarsi le labbra e a scuotere debolmente la testa.
Le sue braccia andarono ad arpionarsi ai suoi fianchi sottili mentre lo sguardo vagava sul pavimento in legno.
Ormai non pensava più che il soldato sarebbe tornato, quasi stentava a credere che l'altro si ricordasse di lui, un semplice ragazzino.
La guerra era finita da un po' e Louis durante uno dei suoi crolli aveva pensato che l'altro potesse essere morto, invalido. Ma mai che si fosse dimenticato di lui.

No, Louis non aveva riconosciuto Harry e non sapeva che fosse lui il ragazzo con cui avrebbe dovuto vedersi da lì a poco.

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capitolo orribile e corto, vi chiedo scusa ma avevo zero ispirazione e voglia di scrivere + sto iniziando a prendere in considerazione l'idea di far finire male la storia e di fare un sequel ma idk, vedrò.
COMMENTATE DISGRAZIATI pt.2

A presto x

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