6-DAYA

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Quando riaprii gli occhi la prima cosa che notai fu che la testa mi pulsava da fare schifo e che un rumore sordo mi ronzava nelle orecchie. Qualcosa intorno a me si muoveva rendendomi difficile continuare a dormire ed il braccio mi doleva alquanto. L'unico dettaglio positivo della faccenda era che stavo comodamente stesa su un qualcosa di morbido e che non ero più infreddolita.

Nonostante non fossi ancora del tutto lucida realizzai di dover aprire gli occhi per capire dove mi trovavo e dopo quello che mi parve uno sforzo titanico vidi la luce tremolare e invadere il mio campo visivo ma quello che mi trovai davanti non era assolutamente qualcosa a cui potessi essere preparata.

Il mondo vorticava intorno a me e svaniva ad una velocità pazzesca, la velocità dell'auto in cui mi trovavo. Ero stesa sul sedile anteriore di un'auto chiaramente sportiva che era stato leggermente reclinato all'indietro per permettermi di riposare e, grazie al cielo, notai di non essere più nuda. Qualcuno mi aveva messo addosso dei pantaloni della tuta ed una felpa, chiaramente maschili e chiaramente di una decina di taglie in più della mia dal momento che ci nuotavo dentro.

Spostai lo sguardo alla mia sinistra ed individuai al posto del guidatore il ragazzo che nel bosco mi aveva sparato, lo stesso che fino a poco tempo prima aveva apertamente dichiarato di volermi fare fuori. Adesso sembrava che fossi nella sua auto e che stessimo andando chissà dove.

Che diavolo stava succedendo?

Mi misi seduta a fatica e notai il suo sguardo distrarsi un attimo dalla strada per dedicare attenzione ai miei movimenti. Lo stava facendo in modo guardingo, mi osservava come si osserva un serpente velenoso che sta per attaccare e la cosa mi gelò il cuore: non capivo perché dovesse trattarmi così. Non lo conoscevo nemmeno!
"Ti sei svegliata" fu il suo commento, chiaramente non entusiasta.

"Perché sono qui?" Non mi sembrava il caso di tergiversare troppo. Necessitavo di risposte a quell'assurda situazione.

"Perché è il modo più veloce di viaggiare" fece una breve pausa "E perché devo tenerti d'occhio."
"Tenermi d'occhio?!"

"Esattamente."
Qualcosa iniziò a montare dentro di me, un sentimento potente che mi gonfiò il petto e mi rese difficile respirare.

"Ascoltami bene, io non ho la più pallida idea di chi tu sia: sei un estraneo che mi ha sparato in un bosco, accusandomi di essere pericolosa per non so quale assurdo motivo, mi ha rapita e caricata in un'auto diretta chissà dove per un motivo non ben definito."

Un muscolo guizzò nella sua mascella ed una risatina sarcastica riecheggiò nell'abitacolo scuro.

"Mi chiamo Lucas, sono un cacciatore stipendiato dalla CIA che ti ha stanato e sparato perché sei uno schifoso ibrido che terrorizza perfino i più terrorizzanti della tua specie. E nel caso in cui te lo stessi chiedendo, il mio scopo era quello di ucciderti con quel colpo."

Cazzo.

Tremai sul posto, il cervello che si rifiutava di credere ad una sola parola di ciò che aveva sentito perché troppo irreale perfino per una come me che aveva la zia indovina ed era cresciuta tra racconti di miti e leggende. Ovviamente non ero una stupida, sapevo chi erano gli ibridi, e sapevo benissimo di non poter essere uno di loro perché a quanto mi risultava non ero mai stata parte di un branco, né avevo gli attributi maschili.

Era di dominio pubblico l'informazione che gli ibridi nascevano tutti maschi. Ecco perché cercavano donne umane con cui accoppiarsi, ed ecco perché le ragazze giovani come me erano messe in guardia dai telegiornali ed i progetti studenteschi con la polizia.

"Sei pazzo se pensi che crederò ad una sola parola di ciò che mi hai detto: lo sanno tutti che gli ibridi nascono solo di sesso maschile." Sputai questa frase fra i denti, sicura di ciò che stavo affermando.

The last DirewolfWhere stories live. Discover now