Capitolo 29

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Canzone consigliata per il capitolo: Sara Lov "New York"



I piedi iniziano a farmi male ma cerco di far finta di niente. Stringo le spalle cercando un po' di calore nel tessuto del piumino e nella sciarpa ben arrotolata attorno al collo. Il fatto che il cielo sia completamnte coperto da dei nuvoloni scuri di certo non aiuta, nessun spiraglio di luce riesce a farsi spazio per fornire un po' di calore e luce. Non so per quanto abbiamo camminato di preciso, so solamente che fino ad ora non è volata una mosca. Ogni tanto ho dato qualche sfuggita al profilo ben strutturato dell'uomo accanto a me senza riuscire a spiccicare mezza parola. Siamo rimasti ne troppo vicini ne troppo lontani e, per l'imbarazzo, non sono riuscita a staccare gli occhi dell'asfalto leggermente umido sotto i miei piedi. Il vento tra i rami degli alberi ormai privi di foglie e i nostri passi quasi sincronizzati sono gli unici suoni che ci accompagnano. Dei rumori sospetti mi fanno sollevare la testa di scatto, davanti a noi si trova un capannone e vari recinti tutti attorno con enormi distese di verde. Il signor Jackson, a differenza mia, continua a camminare così mi affretto a raggiungerlo anche se goffamente. Lui si volta verso di me quando mi rivede al suo fianco mostrando un sorriso leggero, tiene le mani in tasca rallentando visibilmente il passo. Ci troviamo di fronte al capannone e, con un po' di forza, apre il portellone in legno e acciaio. Un'enorme corridoio i parà danti ai nostri occhi e, sotto i miei piedi, riesco a riconoscere dell'erba secca. Dei versi particolari mi fanno rizzare le orecchie, subito capisco che quelle strutture ai lati del corridoio sono delle stalle. I miei occhi si illuminano e l'uomo accanto a me lo capisce perché sorride divertito. Senza dirmi niente mi afferra la mano iniziando a trascinarmi, a fatica mantengo il suo passo è noto dei meravigliosi cavalli con la testa fuori dalla stalla. Un cavallo a chiazze bianche e marroni attira la mi attenzione facendomi fermare, la sua criniera scura è abbastanza lunga e si muove leggiadramente a ogni movimento della sua testa. Non ho il tempo di avvicinarmi che vengontrascinata via da lì, arriviamo nuovamente ad un altro portellone che il signor Jackson si precipita a spalancare. La luce artificiale mi fa socchiudere gli occhi ma, quando la mia visuale si ottimizza, non posso fare a meno di sgranare gli occhi dalla sorpresa. Tre giraffe stanno tranquillamente passeggiando dentro il capannone sotto i miei poveri occhi, rimango talmente ammaliata dalla maestosità di questi giganti della natura che non mi accorgo che siamo attaccati al recinto. Il signor Jackson tiene tra le mani un secchio con delle banane e gli animali, riconoscendo il rumore dell'oggetto sul pavimento, si affrettano a venire nella nostra direzione con passo lungo e ben disteso. Io, istintivamente, mi allontano presa dallo spavento, sicuramente non mi sarei mai immaginata che un giorno avrei visto una girafra dal vivo. I tre animali abbassano il collo in direzione del mio capo quando notano che l'uomo tiene un frutto tra le mani, esso viene subito divorato da una delle tre giraffe. Il signor Jackson si volta verso di me ridendo divertito, probabilmente ha notato la mia espressione terrorizzata e il fatto che mi sono allontanata di un paio di metri da loro.

- Dai vieni non succederà niente - mi incoraggia invitandomi con un cenno della mano ad avvicinarmi.
- La ringrazio ma preferisco restare qui - dico alternando lo sguardo tra l'uomo e quei giganti che cercano di infilare la testa nel secchio.

Il signor Jackson sorride avvicinandosi a me afferrandomi nuovamente la mano, cerco di opporre resistenza in tutti i modi.

- Tranquilla non fanno niente, tu sta vicino a me - mi istruisce il mio capo.

Decido di rimanere dietro di lui, come se la sua sola presenza potesse proteggermi da quei giganti assolutamente innocui. Lo vedo afferrare quella che sembra una banana e, dopo averla messa sul palmo della mano, allunga il braccio verso l'alto. Una delle tre giraffe se ne accorge e volta lo sguardo nella nostra direzione, mi viene d'istinto aggrapparmi al cappotto del signor Jackson cercando di nascondermi. L'animale abbassa il capo e, quando capiace che il cibo che gli sta porgendo il signor Jackson è commestibile, tira fuori la lingua divorando la banana per intero. Arriccio il naso leggermente disgustata e il signor Jackson si lascia andare a una risata divertita, prende una mia mano e pone sul palmo della mia mano una carota. Lo guardo interdetta ma quando appoggia entrambe le mani sui miei fianchi avvicinandomi al recinto capisco quali sono le sue intenzioni, vuole che dia da mangiare a quegli animali. Esitante tengo il palmo aperto alzando la mano, la più piccola delle giraffe mi nota e lentamente si abbassa verso di me. Mi osserva per qualche secondo per poi tirare fuori la lingua prendendo la carota, sorrido capendo che infondo non è stato così terribile. Accarezzo la testa dell'animale che si allontana correndo seguito dalle altre due creature altrettanto velocemente, le osservo mentre si muovono con eleganza per poi rallentare il passo. Lo sguardo del signor Jackson è sempre puntato verso di me, lo sento. D'istinto mi volto verso di lui ed effettivamente mi sta osservando, inevitabilmente arrossisco abbassando la testa in imbarazzo. Sento l'uomo riedere per poi afferrarmi sotto braccio, mi conduce fuori dalla struttura e degli inservienti, che non ho notato prima, si affrettano a sigillare i cancelli. Continuiamo a camminare senza una meta con il mio braccio intrecciato al suo, l'imbarazzo in questo momento è alle stelle e non riesco nemmeno a fare conversazione con lui. Vengo distratta da qualcosa di bagnato che si posa sulla mia testa, tolgo la mano libera dalla tasca del piumino e la metto in avanti. Alcune goccioline di acqua piovana cadono su di essa inumidendola. Non abbiamo il tempo di dire e pensare a niente che inizia a diluviare, nessuno dei due ha pensato di portare un ombrello così ci ritroviamo a correre in cerca di un riparo. Il signor Jackson ride divertito e io mi faccio contagiare dal suo entusiasmo mentre la mia mano è stretta alla sua.  In lontananza noto un piccolo gazebo, senza esitazioni ci mettiamo sotto di esso continuando a ridere con il fiatone per la corsa fatta. L'euforia sparisce in pochi minuti e rimane solo l'affanno, la mia espressione cambia quando mi volto verso l'uomo al mio fianco. Ansima per lo sforzo e i capelli che prima erano perfettamente in piega, ora sono completamente bagnati e dei ricci scendono lungo il suo viso. Alcuni di essi sono appiccicati al suo volto e il suo sguardo è più profondo del solito.

 Alcuni di essi sono appiccicati al suo volto e il suo sguardo è più profondo del solito

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Cerco di riprendere fiato ma il mio sguardo finisce inevitabilmente su Madeleine. I suoi capelli, a contatto con l'umidità, si sono arricciati e increspati. Il trucco poco elaborato è colato leggermente sotto i suoi occhi, ma quella linea nera in più rendono i suoi occhi ancora più chiari, il loro colore richiama le sfumature del cielo nuvoloso sopra di noi. Senza rendermene conto ho fatto un passo in avanti e, sotto il suo sguardo indagatore, tolgo i capelli che si sono appiccicati al mio viso scacciando qualche gocciolina di acqua. Lei, notando la mia vicinanza, si mette dritta voltandosi completamente verso di me. Rimango incantato per qualche secondo e non riesco più a controllare il mio corpo, me ne accorgo nel momento esatto in cui poso entrambe le mie mani sulle guance della ragazza. I suoi occhi sono spalancati e scruta velocemente ogni tratto del mio viso a giudicare dai movimenti veloci dei suoi occhi. Le sue mani sono appoggiate sulle mie ma non fa niente per allontanarle, questa vicinanza mi sta dando letteralmente alla testa. Inclino la testa e, senza chiedere alcun permesso, avvicino repentinamente il mio viso al suo posando le mie labbra sulle mie. I miei occhi sono socchiusi e noto la sorpresa nel volto della giovane mentre le sue spalle si sono irrigidite immediatamente. Non c'è alcun movimento di labbra, eppure, non vorrei più smettere. Una delle mie mani copre le nostre bocche nascondendole da qualcuno che in realtà non c'è, voglio semplicemente che sia una cosa solo nostra. Mi allontano mantenendo gli occhi leggermente socchiusi, noto che anche Madeleine nel frattempo li aveva chiusi anche lei. Sembra sconvolta a giudicare dalla sua espressione leggermente corrucciata.

- Signor Jackson io -

Non la lascio finire che inclino la testa a destra riposando le mie labbra sulle sue, sobbalza per lo spavento ma quando la vedo chiudere gli occhi lo faccio anche io. Compio un piccolo movimento con le labbra e la ragazza si lascia andare ricambiando il leggero movimento, le sue mani si posano sulle mie spalle per poi scendere lungo i miei fianchi, ferma la sua corsa lì stringendo leggermente il tessuto del cappotto.


"IL BACIO PIU' BELLO DELLA MIA VITA", pensano entrambi.


**Montaggio fatto da me** 

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**Montaggio fatto da me** 


𝑴𝒂𝒅𝒆𝒍𝒆𝒊𝒏𝒆🍎 || ᴍɪᴄʜᴀᴇʟ ᴊᴀᴄᴋꜱᴏɴ "ON HIATUS"Where stories live. Discover now