XCVIII. - Corsa contro il tempo

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E più essa pensava e pensava, più io mi innervosivo.

Alla fine avevo capito che ancora una volta aveva vinto l'insonnia. Mi ero alzata e in punta di piedi ero uscita dalla stanza, richiudendo la porta silenziosamente alle mie spalle.

- Di nuovo? – chiesi a mio fratello, che versava il latte nelle due tazze di ceramica.

- No. Era da tanto che non mi capitava. Sei agitata per la partita, vero?

- Si vede? – sorrisi ironica, e capii che anche se non poteva vedermi l'aveva intuito.

- Devi stare tranquilla. Ce la farai. E poi Giulia quest'anno è un cesso.

- Ehi! – gli diedi uno schiaffetto su un braccio, ma lui riuscii a spostarsi in tempo – Chi ti ha insegnato queste parole?

- Dai, Beatrice... ho dodici anni ormai. Non trattarmi come un bambino.

Sorrisi, ma cercai di non peggiorare la situazione. Quando si trattava di età lui e Massi diventavano piuttosto suscettibili. - E tu? Perché sei sveglio?

- Non riuscivo a dormire e mi sono vista un vecchio match di Wimbledon. A che ora giochi domani? Non mi ricordo.

- Alle sette. È la prima partita del serale – risposi facendo sfuggire uno sbadiglio – E voi?

- Alle 11, domani mattina.

- Ti rendi conto che è l'ultimo torneo organizzato dallo Sporting? Non voglio crederci - sospirai con amarezza.

- Neanche io. Ho visto la conferenza stampa di Giulia, oggi.

- Io no. Non le vedo più, tanto mi avvisa Jade se succede qualcosa.

- E allora è meglio se non ti dico nulla. Potresti innervosirti.

- Ma figurati. Dai, spara.

- Ha parlato di nuovo del ginocchio, ha detto che le fa male e tutto il resto.

- Non è una novità.

- Sì, ma poi le hanno chiesto se questo avrebbe inciso sulla sua performance, e se rischiava di perdere. E lei ha risposto che non avrebbe perso neanche senza una gamba.

Feci una risatina. – Lo fa per caricarsi, figurati se lo pensa.

Ripensai a quello che disse la sera della festa di Orlando. Doveva mantenere quella maschera su a tutti i costi, se no per lei non ci sarebbe stato posto alla Fenice. Quelle parole erano fisse nella mia mente.

- Bah, a me sembra sempre di più una boriosa.

- È solo la parte che recita. È molto insicura anche lei.

- Sarà... Ma tu sei anche un'allocca. Quindi non so se fidarmi delle tue opinioni.

- Come scusa?

- Non guardarmi male, sai che è vero. Ti fidi troppo delle persone, anche quelle che non meritano questa fiducia.

Rimasi in silenzio, a meditare. Non era forse questo, alla fine, il problema? Essermi fidata troppo, vedere troppo il buono dove non c'era? Ripensavo ad Orlando, a come mi ero lasciata ingannare. 

Quando mi ero avvicinata a scoprire finalmente la verità lui aveva deciso di prendere le mie parti, aiutarmi, per non destare sospetti. A pensarci a posteriori sembrava tutto troppo ovvio.

- Da quando sei così saggio, eh?

- Sempre stato. Sei tu che tratti me e Massi come dei deficienti. Spero proprio che domani riuscirai a batterla, quella musona.

La Fenice 1. Tennis. Misteri. Bugie.Où les histoires vivent. Découvrez maintenant