Chapter 15 - Dare

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Mi sorpresi nel constatare che non c'erano vestiti in bagno.

Ero sicura di averne portati per cambiarmi, come sempre!

Uscii dal bagno e mi accorsi che la porta non era chiusa a chiave, come soleva esserlo quando io facevo la doccia.

In camera trovai Jake seduto sul mio letto con uno dei miei libri in mano e i miei vestiti a fianco.

Gli rivolsi uno sguardo furioso.

- Perché hai spostato i miei vestiti dal bagno?

Posò il libro sul comodino e mi fece uno dei suoi sorrisi beffardi. Cattivo segno.

Afferrò i miei vestiti.

- Inoltre, è buona educazione chiedere il permesso prima di utilizzare oggetti altrui. Non ti avrei negato la possibilità di leggere uno dei miei libri. - puntualizzai inoltre.

- È solo uno stupido libro. - minimizzò lui, con lo stesso sorriso permanente sul suo volto.

- Mansfield Park non è uno stupido libro, tutt'altro. Dovresti leggerlo seriamente per rendertene conto. E poi rivoglio i miei vestiti. - incrociai le braccia al petto.

Gli angoli delle sue labbra si alzarono ancor di più, se possibile, i suoi occhi si illuminarono di una luce maliziosa e il suo atteggiamento assunse una sfumatura sfrontata.

- Li rivuoi? - domandò retoricamente.

Annuii.

- Te li posso dare io, se li metti qui davanti a me. - si offrì.

- Che richiesta lurida e infame! - sbottai, impossibilitata a contenere il nervoso.

Come osava impormi di fare lo spogliarello davanti a lui?

- Che c'è? Ti vergogni? Guarda che secondo me sei più bella senza vestiti che con. - alzò ripetutamente le sopracciglia.

Strinsi gli occhi a due fessure.

- Sei un folle se pensi che io accetti. 

Mi diressi verso l'armadio per prendere altri vestiti onde evitare di patteggiare con l'erede del diavolo, ma quest'ultimo fu più veloce.

Fece una capriola sul mio letto e balzò in piedi davanti all'armadio, impedendomene l'accesso.

- Jake. Spostati. - ordinai.

- La principessina si sta incazzando? Uuh, che paura! - mi prese in giro.

Maledetto, maledetto pervertito!

- Il tuo unico scopo nella vita è vedermi nuda? Ti abbassi a tale grettezza? - replicai, velenosa.

La sua espressione confermò il mio sospetto che non avesse inteso il significato delle mie parole.

Sbuffai, al limite della pazienza.

- Molto bene, possiamo restare qui in eterno aspettando che tu mi permetta di prendere dei vestiti. Sai meglio di me che non toglierò l'accappatoio. Nel frattempo, potrei ammalarmi, starnutire addosso a te, attaccarti la polmonite e, chissà, potresti morire prima di me, proprio qui, in questo postaccio vecchio e umido. 

Giocai la carta della rapidità, drammaticità e saccenteria. Nel caso più fortunato, mi avrebbe creduta totalmente e si sarebbe spaventato.

- Qui con te? - domandò invece, spiazzandomi.

- Ti ho appena detto che potresti morire a colpi di tosse e tu mi chiedi se ci sarò anch'io?! - esclamai, stridula.

Alzò le spalle.

- E se... - mi avvicinai.

Mi era rimasta la carta della distrazione da giocare, ma ero costretta ad usarla nel modo più subdolo che conoscevo per avere successo.

Feci lentamente due passi avanti fino a trovarmi proprio di fronte a lui, ben oltre la distanza di sicurezza. Avevo invaso il suo spazio vitale e distrutto il mio.

Mi sollevai sulle punte e lo baciai.

Fu un contatto rapido, a stampo, confusionario abbastanza da distrarre Jake del tutto.

Il resto accadde talmente in fretta che l'agitazione si diffuse nelle mie vene più densamente del sangue e mi chiesi se ce ne fosse ancora, di sangue, nel mio corpo: rubai i miei stessi vestiti dalle sue mani, poi saltai sul mio letto con un piede e con l'altro atterrai dalla parte opposta; prima che si lanciasse al mio inseguimento, mi fiondai in bagno e chiusi la porta di scatto, con tutta la forza che avevo, e girai la chiave fino a sentire la serratura muoversi.

Finalmente, respirai.

Il cuore batteva forte, come non l'avevo mai percepito prima, e percepii l'impulso intenso di ridere.

- Stronza! Sei una stronza del cazzo! Vieni fuori! Ti faccio a pezzi, te lo giuro! - gridò Jake, battendo i pugni contro la porta.

Non volli immaginare quanto fosse arrabbiato.

Risi sommessamente e mi vestii con calma, fischiettando nella mente.

- Guarda che sfondo la porta! Apri, cazzo! Saint! Porca puttana, di santo non hai una minchia! - continuò ad urlare.

Mi morsi il labbro per non scoppiare a ridere come avrei voluto fare e accesi l'asciugacapelli.

Il rumore dell'apparecchio sovrastò la voce rabbiosa di Jake ed ebbi pace per una decina di minuti.

Vestita, profumata, pettinata e truccata, uscii dal bagno pregando che Jake avesse sbollito la rabbia.

Naturalmente, mi sbagliavo.

- Come osi tu, piccola santarellina di 'sto cazzo, fregarmi, andare a farti i cazzi tuoi per venti minuti ed uscire fresca come una rosa, fottendotene altamente di tutto e di tutti? Come cazzo osi? - tuona, avvicinandosi a passi giganti.

Indietreggiai istintivamente, dimenticando che dietro di me c'era solo la porta del bagno.

Finii contro di essa.

- Come cazzo osi?! - ripeté.

Deglutii.

Perché avevo voglia di ridere anche in quel momento?

- E sai qual'è la cosa peggiore di tutte?

Scossi la testa.

- Che ho voglia di baciarti più di prima.

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