Capitolo 32. Scherzetto

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Chiusi gli occhi.

Dopo quella che mi sembrò un'eternità, la sua pelle toccò le mie labbra, le guance, il mento... così calda... ma non morbida come mi sarei aspettata. Li riaprii e incrociai il suo sguardo.

Non avevo bisogno di vedergli le labbra per capire che stava sorridendo: lo intuivo dalla sua espressione allegra, dalla particolare luce negli occhi, dal modo in cui strizzava le palpebre e gli si erano formate tutt'intorno una moltitudine di tante, piccole, adorabili increspature.

Quelle che avevo creduto le sue labbra erano in realtà nient'altro che la sua mano! Sorrisi anch'io, incredula di averlo capito solo in quel momento.

Ecco perché mi aveva detto di stare tranquilla e mi aveva fatto l'occhiolino: aveva cercato di avvertirmi. Non aveva mai avuto intenzione di baciarmi, solo di farlo credere alla "giuria". Ecco anche perché si era chinato su di me, nascondendomi con il suo corpo da quattro paia di occhi che, non avevo dubbi, erano fissi su di noi.

I nostri volti erano così vicini... Avrei scommesso che dalla loro posizione sarebbe sembrato un bacio perfetto!

Rimanemmo a guardarci negli occhi per un altro momento interminabile.

Non ci sono parole per descrivere l'ondata e la complessità di profonde emozioni che mi travolsero; sarebbe come paragonare un ciottolo ad un monte, una goccia ad un lago, un sussurro ad una bufera, un fiore alla primavera.

Fu intimo, intenso. Troppo.

Mi mancherai anche tu, pensai mentre ancora ci scrutavamo a vicenda, improvvisamente triste. Soprattutto tu.

Mi liberò dalla presa vellutata quasi con uno scatto, permettendomi di raddrizzarmi.

Mi sentivo scombussolata, come se avessi appena finito di danzare un ballo veloce. Senza avere il tempo di ricacciarla indietro, una domanda mi frullò in mente: perché non mi ha baciata?

Non ci aveva nemmeno provato. Forse non gli piacevo abbastanza?

Non sentirti delusa, Vivian, non ti azzardare.

Notai che John mi stava ancora guardando ma questa volta c'era qualcosa di diverso nel suo viso illeggibile: era assorto, distante... strano. «Tutto bene?», gli chiesi senza pensarci.

Si riscosse come appena uscito da un sogno. «Come?».

«Tutto bene?», gli ripetei, affinando lo sguardo. Mi preoccupò come prima, alla stalla. O come dietro casa: la sua espressione era tanto simile quanto in egual modo enigmatica.

«Certo. Tu?». Non sembrava solo una domanda di cortesia.

«Sì». Sorrisi, fingendo disinvoltura. Sperai che non avesse intuito qualcosa. Ero ancora un po' scossa.

Dopo un breve cenno d'intesa, si voltò verso la giuria.

Sbirciai timidamente da dietro la sua spalla e vidi quattro facce sbalordite che ci fissavano a loro volta; Brigid lo sembrava più di tutti.

In quest'occasione fu Mary a interrompere il silenzio, battendo le manine tutta contenta. Gib e Gus invece non ebbero esattamente l'identica reazione: «Blèèè!», si lamentò il mingherlino, «non bacerò mai una ragazza! Che schifo...».

«Già», concordò l'amico, «nemmeno se mi regalano il pranzo e la cena tutto insieme». Ridacchiarono. «Peggio che raccogliere la cacca di...».

«Va bene, va bene», intervenne Brigid usando le stesse parole e lo stesso tono di John. Era proprio sua madre. «Volevate la penitenza? L'avete avuta! Ora a lavarvi! Forza! Altrimenti niente merenda, lo sapete!».

Oltre il tempo - Parte prima - Volume 1Where stories live. Discover now