Capitolo 3. Incubo

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Corriamo da tanto. Ho paura che ci trovino.

La torcia infuocata che mi precede illumina gli opprimenti muri di pietra grigia e umida che sfrecciano accanto a velocità impressionante ma nonostante ciò è buio lo stesso e fa freddo, molto freddo, in tutti i sensi. Mi sento gelare fin nelle ossa e nel cuore che rimbomba nel petto come un tamburo; mi sembra perfino di udirlo riecheggiare tra le pareti ma non è l'unico suono che sento a parte i nostri respiri affannati, purtroppo: le voci tombali dietro di noi continuano a inseguirci, sempre più vicine.

Agito al massimo i miei piccoli piedi doloranti ma so che devo correre ancora più veloce: per me, per lei.

Accelero, ma dopo non so quanto tempo – che mi sembra comunque un'eternità – sono stremata, non faccio che inciampare. Non voglio ma devo rallentare. Il petto mi brucia di uno strano fuoco ghiacciato e asfissiante.

È inutile: inizio a perdere il ritmo, non ce la faccio. Ma lei lo sa già, senza che abbia bisogno di dirle niente.

Si ferma per farmi riprendere fiato e avvicina leggermente la fiaccola per illuminarmi il viso.

"No! Continuiamo!" vorrei dirle, ma non ne ho la forza. Sono colta da un improvviso giramento di testa e mi accascio contro il muro che, sebbene sia duro, freddo e umido, in questo momento mi sembra la cosa più comoda del mondo. Inspiro grandi boccate a fatica. Dopo poco la vista va meglio: non ce l'ho più appannata ma la testa mi duole e pulsa ancora forte. Chiudo gli occhi, cercando di riprendermi. Non sono l'unica con l'affanno.

Mi appoggia la mano sulla guancia infuocata e mi scosta i capelli umidi dalla fronte.

Ci guardiamo per un istante interminabile, che mai e poi mai avrei dimenticato; poi apre la bocca come per dirmi qualcosa ma un'improvvisa voce tonante ci fa sobbalzare.

«JULIAN!».

L'eco riecheggia tra le pareti del tunnel, facendomi vibrare i timpani. Quella voce non mi sembra neanche umana.

«NON RIUSCIRAI A NASCONDERLA PER SEMPRE!».

No! Ci stanno raggiungendo! Sono vicini. Sono ancora sfinita ma quando mi afferra la mano ricomincio a correre. A un tratto, altre luci spuntano dal nulla dietro di noi: vicine. Troppo.

Ci fermiamo. Ho paura. Le stringo la mano e lei, dopo aver gettato la fiaccola, mi solleva da terra, abbracciandomi stretta per un attimo infinito.

Poi, senza che possa oppormi, mi spinge inspiegabilmente lontana da sé ed estrae la spada: la lama fuoriesce dal fodero silenziosa e rilucente.

Rimango atterrita a fissarla senza capire mentre arretra di qualche passo, ma dalla parte sbagliata! Nella direzione delle luci.

«Corri Vivian, scappa!», mi ordina con voce determinata, voltandomi le spalle.

«No! Io non me ne vado senza di te!».

Rimango paralizzata. Tento di muovermi ma non ci riesco. Non riesco a distogliere lo sguardo da quelle torce infuocate sempre più vicine, irradianti una luce rossastra, incandescente e cupa allo stesso tempo che dovunque proietta ombre grottesche e deformi. Penso che l'Inferno non debba essere poi così diverso.

«ECCOLE LÌ! PRENDETELE!».

Oh no! Ci hanno quasi raggiunte!

La paura e la disperazione mi afferrano all'istante. Ma perché non scappiamo!?

D'istinto mi avvicino, cercando di tirarla via per istigarla a fuggire insieme a me, ma lei è più veloce: con uno scatto si volge verso il muro alla sua destra e tira verso sé una grossa grata di ferro scuro che nemmeno avevo notato.

Oltre il tempo - Parte prima - Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora